giovedì 27 aprile 2017

Solo 500 turisti a Fermo. Effetto sisma? Sì, ma non della paura del terremoto.



Io non credo che si tratti di paura, che sia questo il motivo per il tracollo delle presenze turistiche a Fermo durante il ponte del 25 aprile. È vero, il calo è drastico - cinquecento presenze sono ridicole - e va assolutamente analizzato, ma imputarlo alla paura del terremoto mi pare semplicistico e, comunque, inesatto. È ovvio che sia una conseguenza del terremoto, ma la paura c’entra poco. La gente non è così stupida, si informa, e sa benissimo che a Fermo i danni sono stati sostanzialmente lievi, che si è lontani dal cratere e che si può girare in sicurezza, per quanto si possa girare in sicurezza ovunque in Italia.
Il problema è molto più serio e complesso e bisogna ragionare in termini di territorio, cosa a cui, a Fermo, non si è abituati. Il terremoto ha privato l’intero territorio di gran parte del suo appeal. Il turismo che viene nel Fermano, specie in stagione non balneare, è un turismo colto, che cerca opere d’arte, testimonianze storiche, gioielli culturali. Con terremoto buona parte di questo patrimonio, che è la vera ricchezza del Fermano e delle Marche, è stata danneggiata o, comunque, resa non fruibile da parte del pubblico. Basti pensare al Rubens, scasato a Roma perché a Fermo non si saprebbe dove metterlo, vista l’inagibilità di Palazzo dei Priori. Ma pensiamo anche all’entroterra, alle chiese chiuse, ai palazzi inagibili. Pensiamo anche in termini più ampi, perché chi viene nelle Marche visita le Marche e se Camerino non è visitabile ne risente anche Fermo, incredibile ma vero.
Il vero danno al turismo derivante dal terremoto è proprio questo, non la paura. Il danno è che, a distanza di mesi e mesi, non si è minimamente pensato a trovare delle soluzioni per il turismo culturale che, in questo modo, morirà. E se d’estate i turisti potrebbero anche tornare, perché il mare è rimasto dov’è e non ha subito danni dal terremoto, nei rimanenti nove mesi il territorio marchigiano non ha quasi più niente da offrire semplicemente perché non ci si è precipitati, come sarebbe stato necessario, a rendere fruibili i nostri beni culturali. La paura non è per il terremoto, è per l’incapacità di certa politica.

Luca Craia

Ubaldi non farà il Sindaco. Non avevamo dubbi. La strategia del centro-destra-sinistra.



