giovedì 3 agosto 2017

La gentaccia va in Regione ma la Casini la allontana: “questa gente tenetevela voi”.



Confesso: sono arrabbiato e quando sono arrabbiato sarebbe molto meglio che io non scriva. Ma scrivo lo stesso. Ho appena letto il racconto di quanto accaduto e sono senza parole, anzi, di parole ne avrei anche tante ma faccio fatica a metterle insieme. Ci provo: se due cittadini vanno ad assistere a una seduta del Consiglio Regionale, rispettando regole e ruoli, questi cittadini meritano l’assoluto rispetto delle Istituzioni perché quelle Istituzioni agiscono in loro rappresentanza, sono emanazione dei cittadini, del Popolo. Se poi questi cittadini sono gente che soffre per il terremoto e per l’incapacità fin qui manifestata dalle stesse Istituzioni, allora non basta il rispetto, occorrerebbero prima le scuse e poi, semmai, ci si parla.
Cos’è successo? È successo che due cittadine italiane, una delle quali, Maria Luisa Fiori,  ha perso la prima casa, tutto ciò che possedeva, a causa del terremoto, e l’altra, Eleonora Tiliacos, è la sorella di una persona che ha perso i propri beni e un pezzo di cuore in quella casa che rappresentava i propri ricordi, si sono recate ad assistere alla seduta del Consiglio Regionale delle Marche dell’1 agosto scorso, che discuteva della legge sulla semplificazione delle procedure per il terremoto. Durante la seduta, l’opposizione, in particolare i Consiglieri Sandro Bisonni e Giuseppe Giorgini, facevano notare che la modifica alla legge era stata portata in discussione dopo soli sei giorni dalla proposta, senza dare tempo sufficiente ai Consiglieri di prenderne accurata visione e proporre eventuali migliorie. La risposta della Vice-Presidente della Regione Marche, Anna Casini, è stata che la proposta era stata inviata a tutti i comitati dei terremotati che avevano dato parere favorevole. Giorgini, che sapeva della presenza delle due signore, anche loro facenti parte di Comitati di terremotati, ha replicato indicandone la presenza tra il pubblico e sottolineando che le due donne erano ignare di questa proposta, smentendo la vicepresidente sul fatto dell’informazione ai terremotati. La Casini non deve aver gradito e ha chiesto, indicando la signora Tiliacos tra il pubblico, se fosse residente. Ovviamente, sapendo che il pubblico non può intervenire nel corso di una seduta del Consiglio Regionale, Eleonora non ha risposto, ma già il tono del Vicepresidente della Regione e il modus operandi così irrituale, sarebbe a mio parere censurabile.
Non paga, la Casini ha incontrato le due signore all’uscita e si è loro avvicinata ripetendo la domanda alla Tiliacos, che ha risposto di non essere residente ma che la Fiori, invece, fosse residente eccome. Maria Luisa ha spiegato alla signora Casini di essere “nata, cresciuta e pasciuta nel Principato di Arquata, quello che voi avete un po’ dimenticato”. La Casini ha incalzato, dimostrando di non avere la minima idea di quello di cui stava parlando: “in che senso dimenticati?” Al che la Fiori ha replicato: “non ha visto come siamo messi, a un anno dal terremoto?”. A questo punto la Vicepresidente della Regione Marche ha perso le staffe e se ne è andata gridando, rivolta Giorgini: “questa gente tenetevela voi!” E poi alla sorveglianza: “allontanate questa gentaccia”.
Io non credo che ci sia molto da commentare. Credo sia solo giusto che la conoscenza di questo episodio venga divulgata il più possibile perché, se le cose sono andate così e non ho ragione di dubitarne,nella sua estrema gravità, umana e istituzionale, esso indica esattamente lo stato dell’arte della politica marchigiana riguardo al terremoto. C’è questa distanza abissale tra il Paese reale, il reale bisogno della gente, e quello che chi ci amministra ha in mente che è inspiegabile volendolo mantenere nell’ambito della buona fede.
Un cittadino italiano che si avvicina rispettosamente alle Istituzioni che lo rappresentano, oltretutto in maniera del tutto rispettosa, non può essere trattato in questo modo, e di questo la signora Anna Casini dovrà rendere conto. Ma c’è un altro significato ancor più grave: le Istituzioni non sanno e non vogliono sapere, non hanno e non voglio contatti con la realtà. Le Istituzioni regionali delle Marche hanno un disegno che non può essere confrontato con le reali necessità, non può essere confutato dai destinatari dei provvedimenti, non può essere messo in discussioni.
Le scuse della signora Casini sarebbero doverose ma non sufficienti. Nemmeno le sue dimissioni, per quanto anch’esse doverose e auspicabili, non basterebbero a sanare la ferita che il suo comportamento ha aperto. Perché qui si tratta di aver tagliato in maniera netta e decisa l’ultimo legame di fiducia che poteva resistere tra Popolazione e Istituzioni. Qui siamo di fronte a un comportamento medievale, lontano anni luce dalla democrazia, dal rispetto, dal buon senso. La signora Casini, col suo comportamento inqualificabile, ha stabilito inequivocabilmente quale sia il rapporto tra la Regione Marche e il Popolo marchigiano. E questa situazione non si sana, neanche con eventuali dimissioni che, comunque, siamo certi mai arriveranno, come le scuse, del resto.
IN AGGIORNAMENTO LA REPLICA DELLA CASINI CHE POTETE LEGGERE QUI
Luca Craia

