domenica 8 maggio 2022

La grandiosità della Chiesa e il richiamo ai fedeli.

 

È da domenica scorsa, quando ho avuto il privilegio di assistere all'ordinazione episcopale di un amico, cosa che non capita spesso, che rifletto sulla bellezza della ritualità della Chiesa Romana. Che i riti della Chiesa siano esteticamente affascinanti credo non vi siano dubbi, ma sono sempre più convinto che sia la maestosità della Chiesa a mancare in questi tempi bui. L'uomo ha bisogno dei riti e della ritualità, in essi riconosce il Sublime, il Divino che, per quanto vicino all'uomo, rimane ben distinto dall'effimera umanità. L'esperienza della Chiesa popolare, partita dal Concilio Vaticano Secondo e durata ormai diversi decenni, ha mostrato i suoi limiti togliendo sacralità al rito nel momento in cui ne manca la maestosità, la manifestazione del divino superiore alla caducità dell'umano. Certamente la sempre più marcata distanza tra la Chiesa vissuta e le comunità reali non dipende soltanto da questo, ma un ritorno al rito e alla grandiosità della ritualità può essere un nuovo approccio per ritrovare contatto tra la Chiesa e l'uomo che ha bisogno di credere ma non trova abbastanza credibile una Chiesa troppo umanizzazione e poco celeste.


Luca Craia 

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