Io non gioisco per la mancata convalida
dell’arresto della Capitana, non perché ritengo che l’arresto fosse giusto,
come ho scritto più volte, ma perché questa dicotomia decisionale della
magistratura inquirente è estremamente preoccupante. Se un magistrato ritiene
che il comportamento di un soggetto sia illegale tanto da richiederne l’arresto,
tutto lascia supporre che quel magistrato, che di mestiere studia e conosce le
leggi, abbia fondato motivo di prendere la propria decisione. Se poi un altro
magistrato ritiene che, invece, non vi sia alcun motivo valido perché lo stesso
soggetto venga tratto in arresto per le medesime accuse, è ugualmente
deducibile che il magistrato in questione abbia anch’esso fondati motivi per la
propria decisione.
Da qui c’è da capire questa estrema
discrezionalità dei magistrati da cosa derivi. È possibile che il potere
giudiziario, in un Paese democratico, possa scegliere quale legge applicare mettendo
in palese contraddizione con se stessa la giurisprudenza? Possiamo pensare che
il GIP abbia lasciato prevalere il proprio pensiero politico, ma credo che,
anche fosse, per farlo debba essersi basato su norme precise, norme che sono in
evidente contraddizione con quelle applicate dal Procuratore della Repubblica
quando chiese l’arresto della Capitana. Chi ha ragione? Forse tutti e due,
forse nessuno, forse ci vorrà un terzo giudizio per capirlo.
Quello che è certo è che le leggi, in
Italia, sono il caos, sono al servizio di ideologie, convenienze, politica. È questo
non perché esista una sorta di dittatura della magistratura, come qualcuno pare
abbia affermato, ma perché la normativa è talmente farraginosa, complessa e
piena di norme contraddittorie, che basta cerca e qualcosa per perorare la
propria convinzione la si trova.
Ne consegue il caos nell’ordine
pubblico che purtroppo conosciamo. Il meccanismo per il quale la Capitana è
stata liberata è lo stesso che libera lo spacciatore il giorno dopo l’arresto,
che manda ai domiciliari il pluriomicida e che permette a terroristi stragisti
di fare gli eroi in televisione e di pontificare. È lo stesso meccanismo per il
quale un carabiniere arresta un criminale, questo viene liberato subito e, poco
tempo dopo, gli dà anche una coltellata. È lo stesso meccanismo che lega le
mani alle forze dell’ordine e fa sentire tutti noi insicuri e spaventati.
Di questo, ovviamente, non ha colpa il
Gip di Agrigento, che è soltanto stata bravissima a trovarsi la norma che le
piaceva di più. La colpa è di chi legifera, che non fa nulla per correggere
questo sistema, magari troppo impegnato a litigare su quisquiglie di varia
natura. Intanto i criminali vanno a spasso e il resto del mondo ride di noi.
Luca
Craia