mercoledì 8 luglio 2020

Mezzo fallimento dei bonus vacanze. Il credito d’imposta non può diventare moneta.


Sta fallendo il bonus vacanza pensato da Conte & Co per risollevare il turismo italiano dopo l’emergenza covid, ammesso che siamo al dopo. Sta fallendo in quanto oltre la metà delle strutture ricettive italiane non accetta i bonus. E questo non perché gli imprenditori del turismo siano retrogradi o poco sensibili al progresso, come già qualcuno sta cominciando a dire, bensì perché gli imprenditori non possono eliminare la loro liquidità.
Capiamo come funziona il bonus in modo semplificato: io arrivo in struttura e pago l’80% del mio soggiorno, fino a un massimo di 500 Euro, con il bonus. Quindi l’albergatore non percepisce denaro liquido ma ottiene un credito di imposta che andrà in seguito a recuperare sulle proprie tasse. Che significa questo? Significa che l’imprenditore non avrà liquidità immediata per sopperire alle spese correnti, come fornitori e personale. Significa anche che l’imprenditore recupererà questo denaro nel tempo, con le imposte da pagare. Significa anche che l’imprenditore deve avere un certo monte di imposte da pagare, altrimenti non può recuperare il credito. Non tutti, anzi, pochi imprenditori possono inserirsi in questo meccanismo senza restare a corto di liquidità.
Il Governo Conte sta abusando del credito di imposta, utilizzandolo come se fosse moneta. Ma moneta non è, in quanto non cedibile. E non potrebbe esserlo in quanto vietato dagli accordi europei. Ecco perché le iniziative di questo genere, come gli stessi bonus ristrutturazione o energetico, sono destinati a non funzionare. L’economia italiana non riparte certo con queste stupidaggini.

Luca Craia