lunedì 6 luglio 2020

Quando sei vittima di razzismo in patria. Continuare a sperare in un futuro diverso.

Mi ha molto rattristato trovare, per l’ennesima volta, la mia vettura sporcata con sfregio. Non è la prima volta che accade ed è accaduto anche di peggio. Me l’hanno rigata, ci hanno spento sopra sigarette, molto spesso l’ho trovata, come ieri, piena di sputacchi, e ogni volta è un dolore perché si tratta di subire una violenza gratuita e vigliacca. Questi gesti hanno una matrice precisa, sono gesti razzisti, condotti contro un Italiano che vive in Italia, ma sono chiaramente una forma di violenza razziale, in nessun modo diversa da quelle che tanto condanniamo e deprechiamo quando avvengono in direzione inversa.
Vivo in un quartiere in cui la presenza degli Italiani si sta assottigliando e, negli anni, siamo diventai minoranza. È difficile vivere e convivere, lo è stato molto negli anni e ancora lo è, ma è possibile e, quando accade, è molto gratificante e arricchente. Ho ottimi rapporti con diversi stranieri e, se questi rapporti potessero essere la regola, il mio quartiere sarebbe un posto bellissimo in cui vivere.
È per questo che stavolta subire questa violenza mi ha fatto ancora più male. Ero convinto che le cose stessero migliorando, che i rapporti si stessero distendendo, che stessimo andando nella direzione benedetta della convivenza proficua tra etnie diverse. E sono ancora convinto che qualcosa di buono sta accadendo, che stiamo evolvendo nella giusta direzione.
Però questo gesto è qualcosa che ci riporta indietro. Non generalizzo, come non ho mai fatto. Guardo a quanto accade cercando di mantenere la massima lucidità. E vedo che, non potendo negare le difficoltà, esiste il modo di superarle. Ma certamente non così. Occorre comunque andare avanti e pensare positivo. Per questo non sporgerò denuncia, anche se è facile capire chi ha fatto questa cosa, e attenderò che chi si comporta in questo modo sia escluso da tutti gli altri che, invece, vogliono vivere pacificamente in questo Paese.

Luca Craia