martedì 7 marzo 2017

Bronx postatomico a Montegranaro. Non si può risolvere tutto con le telecamere.



Era un paesino tranquillo, Montegranaro. Comincio ad avere una certa età, ma vi garantisco che non giravano i dinosauri quando si lasciava la porta di casa aperta o con la chiave sulla toppa, quando chiudere la macchina era una cosa che nemmeno pensavi, quando i sistemi di allarme non si vendevano perché non servivano. Sono passati solo pochi anni. Certo, il mondo si evolve e si involve, e questo coinvolge anche la nostra piccola realtà, ma accettare supinamente che il nostro paese diventi un posto per niente sicuro è inconcepibile.
Il furto al bar di Jonny di ieri è solo l’ultimo di una lista lunghissima di atti criminosi più o meno gravi, alla quale si somma il senso di insicurezza profondo percepito da molti cittadini che, per fare un esempio, evitano certe aree perché reputate pericolose. Aree pericolose a Montegranaro non ci sono mai state, mai fino a oggi. Bisognerebbe interrogarsi sul perché ora ce ne siano.
Ecco, bisogna interrogarsi sui motivi per cui abbiamo preso questa strada. Sono motivi di ordine sociale, di ordine economico, e la direzione presa sembra difficile da deviare in quanto i problemi si stanno aggravando anziché alleggerirsi. Ma io vedo un altro motivo, e risiede nella mancanza di interventi concreti. Ci sono le telecamere, vero, ma i fatti stanno dimostrando che, anche se talvolta si rivelano utili nell’individuazione di autori di crimini, non svolgono la loro funzione più importante, ossia quella di fare da deterrente, di evitare il crimine prima ancora di individuarne l’autore.
Utili, quindi, le telecamere ma certamente non sono la soluzione. La soluzione risiede nel presidio del territorio, nel controllo serrato, nella vigilanza costante. Il nostro Sindaco ha incontrato a più riprese il Prefetto, siede al tavolo provinciale della sicurezza, ma non ho mai letto di sue iniziative che chiedano maggiori controlli, potenziamenti della vigilanza, strumenti per combattere il crimine in maniera attiva e non soltanto passiva come la videosorveglianza fa.
Poi c’è la questione sociale ed economica. Montegranaro sta diventando una cittadina con seri problemi economici, ma questo avviene dopo essere stata estremamente attrattiva per i flussi migratori grazie alla sua ormai passata ricchezza. Questi nuovi Montegranaresi oggi soffrono le conseguenze della crisi in maniera molto più forte rispetto ai Montegranaresi di lunga data. Molti se ne stanno andando, quelli che rimangono rischiano di scivolare in meccanismi illegali. Bisogna intervenire in maniera sociale ma anche e soprattutto tenendo monitorate queste situazioni. Non mi risulta alcuna azione in questo senso.
Chi amministra ha grandi responsabilità. L'ordine pubblico attiene al Sindaco che è la prima autorità locale in termini di sicurezza. Vorrei esortare il nostro a non cullarsi sugli effetti della videosorveglianza e a rendersi conto che Montegranaro ha un gran bisogno di sicurezza. SI attivi, incontri il Prefetto, si rechi in questura e presso il comando dei Carabinieri per chiedere più forze in campo, più iniziative. Occorre svegliarsi perché, di questo passo, Montegranaro diventerà il Bronx di un film postatomico.
                                      
Luca Craia

SAE: 80.000 € a casetta. Fabbisogno oltre 2000. Arrivano ad Arquata, ma altrove c’è tempo.



