Non in nostro nome. Un
messaggio chiaro e inequivocabile, quello diramato da numerosi comitati di
terremotati, almeno una decina, per dissociarsi dal "Coordinamento
Comitati Terremoto Centro Italia" che, ieri, ha promosso un nuovo
incontro-dibattito presso i Cappuccini di Ascoli, ponendosi in rappresentanza
di oltre 100 comitati. Quelli che si dissociano, oltre a dichiarare di non
essere rappresentati dal Coordinamento,
chiedono quali siano in effetti i comitati rappresentati e i nomi dei membri
del Coordinamento stesso.
In effetti non è mai
stato chiaro chi rappresentasse chi in questo guazzabuglio di comitati,
coordinamenti e portavoce vari. Quello che è certo, e che appare in tutta la
sua drammaticità da questa vicenda, è che i terremotati sono estremamente
divisi e, in tre anni e passa dal terremoto, non si è riusciti a creare una
rappresentanza unitaria tramite la quale far sentire alle istituzioni una voce
unica, forte della rappresentatività di tutti i terremotati. Ci si è divisi fin
da subito in mille gruppi, tra interessi politici, economici, di campanile e
ambizioni personali.
I comitati sono tanti,
troppi in relazione al numero dei terremotati stessi, con troppi sedicenti
portavoce, troppi profeti autoproclamati "voci dei terremotati",
molti in buona fede ma anche molti alla ricerca di un ritorno di qualche tipo.
Il risultato è che, in tre anni, sono cambiati governi, maggioranze e uomini ai
vertici delle istituzioni ma la sostanza è rimasta la stessa: tutto fermo.
Luca Craia