giovedì 21 ottobre 2021

Centro storico ghetto per stranieri. Speriamo in nuove politiche per integrazione e recupero culturale.


Questa mappa del centro storico di Montegranaro, redatta su dati del 2018 che, senza ambizioni di essere precisa, fornisce un’idea di come è distribuita la popolazione nel quartiere. La colorazione dei bollini dà un’immagine immediata della situazione.

In particolare, si comprende a prima vista che gli stabili disabitati sono un numero importante ma di questi, gli edifici in condizioni strutturali precarie o pericolose sono piuttosto limitati. L’alta concentrazione di bollini rossi, relativi alla popolazione straniera, la maggior parte di origine magrebina, fornisce un quadro piuttosto netto di come il quartiere sia diventato una sorta di ghetto.

Ricordiamo che gli abitanti complessivi, secondo i dati del 2018, sono 730 e di essi 203, ossia il 27,81%, sono stranieri. Questo in base alle cifre ufficiali, ma sappiamo bene che, nella realtà, gli stranieri sono di più per via della residenza di irregolari che, ovviamente, non può essere censita.

Da questi dati ci possono essere utili per ragionare su centro storico e integrazione, anche riallacciandoci al ragionamento fatto dall’Imam qualche giorno fa a proposito di ghettizzazione. Per rivalutare il centro storico occorre smantellare il sistema di autoghettizzazione degli stranieri, altrimenti si sposa la politica della “medina”, abbandonando culturalmente il paese antico e creando un danno enorme sia alla comunità cittadina che agli stranieri stessi. Fino a oggi le ultime Amministrazioni Comunali hanno lasciato e, a tratti, favorito la creazione di ghetti in tutto il paese e in particolare nel centro storico. La nuova Amministrazione sembra avere idee diverse, vedremo come si muoverà

 

Luca Craia

 

Montegranaro: il Covid ancora c’è ma stiamo molto meglio di un anno fa.


Non faccio più gli aggiornamenti quotidiani sullo stato della pandemia a Montegranaro perché siamo molto lontani dalla situazione precedente l’estate. Comunque ogni tanto un aggiornamento non guasta, tanto per ricordare che ancora non è passata e bisogna continuare a stare attenti. Ma sta andando bene, segno che le vaccinazioni stanno funzionando e che siamo bravi a stare attenti. Oggi i positivi risultano essere soltanto 5 e ci sono 17 persone in isolamento, con una linea di tendenza in netto calo. Basti pensare che, per esempio, il 3 novembre dell’anno scorso avevamo 60 positivi ed erano state chiuse due classi delle medie, prima ancora che si arrivasse al nuovo lockdown di Natale. Quindi dati molto confortanti che comunque ci invitano a non abbassare la guardia.

 

Luca Craia

 

C’è una testa staccata ad accusarci di ipocrisia

 

Mahjabin Hakimi aveva solo la sua giovinezza , la passione per la pallavolo e il talento che l’ha portata nella nazionale afghana. Per la sua giovane età faceva parte della squadra juniores, e di quella squadra, quando abbiamo regalato l’Afghanistan ai Talebani, solo il due sono riuscite a scappare. Mahjabin non era stata tra le fortunate ed era rimasta nel suo Paese, quel Paese destinato a essere teatro, da quasi mezzo secolo, delle nefandezze peggiori che l’essere umano può concepire. Una di quelle nefandezze è toccata a lei. I Talebani l’hanno decapitata, a inizio ottobre, e poi hanno intimato il silenzio alla famiglia, pena ritorsioni. Solo ieri si è saputo della sua tragica fine. Una fine che fa orrore, che commuove e che deve farci riflettere su quanto siamo ipocriti.

Siamo ipocriti, perché parliamo di accoglienza ma non siamo stati capaci di rendere un Paese invaso da anni un Paese dove poter vivere, studiare, giocare a volley o comunque fare una vita altrove ritenuta normale. Ci mascheriamo di generosità e altruismo ma nessuno ha protestato con un minimo di convinzione dopo che abbiamo abbandonato l’Afghanistan, dopo averlo occupato militarmente per vent’anni, in mano a questi demoni. E ora li invitiamo ai tavoli internazionali, trattiamo con loro, perché ormai ci stanno loro, non possiamo ignorarli.

L’Afghanistan è lo specchio dell’ipocrisia insita nella nostra stessa civiltà, esportatrice di democrazia con le bugie e la violenza, che usa finte azioni umanitarie per nascondere biechi calcoli geopolitici. Nessuno di quelli che si indignano per le morti nel mediterraneo, tanto utili propagandisticamente, sale sugli scudi per la tragedia afghana che, quella sì, è completamente opera nostra.  Nessun Paese della civilissima Europa ha protestato con gli Stati Uniti per l’assurda strategia di disimpegno dall’occupazione dell’Afghanistan. E ora, in qualche modo, tutti andiamo a trattare con questi esseri mostruosi, non abbiamo il coraggio e la coerenza di escluderli dal consesso civile internazionale perché tanto ci sarà sempre qualcuno più ipocrita di noi che andrà a trattarci e a trarne beneficio.

Io penso a quella ragazzina, ai suoi sogni, a quello che sperava dalla vita e per la vita, alla sua adolescenza piena di dubbi, di paure, molti più di quelli che ha un adolescente delle nostre parti, ma anche a tutto quello che si aspettava dalla vita. E poi penso a quella testa rotolata per terra, staccata dalla mano disumana di un essere indegno di essere chiamato uomo, ma staccata anche dalla nostra indifferenza e dalla nostra ipocrisia.

 

Luca Craia