mercoledì 22 luglio 2020

La Morani invita Chiara Ferragni a Urbino. Il fallimento dell'istituzione scuola. O il successo di un disegno preciso?

Ha funzionato per gli Uffizi, perché non deve funzionare anche a Urbino? È l’idea geniale, una delle tante che ha, dell’onorevole PD marchigiano Alessia Morani che ha pensato bene di invitare Chiara Ferragni a visitare la Galleria Nazionale di Urbino (che lei, però, chiama Palazzo Ducale, per dire), sperando di sortire lo stesso effetto fiorentino. Alla fine, se questo portasse davvero gente, avrebbe senso e significato. Ma, a parte la tristezza che mette l’idea di promuovere la cultura con questi espedienti, un ragionamento dovremmo farlo.
I ragazzi dovrebbero andare a Urbino senza che li invogli la Ferragni. Dovrebbero farlo perché si sono appassionati e vogliono saperne di più, perché hanno sviluppato il senso del bello e la fame di cultura. Perché serve la Ferragni? Perché dobbiamo far diventare la cultura un bene di consumo futile ed effimero, una moda?
Pare che tocchi farlo perché nessuno ha educato i nostri giovani al bello. E questo è un problema politico. La cultura è da anni il bacino da cui attingere per portare fondi e risorse altrove. La scuola è stata depauperata di investimenti e di potere educativo, con modelli sempre più inadeguati che hanno portato a un abbassamento verticale del livello culturale. Se oggi serve la Ferragni per portare i giovani al museo, la Morani, che fa politica e appartiene a un partito di governo, dovrebbe chiedersi perché. E il perché sta nel fallimento delle politiche per l’istruzione, nello smantellamento progressivo dell’istituzione scuola. Ma forse è esattamente quello che si desiderava fare.

Luca Craia