martedì 17 settembre 2019

GESTIONE MACERIE DEL SISMA E MANCATO INDENNIZZO AI COMUNI – ELENA LEONARDI (FRATELLI D''ITALIA): RISPOSTE EVASIVE DALL'ASSESSORE SCIAPICHETTI


SULLA VICENDA DELLE VENDITE DEL MATERIALE DI RISULTA NESSUNA INDICAZIONE SU COSTI E RICAVI DOPO LA FASE DI STOCCAGGIO

Comunicato integrale

L'interrogazione della capogruppo Elena Leonardi sulle macerie del terremoto ed il mancato risarcimento ai Comuni dal recupero di queste è stata discussa in Consiglio Regionale. L'assessore Sciapichetti, leggendo quanto formulato dagli uffici competenti, non ha risposto a tutti i punti dell'atto descrivendo in maniera generica il funzionamento dei cosiddetti "rifiuti" derivanti dai danni crolli. Leonardi ricorda che ai sensi del Decreto Legge n. 189 del 2016, le macerie del sisma, se non riutilizzate, possono essere vendute ed il loro ricavato è ceduto come contributo al Comune da cui provengono. Risultando alla sottoscritta – continua Leonardi – la mancata attuazione di questa norma seppur alcuni comuni avessero fatto espressa richiesta, ho interrogato la Regione per sapere quanto è stato applicato di questa legge straordinaria sul terremoto. Sempre generica la risposta dell'Assessore Sciapichetti sulla vicenda tanto che, a suo dire, le richieste di utilizzo da parte dei comuni sono state molto limitate. E, sempre secondo l'assessore i ricavi sono stati di gran lunga inferiori ai costi sostenuti, "nel complesso".
Leonardi ricorda che alcuni piccoli comuni montani colpiti dal sisma "facevano conto" su questi ricavati, ricordando le dichiarazioni di sindaci come quelli di Arquata del Tronto e di Acquasanta Terme i quali sino ad oggi non hanno avuto risposte in merito. Ricorda ancora Leonardi che nella sola provincia di Ascoli Piceno i quantitativi di macerie rimosse hanno superato i 305 milioni di Kg, quelli in provincia di Macerata circa 306 milioni di Kg.
Se nel complesso, come riferisce l'assessore i costi sono stati minori dei ricavi – conclude la capogruppo di Fratelli d'Italia - ciò non esula dall'applicazione del famoso articolo 28 della legge 229/2016, così da poter almeno soddisfare le richieste, finanziarie, di questi piccoli comuni terremotati.

Il Micam a sparambiare


È scissione. Matteo Renzi lascia il PD e fonda un nuovo partito. Che si alleerà col PD. Aspettando di sostituire Berlusconi.


La politica è una cosa strana, piena di sottigliezze metafisiche “che una moltitudine non ci arriva”, come direbbe Manzoni. È quella di Matteo Renzi è una sottigliezza, non so se metafisica o tuttochimica, che lo porterà a fondare un nuovo partito, lasciando il Pd in braghe di tela (almeno secondo le sue aspettative) per poi allearsi con PD per governare insieme al Movimento 5 Stelle. Lo ha annunciato pochi minuti fa sui sui social. Questo è quanto ha scritto:
“Ho deciso di lasciare il Pd e di costruire insieme ad altri una Casa nuova per fare politica in modo diverso. Dopo sette anni di fuoco amico penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni. La vittoria che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini è stata importante per salvare l’Italia, ma non basta. Adesso si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee e proposte per l’Italia e per la nostra Europa. C’è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno. Lascio le polemiche e le dietrologie a chi sta nei palazzi. Io sorrido a tutti e auguro buon ritorno a chi adesso rientrerà nel Pd. E in bocca al lupo a chi vi resterà.
Per me c’è una strada nuova da percorrere. Lo faremo zaino in spalla, passo dopo passo.  La politica richiede proposte e coraggio, non solo giochi di corrente. Noi ci siamo. Offriamo il nostro entusiasmo a chi ci darà una mano. Offriamo il nostro rispetto a chi ci criticherà. Ma offriremo soprattutto idee e sogni per l’Italia di domani. Ci vediamo alla Leopolda”.
La domanda che ora ci possiamo porre è questa: sta nascendo un nuovo partito di pseudosinistra? Oppure trattasi di una riedizione della Democrazia Cristiana in salsa berlusconiana? Credo che Renzi, in realtà, abbia capito che Berlusconi è finito definitivamente e, non potendo entrare in Forza Italia e prenderne le redini in quanto Forza Italia è proprietà privata di Berlusconi, ora se ne crea una tutta sua, in attesa del decesso politico dell’altro. Nel frattempo governa coi Grillini. Solo in Italia, queste cose.

