mercoledì 24 febbraio 2021

Chi spacca i giardinetti? I giovani o i loro genitori?

 


Perché un essere senziente dovrebbe spaccare un bene comune, quindi anche suo e, non pago, annodarlo tutto intorno a un altro bene comune rendendo il secondo inutilizzabile? Perché una persona dotata di quel minimo di intelligenza che dovrebbe, e sottolineo dovrebbe avere, renderlo superiore alle bestie, posto che le bestie di solito hanno un motivo per il loro comportamento, compie un gesto così stupido, violento, insensato? Perché un giovane, perché faccio fatica a pensare che a distruggere l’impianto di irrigazione del giardino Montessori di Montegranaro sia stata una persona matura (ma tutto può essere) dovrebbe impiegare le proprie energie positive date dalla freschezza dell’età, a distruggere invece che costruire, inventare, evolversi e accrescersi in sapienza e virtù?

È la consueta sofferenza del crescere, mi direte voi. È il dolore del giovane Werther del ventunesimo secolo, è l’alienazione dell’impatto col mondo, il disagio del prendere coscienza. E poi c’è la pandemia, la costrizione, la privazione del sacrosanto diritto del giovane a dare sfogo all’impeto connaturato alla sua transitoria condizione anagrafica. Tutto questo certamente. Però io ci vedo anche una certa assenza educativa, una latitanza dei valori principali che una volta trasmetteva la famiglia, ma oggi pare proprio che la famiglia abbia abdicato di fronte ad altre forme educative che, poi, si rivelano diseducative. Ne fa le spese la scuola, ormai da tempo, con gli insegnanti costretti a dover combattere prima coi genitori e poi con gli allievi per poter instillare un minimo di educazione negli ultimi scavalcando la causa persa dei primi. E ne fa le spese la società, con atti come questi. Che, voi mi direte, ci sono sempre stati, ed è vero. Ma mai così tanti, mai così frequenti e, consentitemi, mai così giustificati.

Già, perché questi gesti sono deprecabili, condannabili senza esitazioni. Come ogni violazione delle norme e del buon senso. Eppure, ogni qual volta mi sono trovato a scrivere e parlare di giovani che non rispettano le regole, ho dovuto affrontare la reazione di genitori che giustificano, spiegano, e trovano più sbagliato l’indicare l’errore che l’errore stesso. “Sono giovani, fanno quello che devono fare”, “lasciamoli vivere”, “hanno diritto a un po’ di libertà”. Si parte da qui e si arriva a sfasciare i giardinetti. Estremizzo, ben inteso, ma è l’approccio che è sbagliato. Una volta la famiglia drizzava la schiena dei giovani svolgendo il proprio compito di contrasto alla naturale tendenza a contestare le regole che è insita nel crescere, ma che va dominata e indirizzata, altrimenti deborda e va fuori controllo. A me pare che stia andando molto fuori controllo. E la responsabilità primaria sta nelle famiglie, anche in quelle brave famiglie di brave persone che però non esitano a giustificare i figli sopra ogni cosa. Non è detto che poi i figli vadano a sfasciare i giardinetti, ma la probabilità c’è.

 

Luca Craia

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