martedì 5 febbraio 2019

Un salto a Sanremo per 2500 Euro. Ma cosa abbiamo promosso?


Dalle foto direi che si sono divertiti, i rappresentanti dell’Amministrazione Comunale di Montegranaro che hanno partecipato al Gran Galà del Festival e della Stampa a San Remo, ieri sera. Almeno è quello che traspare dalle foto: divertimento e anche soddisfazione. In effetti deve essere stata una bella esperienza per il Sindaco, Ediana Mancini, per l’Assessore Beverati e per il Consigliere Latini; non capita tutti i giorni di cenare al casinò di San Remo con Marino Bartoletti, farsi una chiacchierata con Saturnino Celani, farsi la foto con Miss Italia e stringere le mani a Valeria Marini.
Una bella esperienza che è costata ai Montegranaresi circa 2.500 Euro. Il costo esatto ancora non si sa, non è uscita la determina di spesa, ma l’atto di indirizzo parla di una quota per il Comune di Montegranaro di 2500 Euro sui 27.000 necessari a partecipare all’iniziativa di Marca Fermana. Un’iniziativa volta alla promozione del territorio fermano nelle sue peculiarità, dal cibo alla produzione di calzature, attraverso non solo la presenza alla festa di ieri sera ma anche a iniziative promozionale come la presenza sul Quotidiano del Festival o sul magazine Il Foglio Italiano, il banner sul sito www.festivalnews.com o i servizi su Telenord e Canale Italia. Promozioni non di altissimo livello ma che possono tornare utili al territorio fermano.
Non si capisce, però, il tornaconto di Montegranaro. In primis si è trattato di promuovere l’enogastronomia locale ma Montegranaro non ha questa peculiare offerta enogastronomica né quella poca che c’è è stata rappresentata in qualche modo. Si è promossa la calzatura, ma la rilevanza economica dei nostri outlet risulta molto minoritaria nei confronti di quelli di altri paesi del Fermano. In ogni caso, si è promosso turisticamente il territorio, ma Montegranaro non ha alcuna strategia turistica, non ha strutture ricettive adeguate, non ha una cultura dell’accoglienza del turista e non ha un piano di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.
Insomma, abbiamo pagato per promuovere il territorio ma non abbiamo un progetto relativo, non abbiamo modo di cogliere gli eventuali benefici della promozione. Immaginiamo che da domani arrivino i turisti a Montegranaro grazie alla nostra presenza a San Remo. Dove li mandiamo a mangiare? Dove li mandiamo a dormire? Come siamo organizzati per fargli visitare le nostre bellezze storiche, artistiche e naturalistiche?
Insomma, fossimo stati preparati, avessimo avuto già da tempo una politica turistica concreta, il tutto avrebbe avuto un senso, anzi, avremmo speso poco per il servizio che ne sarebbe derivato. Ma una politica turistica non ce l’abbiamo, non abbiamo alcun modo per beneficiare di questo investimento. Allora? 2500 per cosa li abbiamo spesi? Per qualche foto, mi pare un po’ caro.

Luca Craia

Foto: Sanremo News

14 Sindaci ci spiegano perché siamo cattivi a prendercela con la Regione per le ciclabili. Ma non sono i più danneggiati.


