martedì 24 settembre 2019

Servizio civile alla Croce Rossa: esperienza di servizio e occasione per un piccolo reddito per i giovani.


È un’ottima opportunità per fare un’esperienza formativa, che può essere utilissima nella vita, anche professionalmente, e per mettersi al servizio degli altri, il che, già di per sé, è quanto di più formativo e arricchente che si possa pensare. Il tutto avendo anche un piccolo guadagno, un reddito mensile che, a un giovane, magari studente, può essere di aiuto, magari per sostenersi agli studi.
Il bando della Croce Rossa di Fermo scade il 10 ottobre, per cui non c’è molto tempo. Cercano 8 persone, ragazze e ragazzi di età compresa tra i 18 e 28 anni. L’impegno è di 25 ore settimanali retribuite. Non è un impegno molto gravoso, ma può essere un’occasione per crescere umanamente e, nel contempo, guadagnare qualcosa. Aiutare gli altri, i malati, gli anziani, chi ha difficoltà, è qualcosa che arricchisce molto l’animo, lo spirito e la propria personalità, una cosa che gratifica molto, un’esperienza che, comunque, sicuramente sarà utilissima per il futuro di un giovane.

Luca Craia

Si smonta l’impalcatura sempiterna. Una battaglia personale vinta per rendere il centro storico più vivibile.


L’impalcatura di via Don Minzoni è diventata, negli anni, forse il simbolo più forte del degrado che sta uccidendo il centro storico di Montegranaro. Un ammasso di tubi rugginosi messo su alla bell’e meglio per mettere in sicurezza un edificio e che, col tempo, è diventata più pericolosa dell’edificio stesso. Sono anni che cadono pezzi di questa struttura, mettendo a serio rischio l’incolumità dei cittadini e, soprattutto, dei residenti. Non solo un obbrobrio estetico, quindi, ma un grande pericolo per la gente. E un ostacolo ulteriore alla già difficile circolazione delle auto, le cui complicanze sono uno dei motivi per cui il centro storico è stato gradualmente abbandonato dai Montegranaresi.
Ho combattuto per oltre un decennio perché si trovasse una soluzione diversa per questo edificio che, tutto sommato, non è così pericoloso e non impone una messa in sicurezza così pesante. È stata una battaglia personale e associativa da parte mia, fatta di lettere, esposti e iniziative di denuncia. Non ho mai smesso di combattere perché la struttura metallica fosse rimossa e l’edificio messo in condizioni di non nuocere senza creare questo enorme disagio al quartiere.
Recentemente ho inviato una PEC al Comune e alle autorità locali per denunciare ancora una volta lo stato di pericolosità dell’impalcatura e, finalmente, si è mosso qualcosa. Non ho coinvolto, stavolta, il Comitato Paese Mio di cui sono coordinatore, anche se ho l’appoggio totale dei membri dello stesso, in quanto sono coinvolto nella questione anche a livello personale, essendo una mia proprietà confinante con l’edificio in questione. Ma la soluzione di questo problema non è solo una mia vittoria, bensì una vittoria per tutto il centro storico e per chi, negli anni, mi ha aiutato a combattere.
Dal 30 settembre iniziano a smontare l’impalcatura, I lavori sono complessi e dureranno, nelle previsioni, fino all’11 ottobre. L’impalcatura sarà smontata e sostituita da una struttura aerea che non ostacolerà più il passaggio delle auto, una struttura anche esteticamente molto più tollerabile. Non pioveranno più pezzi di ferro sui passanti, non rischieremo di essere decapitati da una lamiera portata via dal vento. Ci sarà qualche disagio in questo periodo di lavori, in quanto, per eseguirli, occorrerà spazio per il cantiere e tenere temporaneamente chiusa la strada. Ma finalmente qualcosa cambierà, nel centro storico.
Non è la soluzione a tutti i problemi, è solo uno dei problemi che viene risolto. Ma sottolineo il valore simbolico che questo intervento assume, il significato di combattere, di non smettere di lottare. Un piccolo risultato, tutto sommato, commisurato agli immensi problemi del quartiere. Ma lo si è ottenuto lottando. Bisogna continuare a lottare ed è quello che farò, anche quando non ti ascoltano, anche quando non rispondono alle domande, alle richieste di confronto civile, alle telefonate. Non è certo finita qui. Ma, intanto, mi godo questa vittoria.

Luca Craia

Comitati contro il Coordinamento. Sempre più divisi per ottenere il nulla.


Non in nostro nome. Un messaggio chiaro e inequivocabile, quello diramato da numerosi comitati di terremotati, almeno una decina, per dissociarsi dal "Coordinamento Comitati Terremoto Centro Italia" che, ieri, ha promosso un nuovo incontro-dibattito presso i Cappuccini di Ascoli, ponendosi in rappresentanza di oltre 100 comitati. Quelli che si dissociano, oltre a dichiarare di non essere rappresentati dal Coordinamento, chiedono quali siano in effetti i comitati rappresentati e i nomi dei membri del Coordinamento stesso.
In effetti non è mai stato chiaro chi rappresentasse chi in questo guazzabuglio di comitati, coordinamenti e portavoce vari. Quello che è certo, e che appare in tutta la sua drammaticità da questa vicenda, è che i terremotati sono estremamente divisi e, in tre anni e passa dal terremoto, non si è riusciti a creare una rappresentanza unitaria tramite la quale far sentire alle istituzioni una voce unica, forte della rappresentatività di tutti i terremotati. Ci si è divisi fin da subito in mille gruppi, tra interessi politici, economici, di campanile e ambizioni personali.
I comitati sono tanti, troppi in relazione al numero dei terremotati stessi, con troppi sedicenti portavoce, troppi profeti autoproclamati "voci dei terremotati", molti in buona fede ma anche molti alla ricerca di un ritorno di qualche tipo. Il risultato è che, in tre anni, sono cambiati governi, maggioranze e uomini ai vertici delle istituzioni ma la sostanza è rimasta la stessa: tutto fermo.

Luca Craia