martedì 29 ottobre 2019

Le cose che ci insegna la storia di Peppina


Ci insegna un sacco di cose, la storia di Peppina, l’anziana signora che, ricorderete, fu sbattuta fuori di casa dalla burocrazia perché quella casa pareva fosse abusiva. Se l’era fatta costruire di fianco alla sua casa vera, lesionata dal terremoto, in una frazione di Fiastra, perché Peppina non voleva lasciare la sua terra, non voleva essere deportata, come tanti suoi concittadini, al mare. Dissero che non era giusto che lei avesse una casa abitabile mentre gli altri no, che non era giusto che lei, potendoselo permettere, rimanesse a casa sua, mentre altri dovevano andare altrove o rimediare in altro modo.
La storia di Peppina ci insegna tante cose, dicevamo. Ci insegna, prima di tutto, che l’invidia umana è spietata e implacabile. È per via dell’invidia e null’altro che Peppina ha subito tutto quello che ha subito. Ci insegna, ma di quello forse non c’era bisogno, che non bisogna fidarsi dei politici, che sono venuti in massa a farsi i selfie con l’anziana signora, promettendo soluzioni come se piovesse. Alla fine, l’unica soluzione è stata il fatto che Peppina avesse ragione.
Ci insegna che le storie valgono finchè fanno notizia, poi può succedere qualsiasi cosa, ma sui giornali non ci si va più, perché non interessa se hai da raccontare le tue ragioni, o quanto tutto questo ti sta facendo male. La notizia funziona finchè funziona. E poi ci insegna uno dei motivi per i quali la situazione è quella che è, per quanto riguarda la ricostruzione. Va bene la burocrazia, i lacciuoli, le norme contraddittorie, la politica che non decide o, meglio, decide di non decidere perché va bene così com’è, va bene la finta solidarietà, i progetti di desertificazione studiati da chissà chi e a quale livello.
Ma poi c’è la divisione dei terremotati, lo scollamento, la mancanza di solidarietà tra chi sta vivendo lo stesso dramma. Peppina ha subito cattiverie inverosimili prima di tutto da chi, per primo, avrebbe dovuto dimostrargli solidarietà, anzi, avrebbe dovuto schierarsi al suo fianco. Alla fine, la storia è finita bene: nessun abuso, tutto regolare, aveva ragione lei. Ha sempre avuto ragione lei. Ma ci sono voluti anni e un sacco di sofferenza. Una storia a lieto fine. Ma triste.

Luca Craia



Strade lasciate all’abbandono. Incidenti e danni. Le Province enti inutili. I Comuni disinteressati.


Ci vuole prudenza, per strada. Bisogna rispettare il codice, andare piano e non distrarsi. Soprattutto non distrarsi: oggi moltissimi incidenti sono causati dall’uso del telefono durante la guida. Ne abbiamo esperienza tutti, credo, di gente che zigzaga, frena, riparte, guida come fosse ubriaca e invece lo fa perché, nel frattempo, magari chatta su Whatsapp. Ma una causa degli incidenti che nessuno sembra mai considerare è lo stato del manto stradale.
La condizione della strada è fondamentale per la sicurezza. Un asfalto liso diventa scivoloso e infido con pioggia e condizioni umide. Le buche possono togliere il controllo della macchina e per le moto sono micidiali. La mancanza di segnali porta a errori di guida anche gravissimi. Ma, quando si raccontano gli incidenti, non si parla mai della condizione della strada in cui accadono.
Oggi le condizioni delle strade italiane sono pessime: buche, asfalto che non si rifà dalla notte dei tempi, mancanza di segnaletica orizzontale e verticale, e poi incroci pericolosi, semafori che funzionano male, curve cieche, secche, contropendenza che occorrerebbe correggere. La maggior parte delle strade principali è in mano all’ANAS che, evidentemente, non riesce a tenere monitorata la situazione e non effettua gli interventi che chi vive la strada quotidianamente considererebbe necessari. E poi ci sono le strade secondarie, e qui è un’ecatombe.
Le strade secondarie sono gestite dalle Province e dai Comuni. Le Province hanno pochissimi fondi da investire e, molto spesso, idee molto imprecise su come spenderli. I Comuni i fondi li avrebbero, ma lì vale la politica dell’apparire, si è sempre in campagna elettorale e si preferisce investire in opere vistose, spesso inutili, piuttosto che mettere in sicurezza e mantenere la viabilità comunale. Il risultato è che le strade italiane sono diventate pericolosissime, tra fondi esauriti, situazioni di pericolo, mancanza di segnaletica e cantieri aperti e mai terminati.
La strada deve essere un luogo sicuro. È inutile progettare vetture sempre più avanzate in termini di sicurezza passiva se poi debbono percorrere strade piene di buche, con asfalto viscido, con curve pericolose e incroci da suicidio. La strada deve essere ideata per evitare l’errore il più possibile, non per causarlo, deve prevenirlo, non accentuarne gli effetti. Serve una politica seria per la sicurezza sulle strade e servono investimenti importanti. Data la qualità della politica e la propensione a produrre fuffa, la vedo davvero dura.