Luca Craia

A TRE ANNI DAL SISMA LA RICOSTRUZIONE CHE NON C’È


Una delegazione di Fratelli d’Italia sabato sul territorio terremotato: visita nella zona rossa di Camerino, dopo un anno dall’ultima volta, dove regna l’immobilismo di una ricostruzione ferma al palo, a San Ginesio per attenzionare le problematiche che fermano la ricostruzione della scuola e poi a Tolentino per la conferenza stampa per presentare le iniziative parlamentari e regionali di Fdi.

Comunicato integrale

Discrezione e attenzione sono le parole d’ordine con le quali Fratelli d’Italia in questi tre anni è rimasta al fianco dei terremotati presentando proposte di legge, atti ed emendamenti, a livello nazionale e regionale, per far sì che la complessa e a volte astrusa macchina burocratica e di gestione del post-sisma potesse sbloccarsi e andare incontro alle infinite richieste rimaste inascoltate dei cittadini. Sono state presentate a Tolentino, sabato pomeriggio, le iniziative parlamentari e regionali di Fratelli d’Italia, nel corso della conferenza stampa “A tre anni dal sisma la ricostruzione che non c’è…”, alla quale hanno partecipato gli onorevoli Francesco Acquaroli e Paolo Trancassini, il capogruppo Fdi in consiglio regionale, Elena Leonardi, il coordinatore provinciale, Massimo Belvederesi, e l’assessore del Comune di Tolentino, Francesco Colosi.
“Fratelli d’Italia non si occupa da oggi di terremoto – ha affermato Elena Leonardi – voglio portare uno spaccato dell’attività regionale, in Consiglio ho presentato 28 atti, tra mozioni, interrogazioni, proposte di legge, alcune delle quale sono ancora in fase di discussione. Cerchiamo di avere dalla Regione delle risposte, una chiarezza che fino ad oggi non c’è stata, figlia di una gestione del terremoto che spesso ha visto come destinatari degli aiuti territori ben lontani da quelli più colpiti. Siamo al fianco di tutti gli amministratori, di tutte le popolazioni che non meritano il trattamento avuto fino ad oggi. Ringrazio i nostri onorevoli che si battono senza strumentalizzazioni politiche per ridare una dignità a questi territori martoriati ma ricchi di bellezza e di cultura”.
“Nel silenzio di chi non ha voluto sfruttare politicamente questo dramma – ha aggiunto l’Onorevole Francesco Acquaroli – Fratelli d’Italia lavora e propone per cercare soluzioni, con i nostri atti e le nostre proposte. Il nostro leader nazionale, Giorgia Meloni, è stato l’unico che non ha usato il terremoto come una passerella. Stiamo cercando di costruire un’alternativa a questo modello di ricostruzione che evidentemente non funziona. La politica deve dare risposte, mentre oggi dopo tre anni non esistono minimamente dei tempi certi per questa ricostruzione, siamo ancora impegnati in un sistema assistenzialistico dei terremotati e di tempi infiniti per l’approvazione delle pratiche di ricostruzione pubblica e privata”.
È entrato nel merito della proposta di legge quadro il deputato Trancassini, “Norme in materia di gestione degli eventi emergenziali di rilievo nazionale”, presentata lo scorso febbraio. “Da mesi abbiamo accolto quello che Conte ha detto di voler fare giovedì scorso in visita su queste terre – ha affermato Trancassini – abbiamo lavorato ad una proposta normativa depositata a febbraio per la gestione delle emergenze, e siamo partiti da quello che in Italia ha funzionato. Abbiamo pensato di dividere una calamità in tre momenti; quello dell’emergenza, nel momento in cui avviene un fatto e nel quale bisogna dare risposte immediate alla popolazione. Di riferimento è stato il modello L’Aquila, il modello Bertolaso, il modello di un uomo che immediatamente prende in mano le redini di quel territorio e organizza i servizi di base e i servizi essenziali. Il secondo è quello della ricostruzione, e tutti sanno che l’unica che ha funzionato in Italia è stata quella del Friuli: lo Stato si rese conto che senza dare i pieni poteri ai sindaci, unici conoscitori dei propri territori, non sarebbe stato possibile ricostruire. E i sindaci perimetrarono i centri dei loro paesi e li dichiararono di pubblica utilità, facendo passare il principio che quando c’è il terremoto la ricostruzione di una casa è patrimonio di tutti. Questo deve avvenire anche oggi: i sindaci devono avere il pieno potere in deroga alle normative, per far andare spedita l’opera di rinascita della loro terra. Terzo aspetto sono quegli aiuti sui quali si balbetta: non si può continuare ad andare avanti a proroghe, bisogna avere una norma chiara che sin da subito dia una spinta alle popolazioni colpite per riappropriarsi della propria identità e della propria comunità”.