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mercoledì 16 marzo 2016

Gli industriali montegranaresi e il Cristo redentore dell’acquedotto.



Era stata posta in cima alla torre dell’acquedotto all’inizio degli anni ’50 e lì era rimasta finchè, cedendo agli attacchi delle intemperie, si era sbriciolata precipitando a terra nei primi anni ’90. La statua del Cristo Redentore, voluta da un gruppo di montegranaresi di buona volontà che la finanziarono a suo tempo, era rimasta al suo posto per oltre quarant’anni, ed era diventata uno dei simboli di Montegranaro perché da lontano la si poteva scorgere quasi in antitesi al “palazzaccio” posto sull’altro lato del crinale.
Oggi è ancora una volta un gruppo di Montegranaresi, per lo più industriali, a voler rimettere in cima alla torre una statua del Cristo in tutto simile a quella che andò perduta circa venticinque anni fa. Una cordata di persone innamorate del proprio paese che hanno deciso di ricollocare una statua in materiale sintetico in cima alla torre. Si stanno già muovendo, hanno preso contatti con chi la produrrà, hanno i preventivi. Ora si tratta di ottenere i permessi dalla proprietà della costruzione.
Un’unica remora: la presenza di quell’accozzaglia di antenne telefoniche poste lungo i lati della torre. I finanziatori di quest’opera reputano la massiccia presenza di ripetitori, al di là della loro pericolosità per i cittadini che vivono lì intorno, un fattore antiestetico importante tanto da poter vanificare l’effetto positivo della statua. Sarebbe, quindi, un ulteriore buon motivo per toglierli o, quantomeno, ridurli di numero.
In ogni caso c’è da augurarsi che l’iniziativa vada a buon fine e che Montegranaro riacquisti uno dei suo simboli perduti.

Luca Craia

giovedì 8 ottobre 2015

Tennacola diventa elettrica?



La Tennacola SPA, società che fornisce acqua potabile a ben ventisette comuni del Fermano e di cui questi comuni sono soci, sta conducendo un’indagine esplorativa per vedere se ci sono soggetti interessati ad ottenere la concessione degli impianti di acquedotto da essa gestiti e utilizzarli per la produzione di energia elettrica tramite la costruzione di due centrali. Gli impianti di produzione dovranno essere costruiti a spese dell’utilizzatore e saranno di sua proprietà, ma l’acqua utilizzata sarà quella della Tennacola, proveniente dai serbatoi denominati Calzecchi di Porto Sant’Elpidio e Santa Lucia di Sant’Elpidio a Mare.
Questo, a mio modesto parere, qualche preoccupazione dovrebbe generarla, in quanto si parla di acqua potabile. Credo quindi che i comuni soci della Tennacola SPA dovrebbero informarsi e informare i propri amministrati circa l’uso dell’acqua che verrà utilizzata per la produzione di energia. In particolare, credo che i cittadini interessati dal progetto dovrebbero essere rassicurati circa la potabilità dell’acqua e sul fatto che quella utilizzata nelle centrali non venga poi reimmessa in rete per il consumo domestico o, in caso contrario, su quali misure verranno prese per garantire la potabilità della stessa. Attendiamo fiduciosi.

Luca Craia