martedì 30 giugno 2020

“Ho soccorso un istrice in strada. Ho passato la mattinata al telefono. Intanto l’istrice è morto”.



La legge 29 luglio 2010 stabilisce l’obbligatorietà del soccorso all’animale coinvolto in un incidente automobilistico. Chi non lo fa incorre in sanzioni pecuniarie anche piuttosto pesanti. Ma farlo, anche se per umanità e pena nei confronti dell’animale ferito, a volte diventa un’esperienza da dimenticare. È quanto accaduto a una signora che stamattina mi ha contattato dopo aver trovato, sul ciglio della strada vicina al suo luogo di lavoro un istrice colpito da una vettura. La macchina, ovviamente, non si è fermata, ma l’istrice era ancora vivo, presumibilmente con le zampe fratturate. La signora mi ha contattato sulla pagine de L’Ape Ronza per chiedermi consiglio su chi chiamare per far soccorrere la bestiola. Ovviamente le ho suggerito di chiamare il servizio veterinario della ASUR.
Da lì, mi ha poi raccontato, è partita una lunga trafila fatta di telefonate dirottate e di voci scocciate. “Tra mille telefonate a enti diversi che mi rimbalzavano da uno ad altro” mi ha detto la signora “voci irritate al telefono, quasi tutte con risposte del titpo «non è di competenza nostra», mi hanno dirottato alla Polizia Provinciale, dove una signora, arrabbiata per il fatto che la ASUR mi aveva dato il loro recapito, alla fine mi ha fatto chiamare a Jesi dove un veterinario mi ha detto che si trova ad Ancona e magari, per quando sarebbe arrivato, l’animale non ce l’avrebbe fatta”. E infatti l’animale non ce l’ha fatta.
“Se fosse stato cane o gatto avrei provveduto da sola, a mie spese. Ma un istrice non sapevo nemmeno come fare” prosegue. Alla fine sono arrivati i Carabinieri, chiamati da un contadino del posto, a portare via la carcassa. Ed è amara la conclusione della protagonista di questa storia: “la prossima volta non ci riprovo nemmeno”. La legge che dicevamo, insomma, rimane lettera morta.

Luca Craia