mercoledì 26 luglio 2017

Signori e dirigenti: la società dell’ostentazione.



Un caso minimo, trascurabile, mi ha fatto riflettere: nei giorni scorsi quasi tutti i quotidiani locali e quelli online hanno riportato la (non) notizia della promessa di matrimonio tra i due rampolli di altrettante famiglie potenti e ricche del Piceno, più potenti che ricche, probabilmente. Una cerimonia presumibilmente piena di lustrini, sberluccichii, abiti firmati e contro firmati, macchinoni e lifting come se piovesse.
Sono del parere che ognuno spende i propri soldi come più gli aggrada, così se uno vuole fare una promessa di matrimonio mirabolante e renderne partecipe il mondo intero, inteso come il proprio mondo intero, cioè la piccola parte di mondo in cui vive, comunicandolo a tutti i giornali locali, lo faccia pure. E se, anziché in qualche posto splendido, in cui godere dei piaceri della natura, delle cose belle fatte dall’uomo, del piacere di vivere un momento unico ed esclusivo senza doverlo condividere con chi, di questo momento speciale, non ha interesse né partecipazione alcuna, lo vuole fare nella sua fabbrica, magari per fare vedere a tutti che bella fabbrica c’ha, liberissimo di farlo. Credo però che, se questa è la classe dirigente che abbiamo, è evidente che abbiamo un problema.
Perché è questa la classe dirigente che abbiamo, gente che punta all’ostentazione, all’apparire, a far vedere al mondo intero, o a quella piccola parte di mondo che occupano, quanto sono ricchi e potenti, più ricchi che potenti. È questa la classe che governa il Paese, a ogni livello, ed è questo il Paese che ci forniscono: un luogo dove conta solo l’apparenza e poco o niente la sostanza. Un luogo dove la facciata deve brillare e poco importa cosa ci sia dietro. Un luogo dove chi fa informazione docilmente pubblica quello che gli viene detto di pubblicare e nessuno critica, nessuno si pone qualche domanda. Beh… quasi nessuno.

Luca Craia

Viale Gramsci. Un progetto nato male.




Cominciano, anzi, ricominciano a evidenziare i problemi, i commercianti di viale Gramsci. Sono quegli stessi commercianti che si opposero al progetto di “lifting” voluto a ogni costo dal Comune di Montegranaro e, in particolare, dall’assessore Perugini. Si erano opposti, insieme a tanti cittadini, raccogliendo oltre mille firme per far desistere l’Amministrazione Mancini da questo intento, ma non sono stati ascoltati e il progetto è andato avanti.
Un progetto che ha presentato fin da subito evidenti incongruenze, come se chi lo avesse pensato non avesse mai visto i luoghi che stava disegnando, e a dimostrarlo è il problema che si manifesta ora con il monumento del Bersagliere che, a quanto pare, si scopre solo ora che non sia possibile spostarlo altrove altrimenti si rischierebbe di sbriciolarlo. Ed è lecito domandarsi come mai questa cosa non fosse stata compresa prima, quando si faceva il progetto.
Il risultato è un marciapiede che non è un marciapiede e non è una strada, dove non c’è spazio sufficiente per far camminare contemporaneamente i pedoni e le auto. Il risultato è la mancanza una demarcazione tra la parte carrabile e quella pedonale, tra l’altro prevista dalla normativa vigente. Il risultato è la mancanza del percorso tattile per i non vedenti. Il risultato è un fondo in porfido che non potrà non dare problemi, specie in inverno con le intemperie. Il risultato è che rimane difficile pensare a come possa funzionare il tutto quando verrà riaperto al traffico.
E la riapertura al traffico tarda, soprattutto di questo si lamentano i commercianti guidati da Laura Bisacci. Sono mesi che gli affari sono rallentati dalla presenza del cantiere e anche oggi che la zona principale del viale è libera, la situazione non migliora. Questa, forse, è la cosa più grave: non c’è gente. Sì, quando si fanno eventi il viale si riempie, ma si potevano fare eventi in piazza e riempire quella, senza spendere 500.000 Euro. Il resto del tempo il marciapiede è un deserto. A questo punto c’è da chiedersi a cosa sarà servito questo cospicuo investimento, fatto sottraendo denaro a progetti che, probabilmente, erano prioritari anche se meno appariscenti. Aspettiamo: qualcuno, forse, ci risponderà. Si spera senza insultarci come si fa di solito.

