domenica 2 aprile 2017

Casa di riposo: bambole, non c’è una lira.



Non è uomo da fare la pedina, Livio Botticelli. È un uomo che ha fatto la storia della politica montegranarese, uomo di esperienza oltre che di grande correttezza e onestà, uomo capace di decisioni e imprese. Se qualcuno pensava di utilizzare Livio Botticelli come semplice occupatore strategico di una poltrona si sbagliava di grosso e non conosceva la persona. E questo rende credibile la voce di popolo che vorrebbe che ci sia stato un vivace scambio di opinioni tra il Presidente della Casa di Riposo e il vice-sindaco di Montegranaro, e lo spiega insieme alla totale assenza di investimenti, da parte del Comune, a favore dell’ente che cura gli anziani.
La casa di riposo necessita di aumentare la capacità di accoglienza, raggiungendo i fatidici 25 posti letto che consentirebbero una sorta di salto di qualità, con conseguenti benefici anche in termini di capacità di finanziamento e di spesa. Per aumentare i posti letto occorre programmare dei lavori e finanziarli, ed è qui che sarebbe stato “gradito” il sostegno del Comune e credo che Livio Botticelli se lo aspettasse, specie dall’assessore al bilancio nonché vice-sindaco di cui è una sorta di padre putativo, almeno a livello politico.
Conosco Livio Botticelli da una vita, è una delle persone che stimo di più nel mondo della politica e penso che un uomo come lui non potrà mai accettare di avere le mani legate da chi amministra dopo che questi stessi personaggi lo hanno proposto e sostenuto nel suo nuovo incarico di guida della casa di riposo. È evidente, però, che soldi per i progetti del Presidente non ci sono e tutto lascia pensare che non ci saranno nemmeno nel prossimo bilancio, l’ultimo prima delle elezioni. Cosa accadrà? Lo vedremo, ma ancora una volta assistiamo a un errore di valutazione politica da parte dell’Amministrazione Comunale, errore che si inserisce in un quadro di investimenti che vanno in tutte le direzioni tranne che in quella delle reali esigenze del paese.

Luca Craia

sabato 1 aprile 2017

Manifestazione a Roma per tenere accesi i fari sul terremoto.

Una manifestazione diffusa, non soltanto a Roma ma in tutti i paesi più rappresentativi del cratere del terremoto che ha colpito il Centro Italia. È l’esasperazione a farsi vedere con forza, più forte delle legittime rivendicazioni, più forte dei diritti negati. La gente è al limite della sopportazione e lo sta dimostrando. Ma manca la solidarietà nazionale, è come se questo angolo d’Italia, dopo l’iniziale slancio di generosità, sia stato dimenticato dagli Italiani, quasi come se pensare a quello che stanno passando i terremotati del Centro faccia troppo male, quasi come si preferisca non pensare a una cosa tanto brutta.
Nel contempo i media stanno spegnendo le luci. Lo notavo negli ultimi giorni leggendo i dispacci ANSA: quelli riguardanti il terremoto, che fino a qualche tempo fa erano frequenti e assidui, stanno sparendo. E se spariscono dall’ANSA, figuriamoci sulle pagine dei grandi quotidiani nazionali. La stampa di regime fa il suo lavoro e cerca di smorzare l’emotività di questa situazione non parlandone, cerca di evitare che il malcontento di chi vive questa tragedia e si vede abbandonato dalle Istituzioni nazionali di diffonda e crei un’onda di protesta difficile da controllare. Quindi la stampa va verso un silenzio progressivo e programmato, lasciando la cronaca di questa assurda situazione ai giornali locali e agli spazi autogestiti come questo che, tutto sommato, tanto danno non fanno.
Ben venga quindi una nuova manifestazione perché riaccende qualche riflettore, fa tornare il problema alla ribalta e obbliga gli organi di informazione a tornare a parlare di terremoto. Obbliga anche il Presidente del Consiglio a dire l’ennesima banalità, ma gli tocca farlo sulla ribalta nazionale, e qualcuno ricorderà questo ennesimo impegno quando verrà disatteso.
È fondamentale tenere accesa l’attenzione. Non bisogna farsi prendere dalla rassegnazione, non bisogna in alcun modo dividersi. Soprattutto non bisogna lasciare che queste terre vengano distrutte non dal sisma ma da una volontà politica indicibile e vergognosa.
(foto Rita Altarocca)

Luca Craia

Il fantasma della Proloco e le mire dell’Amministrazione.



