sabato 11 marzo 2023

La cappellina Conventati non cadrà presto. Ma cadrà.

Non cadrà subito, la cappellina Conventati. Rimarrà lì ancora a lungo, tutta sgangherata, con gli alberi che crescono sulle tombe degli antichi membri della famiglia maceratese che risiedeva a Montegranaro e che tanto ha dato al paese, con gli occhi delle finestre che mostrano il tetto che non c’è, il vuoto dove c’erano le volte, i rovi al posto dell’altare. Rimarrà lì a lungo, prima di sbriciolarsi definitivamente, a ricordarci quanto siamo bravi a dimenticare, quanto siamo stati veloci a distruggere le radici della comunità costruendoci sopra case, palazzi e strade e lasciando che il tempo facesse il resto. Il tempo sta facendo il suo lavoro su quella chiesetta, se la sta rosicchiando piano piano, Ogni tanto qualcuno, come faccio io, va a fotografarla, poi pubblica le foto sui social e si indigna per qualche istante, facendo indignare per qualche istante qualcun altro e poi dimenticarsene tutti di nuovo.

C'era l'antico cimitero di Cima di Colle, che si estendeva nell'area che va dalla chiesa di San Liborio verso via Trinità e verso, appunto, Cima di Colle. Era il cimitero di Montegranaro, l'unico, fino a quando, alla fine del XIX secolo, si decise di costruirne uno nuovo dall’altra parte del paese. La decisione fu presa perché il terreno su cui sorgeva il vecchio camposanto era instabile, tanto che a volte, a causa del maltempo, le tombe venivano addirittura esposte. Così fu abbandonato nel 1892 e da allora è iniziato a sorgere al suo posto uno dei quartieri più popolosi del paese. Del vecchio cimitero restano solo la croce in ferro che fa da spartitraffico in cima a via Trinità e questa chiesetta diroccata che fu la cappellina funebre della famiglia Conventati.

Montegranaro è stato un paese ricco, ma non ha investito un centesimo nella conservazione della propria identità, della propria cultura, del proprio prezioso patrimonio storico. Anzi, abbiamo distrutto quasi tutto, e se si è salvato qualcosa si è salvato per caso, per fortuna. Magari perché qualche matto si è messo a salvarlo. Ora che le cose non sono più quelle di una volta, è difficile pensare che qualcuno abbia un moto di orgoglio e di sapienza andando a investire in queste cose. Ma magari mi sbaglio, magari. Intanto la cappellina rimane là, al margine di una strada marginale, a fare a gara con le erbacce per restare a testa alta, al di sopra dei rovi e del nostro poco amore per le nostre cose più preziose, aspettando che il tempo finisca di lavorare.

 

Luca Craia


 

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