Luca Craia



lunedì 28 ottobre 2019

RIPETERE L’ESPERIENZA “UMBRIA” NELLE MARCHE 

Per Zaffiri la ricetta “centrodestra più Liste civiche” potrà risultare vincente anche nelle Marche se ispirata a un progetto di “governo del fare”. 

Comunicato integrale 

Per Sandro Zaffiri, capogruppo della Lega nord in Consiglio regionale, non ci sono dubbi, “la ricetta umbra è da ripetere anche nelle Marche, ma dovrà essere corroborata da un confronto serio e approfondito tra tutte le componenti, cioè quelle del centrodestra, con l’aggiunta delle liste civiche che vorranno sostenere e far parte di un progetto di governo ispirato alla volontà di cambiare la rotta di questa Regione”. “Una coalizione – aggiunge Zaffiri – che non potrà che essere a trazione leghista, ma che dovrà individuare un candidato governatore, soltanto dopo il passaggio preventivo della condivisione del programma”. “D’altra parte occorre non adagiarsi sul risultato di un’altra Regione e non farsi ammorbidire nell’impegno da un partito (il Pd) ai titoli di coda e che, giorno dopo giorno, fa registrare la diaspora di elementi di spicco della sua classe dirigente”. “Invitiamo chi continua a rivolgere alla destra, in particolar modo, alla Lega parole d’odio (quelle sì) e sberleffi – conclude Zaffiri – a guardare in casa propria, perché se è vero che le Marche appartengono ai marchigiani, allora sapranno scegliere chi dovrà rappresentarli al meglio nel futuro governo di questa Regione”. 

Sandro Zaffiri 
Capogruppo Lega 
Consiglio Regionale delle Marche 

Il confronto tra le ultime elezioni. L’agonia di Berlusconi. La caduta delle Stelle. Il PD che lo ammazzi male.


Ho messo a confronto i dati delle ultime elezioni con quelli delle regionali umbre ultime e penultime. I dati sono riportati nella tabella che vedete allegata e che ci danno alcuni spunti su cui riflettere. Ovviamente si fa così, per ragionare. Se l’ascesa della Lega sembra inarrestabile, con una crescita esponenziale sia in raffronto con le amministrative umbre del 2015 e le politiche del 2018, e Fratelli d’Italia continua la sua affermazione producendo risultati positivi sotto ogni aspetto, sono rilevanti, invece, i numeri relativi a Forza Italia, 5 Stelle e Pd.
Forza Italia è in agonia. Non riesce a liberarsi del suo leader e perde consensi in maniera emorragica, arrivando a lasciare per strada altri 4 punti percentuali rispetto alle ultime europee. Per il Movimento 5 Stelle è una tragedia: perde quasi 10 punti dalle europee e bel 25 punti dalle politiche del 2018. L’unico che, tutto sommato tiene nonostante tutto è il PD che, se a livello locale registra un disastro annunciato, perdendo 13 punti dalle ultime regionali, rispetto alle politiche dell’anno scorso ne recupera addirittura 3 e ne perde solo mezzo dalle europee. Il Pd lo ammazzi male.

Luca Craia