domenica 29 novembre 2015

Case popolari: il Sindaco è Ponzio Pilato




Se ne lava le mani. Questa è la soluzione trovata dall’amministrazione UbaldiMancini per risolvere la questione posta dal Presidente del Consiglio Comunale, Walter Antonelli, e sposata da tutta la minoranza consiliare, con in testa Fratelli d'Italia, di rivedere il regolamento per l’assegnazione degli alloggi popolari al fine ri riequilibrare la situazione tra stranieri e Italiani.Con il regolamento attuale, infatti, gli stranieri sono decisamente avvantaggiati, per cui ci si proponeva di modificare, con la discrezionalità offerta dalla legge, i parametri di assegnazione di punteggi con i quali stilare le graduatorie.
L’Amministrazione Comunale, dopo aver risposto che è troppo presto per metterci mano (assurdo, quando vuoi metterci mano? Quando si stilano le graduatorie?) e dopo aver incassato lo sprone a continuare così dal segretario generale della CGIL, che così ha dimostrato quanto si conscio dei reali bisogni dei suoi rappresentati e del suo ruolo sindacale, ora si libera definitivamente del problema. Con la solita scusa, ormai stantia, trita e ridicola, della mancanza di personale per fare controlli, dopo aver buttato via soldi per tentare un improbabile recupero dei canoni arretrati incaricando un avvocato esterno, ora rimette tutto in mano all’Erap. Il problema non è più del Trio e mezzo, come li chiama SEL.
L’Erap che farà? Difficile immaginare che l’ente per le case popolari vada a prendere decisioni che spettano alla politica e che vada a infilarsi nel mare di polemiche che una revisione del regolamento giocoforza porterà. Quindi il futuro che ci aspetta (e ci sono diversi alloggi ancora da assegnare) è quello di una ghettizzazione sempre più forte degli stranieri, di una disparità sempre più evidenti tra questi ultimi e gli Italiani, di un centro storico sempre più marcato come terra straniera. Con buona pace della sinistra progressista, della politica per i cittadini e di quel coraggio delle proprie azioni che proprio a questa maggioranza manca. Grazie Ediana Mancini, Endrio Ubaldi, Aronne Perugini e all’altro mezzo.

Luca Craia

venerdì 27 novembre 2015

Il tariffario de L’Ape Ronza



Visto che in molti, opportunamente istruiti dai soliti distributori di veleno, vanno dicendo in giro (e uno addirittura è stato talmente stupido di dirmelo in faccia) che scrivo articoli su commissione, per trasparenza pubblico il mio tariffario:

ARTICOLO SU DETTATURA  per la maggioranza € 25.90          per l’opposizione € 19.90
ARTICOLO SCRITTO DA ME  per la maggioranza € 69.90          per l’opposizione € 39.90
ARTICOLO PROMOZIONE EVENTO  per la maggioranza € 59.90 per altri € 29.90
SUPPLEMENTI
SPUTTANAMENTO AVVERSARIO             € 5.92 A PAROLA
PUBBLICAZIONE FOTO SPUTTANANTI   € 12.90 A FOTO
ELOGIO DEL COMMITTENTE                    € 150.00
ELEGIO DI ALTRI                                          € 120.00
INCENSAMENTO DEL COMMITTENTE    € 200.00
INCENSAMENTO DI ALTRI                         € 150.00
INCENSAMENTO DEL VICESINDACO       TRATTATIVE IN SEDE
ARTICOLO DI COPERTURA ERRORI AMMINISTRATIVI: QUATTRO PATER, AVE E GLORIA

Tutto, ovviamente, senza fattura. Su richiesta, anziché fattura, possiamo procurare una macumba.


