martedì 7 febbraio 2023

Vendita usato online. Spesso nasconde un commercio a nero.

Avete presente come funzionano le piattaforme online per la vendita dell’usato? Ce ne sono tante, alcune molto note, qualcuna ancora di nicchia, ma è un fenomeno in piena espansione e sempre più persone lo utilizzano. Il sistema è semplice: vuoi liberarti dei tuoi abiti usati (ma anche altri articoli, come oggetti per la casa, giocattoli, ecc…)? Li puoi vendere ad altri privati come te attraverso queste piattaforme. Fai una foto, la pubblichi e altri utenti interessati al tuo articolo ti fanno delle offerte. Se ti soddisfano, vendi. È un modo come un altro per realizzare qualche soldo liberandosi di merce inutilizzata.
Fin qui tutto bene, ma c’è qualcosa che non torna: attraverso questo sistema, qualcuno più furbo degli altri ha creato un piccolo business personale totalmente esentasse. In pratica, compri un oggetto usato da un altro utente, mettiamo a 1 €, e poi lo rimetti in vendita a 2€. In questo modo ogni privato può diventare un piccolo negozio online di abbigliamento, giocattoli, casalinghi. Non ci sono tasse, non c’è IVA e, soprattutto, non c’è economia di scambio, nel senso che il commercio tradizionale, quello che paga le tasse, le utenze, gli affitti e fa girare l’economia, ha un evidente danno sulle vendite.

Danno che non produce alcuna ricchezza, che non produce gettito per lo Stato e che invece arricchisce la piattaforma che solitamente le tasse non le paga in Italia, non essendo italiana. Un ulteriore stortura del commercio online, settore che sembra al di sopra di leggi e buon senso.

Luca Craia


 

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