giovedì 30 luglio 2020

Chi ama davvero Montegranaro se la riprenda. È ora.


È un dolore autentico vedere il proprio paese ridotto come è ridotto il nostro: incuria, degrado, sporcizia, soldi spesi male, senza un progetto, senza un’idea di cosa si vuole fare, di quale futuro si voglia creare. È un dolore autentico, oltre che causa di grande rabbia, quando un cittadino, per ottenere qualcosa che gli spetta di diritto, che sarebbe logica in un concetto generale di amministrazione virtuosa, debba invece chiedere quasi un favore oppure muoversi attraverso esposti o segnalazioni a enti superiori. È una coltellata quando ci si rende conto che chi ha in mano le sorti del tuo paese non ha interesse, non ha amore, è privo di quello stimolo a fare e fare bene, a sacrificarsi, a lavorare e spendersi che deriva dal senso si appartenenza, dall’essere parte di un organismo complesso che si chiama comunità.
Montegranaro da troppo tempo è guidata da gente a cui, di Montegranaro, non importa niente o quasi. Ci sono altri obiettivi, che siano professionali, politici, di prestigio e ambizione. Le vere necessità del paese, della gente, della comunità passano costantemente in secondo piano, quando non vengono ignorate del tutto. Si fa politica senza progetti e senza idee, i progetti e le idee non servono perché l’obiettivo non è il bene comune. Si sprecano soldi, risorse, si annichiliscono le volontà esterne alla politica, si bloccano idee e progetti che non sono propri per paura che non vi sia ritorno, che non sia utile come propaganda. Ecco, la politica è solo, esclusivamente, propaganda.
Montegranaro è ferma. E non lo è soltanto ora, a causa della crisi che sta investendo il nostro comparto economico aggravata dalla pandemia. È ferma da tempo. La crisi della calzatura non è una cosa recente, va avanti da anni, ma non si è fatto nulla, nè in termini di progettualità né in termini di spinta politica verso l’alto. E si continua a fare finta di niente.
Montegranaro è sgretolata come comunità, una comunità composta da una grande parte di persone che non sono di Montegranaro, che non la sentono propria, che non ne conoscono e non si sentono parte della storia di questo paese. La politica è frutto di questa fetta di popolazione. Poi c’è l’altra fetta, quella che vorrebbe riappropriarsi di se stessa, delle proprie radici, per dare al paese e alla comunità quella dignità perduta, quella forza dimenticata. Questa gente è bloccata, prostrata, rassegnata.
C’è stata una grande spinta propulsiva nel mondo associazionistico e culturale, partita una decina di anni fa. La si è fatta morire, inserendo la politica e suoi interessi ovunque, in ogni ganglio, in ogni snodo della società civile. Il risultato è quello che vediamo: un paese spento, amorfo, diviso su tutto.
Io credo che sia ora di riprendersi Montegranaro. È ora che la gente che ama questo paese si risvegli e non solo pretenda un’inversione di tendenza, ma ne sia protagonista. È ora che la gente di Montegranaro, la vera gente di Montegranaro si riprenda il proprio paese. È ora di una nuova stagione. È ora.

Luca Craia