Costano care le casette per i terremotati, circa 80.000 Euro l’una, una cifra che appare piuttosto alta per unità prefabbricate con metrature piuttosto ridotte. Forse allora è giusta l’idea, che si sta mettendo in campo in questi giorni, di acquisire il patrimonio immobiliare invenduto. Infatti pare costi meno un appartamento che una casetta prefabbricata. Un mistero che prima o poi qualcuno svelerà. L’Erap intanto ha fatto il bando per comprare immobili agibili e antisismici che sono sul mercato e darli ai terremotati. Ci sarà un bando, per cui chi è interessato drizzi le antenne.
Intanto il responsabile della Protezione Civile marchigiana, David Piccinini, ci informa che sono state ordinate 836 unità abitative prefabbricate, ma che il fabbisogno complessivo supera le 2000 unità. E non si capisce perché, quindi, ne siano state ordinate solo meno della metà. Altro mistero da spiegare.
Ad Arquata, comunque, precisamente a Pescara del Tronto, entro una decina di giorni arriveranno ventisei casette. Alla buon’ora. Dalle altre parti delle Marche, invece, ci sarà da aspettare parecchio. Si punta alla consegna entro l’autunno per la zona montana mentre per le altre aree si cercherà (bada bene, cercherà, non c’è certezza) di installare le SAE prima dell’inverno. Sono tempi biblici ma se ne parla con una leggerezza disarmante. Intanto la gente viene sbattuta di qua e di là.
Quello che è evidente è l’assenza di una visione di insieme, di un programma preciso, di una calendarizzazione dell’azione. Ancora si sta sul vago, non si sa quante casette servono di preciso, non si sa quante ordinarne, non si sa quando le si potrà installare. La prima scossa è avvenuta ormai oltre sei mesi fa e da allora si è fatto quasi niente. E i responsabili ci informano di questi tempi come se fosse qualcosa di cui essere contenti. E si inaugurano i primi moduli SAE consegnati in pompa magna come se sia qualcosa di cui vantarsi.
                                      
Luca Craia

L’appuntato di Monte San Giusto riprende servizio. Piccolo atto di giustizia.



Ci sono notizie positive dopo i fatti accaduti a Monte San Giusto dieci giorni fa, che portarono alla morte di Klodjan Hysa, il delinquente albanese di trentacinque anni sorpreso durante uno dei suoi misfatti dai carabinieri. Si ricorderà che il criminale, durante la fuga, aveva addirittura cercato di investire i militari. La buona notizia è che l’appuntato che esplose il colpo mortale finalmente può tirare un piccolo sospiro di sollievo in mezzo a un momento che, per lui, sarà senz’altro molto cupo. Infatti, dopo una precauzionale temporanea sospensione dal servizio, normalissima in questi casi, il militare è stato reintegrato ed è tornato regolarmente al suo lavoro.
È un segnale positivo che arriva dall’Arma dei Carabinieri che in questo modo dimostra fiducia nell’uomo e nel professionista. Ma è anche un modo per l’uomo, perché dentro alla divisa c’è un uomo e questo va sempre ricordato, per riprendere fiducia e distogliere la mente da pensieri che, in questo momento, possiamo immaginare siano non serenissimi. È anche una buona notizia per Monte San Giusto, al quale viene restituito un tutore dell’ordine efficiente e preparato.
Intanto la giustizia sta facendo il suo corso e si attendono le decisioni della Procura della Repubblica di Macerata che sta investigando sul caso. Il comitato “Difendiamo i tutore dell’ordine” nato in maniera spontanea immediatamente dopo i fatti per sostenere il carabiniere coinvolto sia materialmente che moralmente, sta lavorando in questo senso, pur non avendo iniziato alcuna raccolta fondi come era, invece, nelle intenzioni iniziali: si attende infatti l’esito delle indagini e la raccolta verrà avviata solo se necessario, In questo senso va ricordato l’intervento del Generale Salvatore Favarolo, che aveva dato ampie rassicurazioni circa il sostegno dell’Arma nei confronti del carabiniere sangiustese.
È anche nata una pagina Facebook per raccogliere la solidarietà virtuale degli internauti (link alla pagina) dove si contano già oltre 1100 iscritti. I membri del Comitato, in primis il suo primo organizzatore, Giuseppe Sardini, si dicono molto contenti della vicinanza manifestata dalla gente e ne tengono informato quotidianamente l’appuntato. Nel frattempo si attende con fiducia l’esito delle indagini.
                                      
Luca Craia