Trattengo a stento le lacrime per la delusione procuratami dalle parole di Endrio Ubaldi, vicesindaco di Montegranaro che, stamattina sul Corriere Adriatico, informa i suoi numerosissimi fans che non ha intenzione di candidarsi a sindaco alle prossime elezioni. Ce lo dice con sufficiente anticipo, così possiamo abituarci all’idea e farcene una ragione, ma la delusione è tangibile e mi si dice che, a girare per Montegranaro, si odano ovunque grida di disperazione.
In realtà, tornando seri, è logico che Ubaldi non abbia intenzione di fare il candidato a Primo Cittadino: non occorre grande intelligenza politica per capire che la sua popolarità sia ai minimi storici e che, candidandosi, farebbe solo una meschina figura, di quelle che, a uno come lui che vive contando i like su Facebook, potrebbero tramortirlo. La notizia, quindi, non sarebbe nemmeno questa, quanto quella contenuta tra le righe, ossia che la coalizione si presenterebbe così com’è, confermando Ediana Mancini al ruolo di Sindaco o aspirante tale.
Se così fosse, gli avversari politici avrebbero di che fregarsi le mani, viste le simpatie che la Sindachessa suscita e l’amore tangibile che i suoi amministrati nutrono per lei. Ma io credo che Ubaldi stia bluffando. Una candidatura della Mancini sarebbe un autentico suicidio politico e a capire questo ci arriva anche lui. Sarà un altro, il candidato della coalizione di centro-destra-sinistra, perché è evidente che si punti a vincere, nonostante tutto.
Dico nonostante tutto perché chi vincerà le prossime elezioni avrà un bell’osso da scoticare. A quanto si vede, l’attuale amministrazione sta dando fuoco alle polveri e fondo alla cassa. Arriveranno all’ultimo anno di amministrazione inaugurando le ultime opere previste, l’inutile tensostruttura della lottizzazione Rossi tanto amata, chissà perché, dal Vicesindaco, e il municipio. Saranno i fuochi d’artificio elettorali in perfetto stile Basso quello basso, ma in cassa rimarrà ben poco e chi verrà dopo di loro, oltre che il diluvio troverà solo un po’ di polvere nella cassaforte di piazza Mazzini. Ciononostante pare si voglia vincere. E ci mancherebbe altro.
Quindi che gioco sta facendo, Ubaldi? Credo stia semplicemente dichiarando lealtà, in maniera onesta, alla sua coalizione, anche perché, al di fuori di essa, sarebbe finito politicamente. Invece il nostro vorrebbe almeno rimanere il numero due, tanto ormai ci è abituato. Ma la cosa non è scontata e che la popolarità di Ubaldi sia in picchiata non lo vedo solo io.
Per il resto, a fare il Sindaco ci andrà qualcun altro, non certo la Mancini. Qualcuno che in questi mesi ha imparato a tacere di più, a vendersi meglio e che, come l’anno scorso, vedremo esibirsi sul palcoscenico di Veregra Street magari con maggior scaltrezza di quanto abbia fatto nel 2016. Sto parlando di Basso quello alto, le cui manovre di avvicinamento alla poltrona centrale della Giunta sono già iniziate da tempo. Ubaldi credo abbia lanciato un segnale proprio a lui, avvisandolo di essere disponibile ma che vuole il suo spazio. E qui ci sarà da divertirsi.

Luca Craia

mercoledì 26 aprile 2017

Viale Gramsci impossibile per il pedone. Il sentiero spaccacaviglie e i pericoli che comporta.



Il “sentiero spaccacaviglie”, la parte ovest dei giardini di viale Gramsci, a Montegranaro, è un percorso costituito da pietre galleggianti sul prato molto irregolari e, per questo motivo, molto complicato da percorrere, specie per chi abbia qualche tipo di difficoltà deambulatoria. Diventa impossibile da utilizzare per carrozzine e disabili e, comunque, in caso di maltempo, diventa un pantano. Considerarlo un percorso pedonale valido è piuttosto azzardato e, quindi, quando rimane l’unico varco pedonale per raggiungere il centro di viale Gramsci provenendo da ovest diventa un bel problema.
Infatti, con la presenza del cantiere a monte, non c’è più alcun marciapiede per chi proviene da via Zoli o dal centro storico e vuole andare verso il centro del viale, per cui o si passa per il “sentiero spaccacaviglie” rischiando quello che si rischia, o si passa a bordo strada, sempre correndo grossi rischi. La situazione è, quindi, piuttosto complicata per il pedone. Sarebbe stato opportuno prevedere questi disagi e trovare una soluzione prima di allestire il cantiere.
Una volta terminati i lavori, comunque, il problema rimarrà, seppur parzialmente. Se è vero che sarà possibile passare sul marciapiede nuovo, a lato monte, dalla parte del giardino l’ingresso ovest imporrà comunque di passare per il sentiero, cosa che molti hanno sempre evitato per la scomodità, il rischio di farsi male e la possibilità di sporcarsi. Diventa quindi indispensabile rimuovere i sassi e creare un percorso liscio e percorribile senza disagi sia per il pedone che per chi abbia difficoltà motorie e deambulatorie. A quanto ne so, nel progetto di rifacimento del viale non vi è alcuna soluzione di questo tipo.

Luca Craia