lunedì 13 marzo 2017

La Coldiretti suona la sveglia: recuperare i ritardi. Oltre 3200 posti di lavoro persi.



"Recuperare gli inaccettabili ritardi accumulati nella realizzazione delle stalle”, è quello che chiede a gran voce l’associazione di categoria dei coltivatori e allevatori che, a fronte di dati a dir poco sconfortanti circa effetti del terremoto sul settore, suona l’allarme per ottenere interventi immediati. L’agricoltura e l’allevamento di bestiame, la trasformazione dei materiali e l’accoglienza agrituristica hanno subito danni ingentissimi: non solo le stalle crollate e gli animali morti, si parla di oltre 3200 posti di lavoro persi, il 24% degli addetti nel settore.
È un settore che rappresenta quasi interamente l’economia delle zone colpite dal terremoto: 175.000 ettari di terreno coltivato e 15.300 aziende. Un comparto che soffre anche perché è stato sostanzialmente lasciato a se stesso. Attività chiuse a causa dei danni diretti ma anche a causa delle conseguenze, come gli smottamenti che hanno reso inutilizzabili i terreni, presenze in agriturismo pressochè azzerate, stanno mettendo a durissima prova tutto il settore.
Per questo la Coldiretti chiede l’erogazione immediata dei fondi a sostegno dell’agricoltura previsti dal decreto Sisma Italia e aiuti alle aziende per il mancato reddito. Inoltre l’associazione degli agricoltori ritiene indispensabili misure atte al rilancio dell’economia locale e al sostegno dei consumi dei prodotti peculiari. Per questo indica come indispensabili sgravi fiscali a favore di chi investe nell’area del cratere o la detrazione fiscale per i turisti che decidano di soggiornare nelle strutture della zona colpita.
È necessario far ripartire l’economia quanto prima, altrimenti ogni sforzo di ricostruzione sarebbe inutile. Ma è anche necessario riportare le popolazioni dislocate altrove alla propria terra, in modo che anche gli altri settori economici possano riprendere a funzionare. E il ritardo previsto per la consegna dei moduli abitativi o per le soluzioni alternative come l’acquisto di immobili va in tutt’altra direzione.
                                      
Luca Craia

Il centro storico senza chiese. Abbandono e degrado uccidono il paese antico. E la malattia è contagiosa.

Il degrado che sta attaccando e uccidendo il centro di Montegranaro è contagioso. Montegranaro è in decremento demografico e quello che sta accadendo nel paese antico presto potrebbe succedere anche al di fuori delle mura castellane. E se non si applicano politiche immediate per evitarlo, in un futuro piuttosto prossimo vedremo dilagare il degrado in ogni dove.


Un’altra domenica desolante nel centro di Montegranaro: il castello è sempre più un paese fantasma, abbandonato a se stesso. Il terremoto ha aggravato enormemente la situazione, soprattutto causando la chiusura delle chiese principali. Piazza Mazzini è sconfortante la domenica: la porta di San Francesco rimane serrata e non si sa quando sarà riaperta. Le notizie sono contrastanti: c’è chi è estremamente pessimista e chi mostra un cauto ottimismo. Fatto sta che la chiesa principale del paese, quella che fa da sempre da riferimento non solo alla vita religiosa ma anche a quella sociale dei Montegranaresi, è chiusa da oltre quattro mesi e ancora non c’è una data per la sua riapertura né si sa esattamente come sia la situazione. Sono venuti i tecnici del ministero ma, a quanto ne so, non hanno concluso ancora nulla.
San Serafino è chiusa anch’essa e qui, essendo la competenza del Comune, si assiste al solito balletto sulle cifre, sui tempi, sulle responsabilità. Si parla di un intervento milionario, ma in realtà ci si riferisce a un progetto datato e mai realizzato. Al momento non sembra che il Comune abbia le idee chiare sul da farsi né, tantomeno, che si stia mettendo in campo qualche tipo di progettazione. Quello che appare evidente anche dall’esterno è che la chiesa, che era già non in perfette condizioni anche prima del sisma, mostra danni evidenti che non tranquillizzano affatto. Se per San Francesco anche io posso essere moderatamente ottimista sui tempi di riapertura, per San Serafino temo tempi molto lunghi.
In tutto questo si inserisce l’incuria. Ieri un lettore del blog mi ha mandato delle foto della porta di San Francesco, in piazza Mazzini, nel cuore di Montegranaro. Le foto mostrano la crescita rigogliosa delle erbacce. Io credo che, chiesa chiusa o aperta che sia, lasciare il paese in una tale incuria sia vergognoso. Ma è un segnale preciso: è il segnale di quanto interessi a chi amministra la sorte del centro storico di Montegranaro, sempre più deserto, sempre più abbandonato a se stesso.
Ma bisogna stare attenti, perché il degrado che sta attaccando e uccidendo il centro di Montegranaro è contagioso. Già altri quartieri mostrano segni evidenti dello stesso problema. Penso a San Liborio e a pezzi di Santa Maria. Montegranaro è in decremento demografico e quello che sta accadendo nel paese antico presto potrebbe succedere anche al di fuori delle mura castellane. E se non si applicano politiche immediate per evitarlo, in un futuro piuttosto prossimo vedremo dilagare il degrado in ogni dove.
                                      
