sabato 19 dicembre 2020

A Montegranaro sta succedendo di tutto. Proviamo a fare una sintesi.


Capitano cose, velocemente e in quantità, in questi giorni convulsi di questo strano fine dicembre di uno stranissimo anno. Capitano in rapida successione dopo mesi sonnacchiosi in cui sembrava che a Montegranaro non si facesse più politica, invece se ne faceva ma i cittadini ne erano all’oscuro. Non ci si annoia a Montegranaro, tanto che la cacciata dalla Giunta di Giacomo Beverati sembra un evento lontano, non di un paio di settimane fa. Sembra addirittura lontano il video surreale dell’ex Sindaco Mancini col quale, nell’ansia di autoassolversi, si autoaccusava della crisi e delle sue conseguenze.

Nel giro di pochi giorni abbiamo visto cadere l’Amministrazione Comunale, arrivare il Commissario e i politici iniziare a fare i loro giochi in vista di elezioni che sembrano lontane ma che lontane non sono per niente. Persino io, che ho la passione per queste cose e mi ci dedico come un modellista si dedica alla costruzione di un veliero, faccio fatica a ricomporre un quadro in continuo movimento, un puzzle in cui ogni minuto c’è qualcuno che mescola i pezzi. Però ci provo lo stesso, tenendo a bada la tentazione di fermarmi per un po’ per stare semplicemente a guardare.

Partiamo con l’endorsement camuffato con la consueta falsa modestia di Roberto Basso che, nell’analizzare senza analizzarla la situazione, si autocandida a essere il prossimo Sindaco di Montegranaro targato PD. E qui ne vedremo delle belle, perché pare evidente che la Mancini abbia orchestrato tutto questo sfacelo per potersi ricandidare anche lei per la terza volta. Tutto lascia presagire una corposa resa dei conti in seno ai Democratici di nome, una resa dei conti tra quattro gatti, in realtà, perché le segreterie dello stesso Basso prima e di Laura Latini poi, con l’evidente regia se non oscura certamente grigia del buon Aronne Perugini, hanno svuotato una delle sezioni del defunto PCI storicamente più vivaci del territorio. Sono rimasti in tre, come nella canzone di Modugno, o forse in sei, ma sempre pochini per decidere per conto di una base che comunque esiste ma non partecipa più. E chissà che, con la guerra interna che è facile prevedere, non ci scappi qualcosa di buono, tipo il ritorno in vita della sezione di un partito che è comunque ricchezza per la vita democratica.

E se a sinistra le cose sono piuttosto ingarbugliate, a destra il quadro non è definito per niente. Ubaldi rilascia un’intervista video in cui metà del tempo è occupato da personaggi del passato che speravamo di poter dimenticare e invece si ripropongono come in una nottata insonne di cattiva digestione. Nell’intervista, comunque, riesce ad autocandidarsi papabile Sindaco e a negarlo nello stesso tempo, tranquillizzandoci sul fatto che ancora non c’è nulla di definito, non ci sono accordi, è tutto da costruire. Certo è che si profila, come è naturale che sia dopo quanto è accaduto, un tentativo di riunificazione delle briciole della destra montegranarese, tentativo dovuto e opportuno ma certamente non scontato, visto quanto è accaduto in passato, le pesanti e reiterate cattiverie in realtà mai finite. Non sarà facile rimettere insieme i cocci del vaso e il timore è che, anche una volta rincollato, si continueranno a vedere le crepe con qualche colatura di attaccatutto.

Interessantissimo da un punto di vista storico è il video di Giacomo Beverati nel quale, rimarcando l’assurdità del comportamento del Sindaco e la gravità delle accuse mosse nei suoi confronti, ci porta le prove del fatto che, quando dicevamo su queste pagine della scarsa se non nulla collegialità della coalizione che ha retto Montegranaro fino a mercoledì scorso, della mancanza di democrazia, della cattiveria serpeggiante anche all’interno e non solo fuori, non dicevamo fandonie. Beverati cita la lettera di dimissioni di Roberto Basso, che comunque non si è mai dimesso, e le motivazioni che lo stesso vi scriveva, motivazioni che sono le stesse di cui poi hanno parlato lo stesso Beverati e l’ex Vicesindaco Ubaldi.

Insomma: se l’idillio tra l’acqua santa e il demonio (scegliete voi chi è cosa) ha brillato per qualche tempo nei primi mesi della prima consliatura, è evidente che ha iniziato a rompersi subito, vuoi per la differenza naturale di vedute tra chi proviene dalla destra sociale e chi dalla sinistra comunista, vuoi per le caratteristiche personali prevalentemente del Sindaco che ha cercato da sempre di accentrare, per poi arrivare a ritenersi plenipotenziaria nel secondo mandato grazie a un successo elettorale difficile da dimostrare. E la domanda che sorge spontanea è questa: perché ci sono voluti sette anni per mandare all’aria una coalizione che si teneva insieme evidentemente solo per ambizioni personali e, nella migliore delle ipotesi, voglia di realizzare progetti propri e non collegiali? Si è votato l’anno scorso, poteva essere un’altra storia.

 

Luca Craia

 

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