Si torna a parlare di Proloco, a Montegranaro. Una parola che evoca scenari passati apocalittici e, ciononostante, ancora ha la sua attrattiva sulla politica. Lo si fa perché nell’intento di Beverati di predisporre un progetto sul centro storico, si fa riferimento anche a organismi attuatori di piani per il rilancio turistico, tra i quali pare di intravedere il miraggio della Proloco.
Sono sempre stato un sostenitore della Proloco, ci ho scritto fiumi di parole per sostenerne la costituzione in passato, e quando finalmente nacque la prima Proloco montegranarese realmente libera da guinzagli politici la sostenni finchè questa, il guinzaglio, se lo fece mettere dai soliti intrallazzatori della politica collaterale. Oggi, però, l’esigenza di una Proloco è tramontata. Le associazioni si sono organizzate, esiste una struttura che non si chiama Proloco ma di fatto ne assume i compiti e gode del sostegno della stragrande maggioranza delle associazioni culturali, sociali e sportive. Cercare di creare una nuova Proloco, oggi, significherebbe dare vita a un clone senz’anima e senza scopo.
Eppure pare che la volontà ci sia, ci sono voci di contatti tra l’assessorato alla cultura e alcuni esponenti di spicco dell’associazionismo, si vocifera di gran rifiuti e disponibilità date con una certa leggerezza, forze nella smania di trovare un varco di visibilità. Fatto sta che l’operazione, sempre ammesso che parta, molto probabilmente sarà l’ennesimo naufragio dell’ennesimo tentativo di mettere le mani sull’associazionismo montegranarese che già, in passato, ha chiaramente dato segno di non gradire. Ma, a quanto pare, la lezione data dalla fine indegna dell’ultima Proloco e del fallimento della consulta delle associazioni sembra non sia stata recepita.
Ci si riprova, quindi, con un approccio forse più prudente. Ma l’esito sarà probabilmente lo stesso: figuraccia per l’amministrazione comunale e un’altra personalità, quella del potenziale presidente, bruciata. Non credo affatto che il mondo delle associazioni possa accettare alcuna imposizione, men che meno una Proloco nata su indicazioni politiche e dalla politica manovrata. Non sarebbe accettata, non sarebbe riconosciuta, nascerebbe morta. Meglio sarebbe cercare di riallacciare i rapporti con il mondo dell’associazionismo, sfilacciati e deteriorati da troppi comportamenti censurabili e cattiverie gratuite. Ma, vista anche la scenata di Beverati di ieri sera in Consiglio Comunale, in cui si è messo addirittura a fare l’elenco delle associazioni che beneficiano della magnanimità del Comune, la vedo dura.

Luca Craia

Consiglio Comunale proforma. Fortuna il Sindaco che vuole litigare.



Non ne volevo neanche parlare, tanto è stato sostanzialmente inconcludente il Consiglio Comunale di ieri sera. Ne parlo perché ci sono diversi lettori del blog che hanno piacere di averne un sunto, visto anche che ieri sera in sala c’erano pochissime persone e in streaming si è arrivati a 127 visualizzazioni. Ben misera cosa in un paese di poco meno di 13.000 anime, segnale brutto di disinteresse per la politica e la vita pubblica, segnale su cui si dovrebbe riflettere.
Un Consiglio Comunale che sarebbe stato estremamente noioso, visto che si trattava dell’ennesima approvazione del bilancio che tutto è meno che partecipato, visto che le assemblee pubbliche coi cittadini sono state fatte a conti chiusi e che non c’è stato alcun coinvolgimento di forze politiche e sociali, a livello consultivo, prima della sua stesura. Sarebbe stato noioso, stavo dicendo, ma il condizionale è dovuto al brio messo alla discussione dal Sindaco, come sempre in vena di provocazioni, violenza verbale, attacchi. Insomma, il Sindaco voleva litigare e il litigio c’è stato.
Lucentini, provocato, accusato di “mosciume”, reagisce e attacca a testa bassa, Pavoni non le manda a dire, Marilungo spara a zero. L’unico intervento mellifluo e piuttosto equivoco è stato quello di Basso, quello basso, tanto equivoco da farmi pensare che avrebbe potuto anche votare il bilancio. Ma non l’ha fatto. Comunque: il bilancio, ovviamente, è stato approvato senza colpo ferire, e il resto del tempo lo si è impiegato per discolpare la Giunta dello yogurt scaduto, per dimostrare quanto possa essere indispensabile il marciapiedone di viale Gramsci, quanto non sia vero che tra le associazioni ci sono figli e figliastri.
Insomma, il Sindaco, col suo ennesimo attacco di bile, ha dato il la a una bella litigata collettiva e catartica che vi invito ad ascoltare nella registrazione di Youtube. Per il resto siamo alle solite: la maggioranza ha i numeri per governare e lo fa sola soletta. A questo punto potrebbero fare il Consiglio Comunale col televoto o con un sondaggio Facebook e farla decisamente più corta. Tanto ai cittadini interessa poco e, tutto sommato, non hanno neanche torto.

Luca Craia