Luca Craia

Bisogno di sicurezza. Le istituzioni non ascoltano. La stampa è lontana.



C’è un’enorme distanza tra la società civile, i cittadini che vivono i problemi quotidiani sulla propria pelle, e chi li governa. In mezzo c’è chi racconta i fatti. Gli ultimi episodi di cronaca, che registrano la difesa dei cittadini da parte delle forze dell’ordine o l’autodifesa degli stessi nei confronti di una criminalità sempre più dilagante, dimostrano come questa distanza sia grande.
Da un lato c’è il cittadino, che ha paura, si sente sotto attacco, minacciato. Le pagine dei giornali sono piene di cronache in cui la gente inerme viene derubata, picchiata, violentata fisicamente e psichicamente. C’è una fortissima domanda di sicurezza, una domanda a cui, dall’altro lato, la politica non risponde. La legislazione è farraginosa, la giurisprudenza amplissima, troppo, tanto che il giudice interpreta liberamente e troppo spesso a favore di chi delinque. Le forze dell’ordine sono prive di mezzi efficienti, addirittura se sparano finiscono sotto processo. I delinquenti, una volta fermati, tornano in libertà con una facilità disarmante. Tornano a delinquere.
In mezzo c’è l’informazione. L’abbiamo vista nel caso di Monte San Giusto, dove un appuntato dei Carabinieri, nell’atto di difendere la comunità da un criminale e se stesso dall’essere ucciso, ha sparato involontariamente (ma anche fosse volontariamente non vedrei alcun eccesso) al bandito uccidendolo. Se da un lato c’è stata la cittadinanza unita esprimendo solidarietà del carabiniere che, comunque, è stato oggetto di indagine, dall’altro abbiamo visto i politici locali assenti, distratti, imbarazzati. L’amministrazione comunale si è chiusa in un rumorosissimo silenzio, il Sindaco non ha speso quasi una parola lasciando alla Lega tutto lo spazio per fare del caso una battaglia politica.
E l’informazione, dicevamo, ha dato il meglio di sé. Pietismo, buonismo, chiamatelo come vi pare: i giornalisti hanno speso più energie nel commuoverci sulla figura del “povero” ragazzo ucciso, che addirittura è stato definito “bravo ragazzo”. Ho sentito l’intervento di Giuseppe Sardini, promotore del comitato nato spontaneamente a Monte San Giusto per sostenere il carabiniere, alla Zanzara di Radio 24, con il solito Parenzo a provocare e il solito Cruciani a fare dello spirito da quattro soldi. Ho sentito servizi nazionali in cui ci si preoccupava molto del povero ragazzo ucciso, addirittura rimbrottando i cittadini che, invece, difendevano l’operato del carabiniere, ma non ci si poneva affatto il problema della criminalità che dilaga e dei cittadini che non sanno più come difendersi.
Questa distanza tra il Paese reale, chi lo governa e chi lo racconta è aberrante. È in questo spazio che prospera l’illegalità, è in questo spazio che crescono le intolleranze, è il questo spazio che si nutrono gli eccessi e si generano le tragedie. Serve una legislazione efficace ed efficiente in materia di criminalità e negarlo è da irresponsabili. Chi lo nega vive su un altro pianeta o è in malafede. In ogni caso occorre prendere coscienza del grido di aiuto che arriva dai cittadini e proporre soluzioni concrete. Di paternali dei soliti radical e dello scaricabarile dei governanti gli Italiani sono davvero stanchi.  
                                      
Luca Craia