mercoledì 2 agosto 2017

Giunta operosissima e ansia di vaccinare tutti



Da quanto si può desumere guardando gli atti di giunta pubblicati, unico modo per sapere cosa stiano facendo i nostri amministratori, visto che i comunicati stampa ci informano di tutto meno che dell’attività amministrativa, l’Amministrazione Comunale di Montegranaro, nel mese di luglio 2017, si sarebbe riunita solo una volta, il 13. Del resto gli assessori sono tutti impegnatissimi, ognuno nel proprio ruolo, quantomeno per guadagnarsi l’indennità che, ricordiamolo, per il Sindaco è di circa 3000 Euro al mese e per gli assessori circa 1200 Euro.
Così, a parte il Sindaco che già ha il suo bel da fare a tenere a bada quei discoli dei suoi collaboratori, mettendone ogni tanto uno in ginocchio sul granturco dietro la lavagna, e solo questo giustifica in pieno lo stipendio, gli altri sono tutti frenetici e oberati di lavoro. Ad esempio Perugini, assessore ai lavori pubblici, che personalmente sta scaricando dal camion il travertino per viale Gramsci e c’è chi dice di averlo visto, cazzuola in mano, mentre incolla sanpietrini. Poi c’è il vicesindaco Ubaldi che non smette mai di fare i conti, pure di notte, e pare consumi dai tre ai cinque pallottolieri al mese.
Basso quello alto è il più laborioso: solo per fare le scale di palazzo Francescani fino all’ufficio tecnico più e più volte al giorno meriterebbe il raddoppio dell’indennità ma, oltre a questo, lui si occupa di tutto e non c’è ingranaggio della macchina comunale che lui non conosca e oli personalmente. Poi c’è Beverati che, dopo aver riavvitato con le sue stesse mani le lampadine fulminate del centro storico come promesso, dopo aver fatto col pennello, la riga e la squadra le righe dei parcheggi nel centro storico che aveva promesso, dopo aver istallato un portale dimensionale tipo stargate per fare la ztl in centro storico come promesso, ora si dedica a cose ancor più a lui congeniali occupandosi di farse e commedie.
Impegnatissima anche la loquace Strappa che, nonostante non ci sia obbligo alcuno, nella sua nota solerzia si sente in dovere di estendere l’obbligo vaccinale appena approvato dal Consiglio dei Ministri anche laddove non servirebbe, ossia all’asilo nido comunale, producendo anche un grande sforzo comunicativo per informarci del di lei pensiero sulla stampa.
Poi dite che non lavorano, maliziosi.

Luca Craia

martedì 1 agosto 2017

La Statale della Valnerina chiusa, le promesse disattese e i danni che fanno.



Quanti danni sta facendo alla zona dell’Alto Nera la chiusura della strada statale della Valnerina? La domanda, ovviamente, è retorica, in quanto è logico che i danni siano incommensurabili. La via di comunicazione principale, anzi, l’unica davvero percorribile per collegare l’area all’Umbria e al Lazio, luoghi di provenienza di gran parte del turismo dell’Alto Nera, è fondamentale per l’economia di Visso, Ussita e Castelsantangelo. La sua chiusura rischia di inficiare tutti gli sforzi che si stanno compiendo, specie da parte delle amministrazioni locali e degli stessi imprenditori, per non far morire le attività dell’Alto Nera.
Lo sanno bene i vertici politici regionali. Lo dovrebbero sapere anche a Roma. Anche l’ANAS pare cosciente del problema, tanto che, a maggio, già si prometteva la riapertura dell’arteria, seppur parzialmente, entro settembre. Oramai ci stiamo abituando alle promesse vane, alle date buttate là a casaccio, alle cose dette così, tanto per dire, per mantenere calme le folle in attesa di problemi nuovi, magari pilotati ad hoc per distogliere l’attenzione. Ma, visto che settembre ancora non è arrivato, manteniamo la calma e presumiamo la buona fede dell’ANAS.
Però, considerando che, a quanto si sa, le buste per l’appalto dei lavori dovrebbero essere state aperte solo in questi giorni e, visto che settembre arriva tra un mese, se per settembre si intendeva quello di quest’anno, e visto che non si tratterà, con buone probabilità, di lavori che si possano terminare in pochi giorni, c’è da pensare che sarà molto difficile che l’ANAS possa mantenere i propositi di riaprire la statale per il nono mese dell’anno. E, considerando quanto siano rigide le invernate da quelle parti, è anche pensabile che, se non si termineranno i lavori prima del gelo, sarà difficile terminarli anche per la primavera del 2018.
Ma, del resto, neanche le tanto sospirate casette arriveranno, a quanto pare, nei termini stabiliti, rendendo inutili gli sforzi per riaprire le scuole. Quindi, non ci sarebbe nulla di nuovo sotto il sole: l’ennesima promessa non mantenuta. Ci si sta facendo il callo. C’è soltanto da vedere quanto potranno ancora resistere a Visso e dintorni. E forse è proprio questo a cui si punta. Chissà.

Luca Craia