Luca Craia

MICROZONAZIONE SISMICA: UN “BUCO” NELL’ACQUA – Comunicato del Coordinamento Comitati Terremoto Centro Italia



Riceviamo e pubblichiamo

COS’E’ LA MICROZONAZIONE?
Innanzi tutto è importante sapere che la Microzonazione Sismica è uno strumento di riduzione del rischio che consente di capire come si comporta il terreno a seguito di un’onda sismica. Queste prove consentono quindi di conoscere come devono essere ricostruite le nostre case su quel terreno per poter essere considerate sicure.
I test, se eseguiti seriamente, sono piuttosto costosi in quanto consistono nell’eseguire un foro di 35 mt di profondità (da cui il nome DOWN HOLE) attrezzato per prove sismiche eseguite dal Centro Microzonazione Sismica (CMS). Seguono quindi altre prove geofisiche e geotecniche di dettaglio che consentono di disegnare la mappa delle “microzone” ognuna delle quali presenta una propria risposta sismica locale. Pertanto ogni paese dovrebbe avere una mappa che copra la maggiore superficie possibile di area abitata; quindi maggiore è il numero di BUCHI maggiore è l’accuratezza

QUANTI SOLDI SONO STATI STANZIATI?
Andiamo a vedere quanti soldi sono stati stanziati per queste importanti prove.
Leggendo l’ordinanza 24 di Errani pagg 77-78-79-80 (https://sisma2016.gov.it/wp-content/uploads/2017/05/Ordinanza-24-del-12-maggio-2017.pdf) capiamo che i fondi complessivi per questa operazione sono circa 3,7 mln € per i 140 comuni del cratere ovvero 26.000€ A TESTA!

IL PARERE DEGLI ESPERTI
Come hanno evidenziato autorevoli geologi come il dott. Rodolfo Marcelletti (incaricato dal comune di Ussita della microzonazione di III livello) in un suo post su facebook, è emerso che, i comuni che hanno molte frazioni abitate, (come molti dei comuni del cratere), saranno costretti ad effettuare, vista la scarsità di fondi messi a disposizione, UNA SOLA PROVA DOWN HOLE, scegliendo quindi UN UNICO PUNTO DOVE EFFETTUARE IL BUCO. Per tutte le altre frazioni si farà finta che il terremoto non ci sia mai stato.
Sempre secondo gli esperti, gli stanziamenti minimi per consentire un’indagine seria dovrebbero essere proporzionali al numero di frazioni abitate da monitorare.
Il minimo stanziamento che eviti di considerare queste prove come l’ennesima farsa,  dovrebbe essere, a loro avviso, non inferiore ai 30/40 mln€ (10 volte quanto stanziato).

LE REGIONI E I GARANTI
Cosa fanno le Regioni? Prendiamo ad esempio la regione Marche che dovrebbe poter disporre di 24 mln € e, qualora realmente interessata alla sicurezza della propria popolazione, dovrebbe pretendere fondi affinché la microzonazione venga realizzata nel migliore dei modi. Notiamo invece che la stessa interviene nel bilancio e sposta 10 mln € destinati alla prevenzione sismica verso il capitolo della promozione destinazioni turistiche!
Si avete capito bene.
Inoltre veniamo a scoprire che l'atto è stato inviato ai componenti del Comitato di Sorveglianza che si pronunceranno il 27 luglio.

Dopo la beffa dei soldi degli sms solidali destinati all'ammodernamento di una statale che con il terremoto c'entra nulla e al ripristino di una grotta sudatoria chiusa da più di 20 anni, un'altra beffa per i terremotati che vedono confluire, i soldi a loro destinati, su progetti tenuti per anni nel cassetto, riaperti grazie alla disgrazia chiamata sisma , che si è abbattuta esclusivamente sui terremotati, ma non sui nostri amministratori regionali .
Domanda: ma questi garanti, questi comitati di sorveglianza, ma che cosa controllano?

LA NOSTRA PROPOSTA
Noi però non siamo soltanto quelli che si oppongono, protestano, polemizzano e alzano i toni delle discussioni.
Nel lontano febbraio abbiamo proposto al sottosegretario De Micheli di utilizzare l'Eni (ente governativo, con grandissime capacità e mezzi) per effettuare la microzonazione di 3 e 4 livello a costi, auspicabilmente convenienti.
Ma dobbiamo constatare che si è preferito rivolgersi altrove e rinunciare ad un ovvio risparmio.
Vogliamo inoltre dare un contributo di progettualità e programmazione che sembra mancare a una classe politica e dirigente impreparata a gestire un’emergenza e poco incline a pensare il futuro delle nostre terre.
Quindi la nostra proposta generata dagli studi del dott. Rodolfo Marcelletti e dall'ing. Alessandro Santi,  è la seguente: visto che nei finanziamenti per la ricostruzione sono già previste voci di spesa per indagini geologiche dei singoli proprietari, perché non creare una BASE DATI CENTRALIZZATA nella quale far convergere i risultati di ogni singola prova fatta dai cittadini? In questo modo i dati raccolti potrebbero essere aggregati per realizzare quella mappa complessiva del territorio che rappresenterebbe un fondamentale tassello per la messa in sicurezza di tutto il territorio.
Questo a nostro avviso sarebbe un approccio serio, che garantirebbe un risultato utile e non l’ennesimo BUCO NELL’ACQUA.

Coordinamento Comitati Terremoto Centro Italia