Una storia del La Perla



Oggi vi voglio raccontare una storia che vale la pena, secondo me, di essere raccontata e ricordata non soltanto per la storia in sé ma per l’esempio che contiene e il riferimento che, sempre secondo me, dovremmo guardare per riportare la vita cittadina a una convivenza più civile, mentre il suo imbarbarimento continua inesorabile partendo proprio dai vertici della stessa. Vi voglio raccontare della seconda vita del cine-teatro La Perla di Montegranaro e di una stagione di collaborazione civile che non si è più ripetuta.
Il cine-teatro montegranarese nasce per volere del Senatore Giovanni Conti nel 1948, finanziato da una cordata di imprenditori locali. Vive alterne vicende fino al 1977 anno in cui, causa probabilmente una gestione non troppo oculata, chiude i battenti. A quel punto Montegranaro rimane senza teatro mentre l’unico cinema è quello parrocchiale, voluto da don Peppe Trastulli e collocato nel teatrino della Pievania. È proprio don Peppe che convoca un gruppo di persone di buona volontà e suggerisce di creare un comitato cittadino che gestisca il La Perla.
Un gruppo di persone di buona volontà, dicevo. Persone culturalmente diverse, politicamente lontane che, di fronte a un obiettivo utile per la comunità cittadina, si rimboccano le maniche e si danno da fare senza sventolare bandiere, senza alzare barricate, senza nessuno che smani per prendersi medaglie. Ricordo i nomi dei più attivi: Giulio Luberti, Giordano Gismondi, Mario Bisacci, Peppe “de Boccio”, Alfredo Lucentini. Tra loro c’era anche mio padre, Cesare Craia.
Riaprirono il cinema che cominciò a funzionare tutti i fine settimana a partire dal venerdì sera. Portarono a Montegranaro le “seconde visioni”, nel senso che i film arrivavano da noi subito dopo essere passati nelle città principali come Civitanova, Fermo e Macerata. Ma avevamo un cinema che funzionava ed era sempre pieno. Il teatro non era da meno: il La Perla era sede stabile per il Gruppo Teatrale Montegranarese di Giulio De Rosa, ma ospitava spesso lavori di compagnie locali e nazionali. Era anche sede di incontri, conferenze e dibattiti. A volte diventava anche sala per feste, smontando le poltroncine.
Il Comitato lavorava duramente. Tutti i membri prestavano servizio in sala facendo chi la maschera, chi i biglietti, chi servizio d’ordine. C’erano anche tanti giovani a lavorare volontariamente perché il cine-teatro funzionasse. Ricordo Tonino Pacetti, Ottorino Brinchi Giusti e un giovane don Umberto non ancora don. C’ero anche io, piccolo, a fare quello che potevo. La gente apprezzava e, come dicevo, il La Perla era sempre pieno.
Poi vennero le regole, gli adempimenti, diventò tutto più complicato. I volontari dovevano essere assicurati e questo comportava costi che il Comitato non poteva sostenere. Inoltre la sala andava messa a norma. I bilanci della gestione erano già spesso in perdita e sopperivano i soci di loro tasca. La situazione diventò presto insostenibile e, nel 1986, il Comitato si arrese e il cinema chiuse i battenti, attendendo di riaprirli una decina di anni dopo.
Fu un’esperienza unica e, forse, ahimè, irripetibile. Un gruppo di uomini dediti alla comunità, con grande spirito di servizio, uniti dalla voglia di fare bene. Non era tutto così amorevole: ricordo bene alcune riunioni a cui ho assistito e non si andava affatto per il sottile. Si discuteva, litigava, si urlava, ma non si perdevano mai di vista l’obiettivo e il rispetto reciproco. Questi uomini erano amici ma, soprattutto, erano innamorati di Montegranaro e questo precedeva tutto il resto.
Ho raccontato questa piccola storia per evidenziare come oggi stiamo perdendo di vista quello che conta davvero. La nostra comunità, per certi versi, non è stata mai così disgregata. C’è una cattiveria urlata, una voglia di rompere, una mancanza di rispetto per le persone che non si è mai vista. Non si litiga sulle questioni ma sulle persone e questo fa molto male al paese. Questo parte dalla politica ma raggiunge tutta la società montegranarese. Dobbiamo fermare questo processo finchè siamo in tempo, se siamo in tempo.
Un buon tentativo, che fino a ora sta riuscendo, è costituito dal Presepe Vivente, dove lo spirito somiglia molto a quello che ho appena raccontato. Cerchiamo di mantenerlo vivo e respingiamo i tentativi di distruggere anche questo.

Luca Craia