giovedì 27 luglio 2017

Pochi soldi per la prevenzione sismica (microzonazione). Però spendiamo per cantare.



Ora sembrerà che io ce l’abbia con Neri Marcorè, personaggio che invece apprezzo molto sia come attore che come conduttore, specie alla radio. Però Marcorè si presta bene come esempio di come vanno le cose in Italia e mi piace approfittare della sua disponibilità - visto che, oltretutto, in qualche modo, mi risponde (a me e magari ad altri) chiamandomi “guru del web” - per fare un disegno a uso e consumo di chi, magari, non ha capito bene come stanno andando le cose.
Ne ha parlato ieri, anche su queste pagine, il Coordinamento dei Comitati ma mi piace tornarci sopra perché il concetto è importante. Cosa sta accadendo nelle Marche? Nella Marche chi ci amministra considera la prevenzione sismica una cosa da poco, sulla quale non vale la pena investire. Infatti la cifra destinata alla microzonazione, operazione fondamentale per avere un quadro preciso del rischio sismico del territorio, pare sia di 3.7000.0000 Euro. Secondo gli esperti, primo fra tutti il geologo Rodolfo Marcelletti, la cifra è estremamente insufficiente e non permetterebbe di avere un quadro completo ma soltanto uno molto ma molto approssimativo.Questo, è evidente, metterebbe a rischio la vita stessa delle persone perchè non avremmo modo di prevenire.
Nel contempo, però, la Regione Marche stanzia da bilancio, il che significa che i soldi ci sono e sono disponibili, ben 10.000.000 di Euro per la promozione turistica, nella cui cifra rientrano le varie piste ciclabili, grotte e altre operazione che sarebbero magari bellissime e utilissimi in una situazione normale ma non in piena emergenza e, soprattutto, senza avere un quadro del rischio che si corre. Tra questi investimenti figurano, (in piccola parte, intendiamoci) i circa 150.000 Euro utilizzati per l’iniziativa del nostro amico, iniziativa che è stata pubblicizzata come gratuita ma che, come si vede, viene pagata dalla collettività, anche da chi ai concerti non ci va.
Ecco, secondo me c’è qualcosa che non va sulla scala delle priorità. E mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse, magari lo stesso Marcorè, come mai nelle Marche vengono prima i concerti che la sicurezza e, quindi, la vita delle persone. Attendo fiducioso.  

Luca Craia


mercoledì 26 luglio 2017

Signori e dirigenti: la società dell’ostentazione.



Un caso minimo, trascurabile, mi ha fatto riflettere: nei giorni scorsi quasi tutti i quotidiani locali e quelli online hanno riportato la (non) notizia della promessa di matrimonio tra i due rampolli di altrettante famiglie potenti e ricche del Piceno, più potenti che ricche, probabilmente. Una cerimonia presumibilmente piena di lustrini, sberluccichii, abiti firmati e contro firmati, macchinoni e lifting come se piovesse.
Sono del parere che ognuno spende i propri soldi come più gli aggrada, così se uno vuole fare una promessa di matrimonio mirabolante e renderne partecipe il mondo intero, inteso come il proprio mondo intero, cioè la piccola parte di mondo in cui vive, comunicandolo a tutti i giornali locali, lo faccia pure. E se, anziché in qualche posto splendido, in cui godere dei piaceri della natura, delle cose belle fatte dall’uomo, del piacere di vivere un momento unico ed esclusivo senza doverlo condividere con chi, di questo momento speciale, non ha interesse né partecipazione alcuna, lo vuole fare nella sua fabbrica, magari per fare vedere a tutti che bella fabbrica c’ha, liberissimo di farlo. Credo però che, se questa è la classe dirigente che abbiamo, è evidente che abbiamo un problema.
Perché è questa la classe dirigente che abbiamo, gente che punta all’ostentazione, all’apparire, a far vedere al mondo intero, o a quella piccola parte di mondo che occupano, quanto sono ricchi e potenti, più ricchi che potenti. È questa la classe che governa il Paese, a ogni livello, ed è questo il Paese che ci forniscono: un luogo dove conta solo l’apparenza e poco o niente la sostanza. Un luogo dove la facciata deve brillare e poco importa cosa ci sia dietro. Un luogo dove chi fa informazione docilmente pubblica quello che gli viene detto di pubblicare e nessuno critica, nessuno si pone qualche domanda. Beh… quasi nessuno.

Luca Craia

Viale Gramsci. Un progetto nato male.




Cominciano, anzi, ricominciano a evidenziare i problemi, i commercianti di viale Gramsci. Sono quegli stessi commercianti che si opposero al progetto di “lifting” voluto a ogni costo dal Comune di Montegranaro e, in particolare, dall’assessore Perugini. Si erano opposti, insieme a tanti cittadini, raccogliendo oltre mille firme per far desistere l’Amministrazione Mancini da questo intento, ma non sono stati ascoltati e il progetto è andato avanti.
Un progetto che ha presentato fin da subito evidenti incongruenze, come se chi lo avesse pensato non avesse mai visto i luoghi che stava disegnando, e a dimostrarlo è il problema che si manifesta ora con il monumento del Bersagliere che, a quanto pare, si scopre solo ora che non sia possibile spostarlo altrove altrimenti si rischierebbe di sbriciolarlo. Ed è lecito domandarsi come mai questa cosa non fosse stata compresa prima, quando si faceva il progetto.
Il risultato è un marciapiede che non è un marciapiede e non è una strada, dove non c’è spazio sufficiente per far camminare contemporaneamente i pedoni e le auto. Il risultato è la mancanza una demarcazione tra la parte carrabile e quella pedonale, tra l’altro prevista dalla normativa vigente. Il risultato è la mancanza del percorso tattile per i non vedenti. Il risultato è un fondo in porfido che non potrà non dare problemi, specie in inverno con le intemperie. Il risultato è che rimane difficile pensare a come possa funzionare il tutto quando verrà riaperto al traffico.
E la riapertura al traffico tarda, soprattutto di questo si lamentano i commercianti guidati da Laura Bisacci. Sono mesi che gli affari sono rallentati dalla presenza del cantiere e anche oggi che la zona principale del viale è libera, la situazione non migliora. Questa, forse, è la cosa più grave: non c’è gente. Sì, quando si fanno eventi il viale si riempie, ma si potevano fare eventi in piazza e riempire quella, senza spendere 500.000 Euro. Il resto del tempo il marciapiede è un deserto. A questo punto c’è da chiedersi a cosa sarà servito questo cospicuo investimento, fatto sottraendo denaro a progetti che, probabilmente, erano prioritari anche se meno appariscenti. Aspettiamo: qualcuno, forse, ci risponderà. Si spera senza insultarci come si fa di solito.

Luca Craia