È soddisfatto, Angelo Sciapichetti, assessore alla Protezione Civile della Regione Marche, per il fatto che bel quattordici Sindaci marchigiani gli sono venuti in soccorso cercando di toglierlo dalla graticola delle famigerate piste ciclabili. È un documento in cui i Sindaci firmatari, oltre a sostenere la Giunta Regionale in questo momento difficile in cui i nostri amministratori sono messi alla berlina da terremotati e da mezza stampa nazionale (quell’altra mezza deve occuparsi di Sanremo), spiegano, bontà loro, ancora una volta alle capetoste come me che quei soldi non erano comunque destinati alla ricostruzione ripetendo come un mantra le stesse parole usate dai vari Ceriscioli, Sciapichetti, Casini e via discorrendo.
Appare inutile, a questo punto, ribadire che il fatto che tali fondi non erano destinati alla ricostruzione ce lo sapevamo, ma che ci sembra abbastanza irrispettoso far passare da deficiente chi legge già nella definizione dei fondi stessi un criterio di spesa che poteva essere più vicino ai territori colpiti. Se i fondi si chiamano “eventi sismici POR FESR Marche”, probabilmente sarebbe stato il caso di utilizzarli per qualcosa che c’entri in qualche modo col terremoto e i danni che ha fatto, piuttosto che per mandare in montagna i ciclisti. Sono scelte, lo abbiamo sempre detto, scelte legittime ma anche fortemente criticabili.
Comunque avete letto bene, sono ben 14 i primi cittadini che giudicano positivamente l’investimento che la Regione Marche farà con questi soldi, ossia la costruzione di due ciclovie che porteranno le due ruote dalla costa alle macerie in un battibalocchio. Al che mi viene il legittimo sospetto che magari mi sbaglio io, che forse in questa idea, che a me pare quantomeno balorda, ci sia del buono che forse mi sfugge, se gli stessi sindaci del territorio colpito dal terremoto reputano la cosa tanto utile da firmare un documento congiunto per sostenerla.
Poi però vai a vedere quali sono questi quattordici Sindaci e ti accorgi che non ce n’è uno dei paesi colpiti più duramente. Ci sono il Sindaco di Macerata, di Corridonia, di Mogliano e Petriolo, paesi che hanno preso una bella botta, sì, ma la cui situazione non è minimamente paragonabile con quella di Camerino, Ussita, Visso, Castelsantangelo e via discorrendo. Ci sono anche i Sindaci di Matelica, Esanatoglia, Fabriano, San Severino, Cerreto D’Esi, Castelraimondo, Tolentino, Pollenza, Urbisaglia e Sarnano. Ma, guarda caso, quelli che hanno i centri storici rasi al suolo, quelli spopolati, con l’economia massacrata, con le strade chiuse da due anni e mezzo, non lo hanno firmato il documento, chissà perché.
Nelle Marche stiamo dimostrando che siamo un popolo di cartapesta, e non ho usato termini più scurrili che pure ci starebbero. Non abbiamo solidarietà tra noi, non abbiamo coesione, non ce la facciamo a remare tutti nella stessa direzione mantenendo la capacità di riconoscere onestamente chi ha più e chi ha meno bisogno di essere sostenuto. S’era capito da come ci siamo approcciati all’emergenza, ognuno cercando di tirare l’acqua al proprio mulino, dalle proteste tardive e da quelle con il timer, dai piccoli sgambetti, dalla solitudine delle popolazioni. 
Questo ulteriore episodio rimarca ancora una volta come facciano bene quelli che se ne stracicciano della gente e mantengono l’intenzione di non ricostruire, di lasciare il deserto nelle zone terremotate, quelle terremotate sul serio, per cogliere l’enorme opportunità economica e politica che deriva dal terremoto. Le piste ciclabili sono utili, sì, davvero, ma tra dieci anni, non ora. Non prima che si sia ricostruito il sistema economico e sociale distrutto prima dal terremoto e poi dall’incapacità se non dalla volontà politica. Hanno fatto una scelta, legittima ma sbagliatissima, una scelta che forse vuol dire che, in realtà, non ricostruiranno mai, e questi quattordici Sindaci che la sostengono hanno scelto anche loro. E con queste teste, la guerra non si vince, né ora né mai.

Luca Craia

lunedì 4 febbraio 2019

Montegranaro: i turisti si perdono. La segnaletica è vergognosa.


A Montegranaro non siamo abituati a vedere i turisti. Quei pochi che vengono, modestia a parte, vengono per le iniziative di Arkeo, le aperture di Sant’Ugo e le visite al centro storico. Però ogni tanto qualcuno arriva occorrerebbe accoglierlo come si deve, quanto meno evitando che si perda. È successo anche ieri, giornata di apertura mensile dell’ecclesia di Sant’Ugo a cura dei volontari di Arkeo. Una coppia è venuta appositamente da Filottrano, facendosi più di un’ora di macchina, per ammirare l’antica chiesa e i suoi affreschi. Solo che non riuscivano a trovarla, perché la segnaletica turistica che esiste è estremamente insufficiente, lacunosa e a volte anche sbagliata. Eppure abbiamo un apposito assessorato che, però, in cinque anni non è stato in grado nemmeno di mettere a punto un qualcosa che assomigli a un progetto per il turismo. Però almeno i cartelli poteva curarli.

Luca Craia

Appalti SAE: nelle Marche hanno lavorato ditte irregolari. Sono mancati i controlli della Regione.


È Repubblica a dare la notizia, una notizia che in realtà era intuibile ma che, messa nero su bianco, aggiunge un’altra riga pesante alla lunga lista dei disastri compiuti durante l’emergenza terremoto. L’Autorità Anticorruzione, che indagava sugli appalti delle cosiddette Soluzioni Abitative di Emergenza, ossia le famigerate SAE, è arrivata a fine indagine e ha scoperto che, per la costruzione delle casette, molte delle ditte che hanno lavorato in subappalto non erano in regola con il fisco. Inoltre, l’Autorità diretta da Raffaele Cantone ha sollevato dubbi anche sui certificati antimafia, puntando il dito in maniera netta e decisa contro le Regioni Marche e Lazio, ree, secondo Cantone e il suo ufficio, di non aver controllato a dovere come era loro preciso compito.
Dal canto suo la Regione Marche si è giustificata dicendo che le richieste di subappalto erano davvero troppe, circa 1300 per 2000 unità abitative da montare il 29 comuni. Una giustificazione che, però, non convince, anche perché, valesse questo principio, sarebbe troppo facile lavorare nella piena illegalità. In ogni caso tutti gli atti sono stati inviati dall’Autorità alla Procura della Repubblica di Ancona e a quella di Rieti.
Casette sbagliate fin dal progetto, costruite e montate male, molte delle quali stanno già cadendo a pezzi aggiungendo disagi ai disagi che devono subire i terremotati. Non c’è nulla di sorprendente nell’apprendere che, oltretutto, ci sono state irregolarità piuttosto gravi anche da un punto di vista amministrativo. È solo un’ulteriore conferma di quanto tutta la cosa sia state gestita male, con approssimazione, scarsa competenza e con responsabilità politiche che sembrano sempre più pesanti.

Luca Craia