sabato 16 maggio 2020

L’arcivescovo di Fermo scrive ai fedeli in vista della ripresa delle celebrazioni col popolo. Il testo completo.



Carissimi fedeli,

come sapete, da lunedì 18 maggio ritorneremo a celebrare la S. Messa in presenza del popolo. Ringraziamo il Signore perché potremo di nuovo accostarci con stupore al dono prezioso del Suo Corpo e del Suo Sangue.
L’Eucaristia è il centro della nostra vita, e proprio in questi ultimi mesi in cui non ci era dato di parteciparvi pienamente, lo abbiamo sperimentato fortemente. Ci siamo uniti ancora più intensamente, vivendo il digiuno eucaristico, alla passione di Gesù e a quella di tanti nostri fratelli e sorelle che hanno patito lutti, sofferenze, solitudine a causa della pandemia. Col nostro sacrificio siamo stati solidali con la fatica degli operatori sanitari, dei volontari e di quanti non si sono risparmiati nell’alleviare, anche a costo della vita, la sofferenza altrui. Restando a casa il più possibile e privandoci di svaghi, passeggiate, incontri tra amici, attività parrocchiali, abbiamo imparato che la vita dell’altro va tutelata anche a costo di mettere da parte i nostri bisogni immediati. Non abbiamo fatto la Comunione ma, imparando a rispettarci e a servirci reciprocamente, la spiritualità eucaristica ci ha misticamente accompagnati.
Il momento difficile che stiamo attraversando sarà tempo di grazia se rafforzerà la nostra sensibilità per il bene comune e l’appartenenza alla comunità ecclesiale. Il Tempo Pasquale che stiamo vivendo e la lettura degli Atti degli Apostoli stanno sostenendo la nostra fede, accompagnata con entusiasmo dai sacerdoti e dagli operatori pastorali che, durante l’emergenza sanitaria, hanno mantenuto vivi i legami di fraternità con la loro creatività e inventiva.
Nell’attesa trepidante di ritornare a cibarci dell’Eucaristia, non abbiamo smesso di far parte del Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa. Perciò, come nessuno di noi oserebbe mancare di rispetto al Pane Eucaristico, vi invito a considerare il rispetto scrupoloso delle norme indicate per la celebrazione come rispetto dovuto al Corpo di Cristo che è la Chiesa, la comunità, i miei fratelli e le mie sorelle che con me partecipano alla Messa.
All’inizio occorrerà pazienza, disponibilità di cuore e spirito di collaborazione con i volontari che faciliteranno la partecipazione; probabilmente sarà necessario arrivare in chiesa con un certo anticipo e - perché no - dare la propria disponibilità al parroco nel fare “servizio d’ordine”. Sono certo che in breve tempo, impareremo a convivere anche con le singolari modalità celebrative della cosiddetta “fase 2”.
L’emergenza sanitaria, legata all’andamento ancora non del tutto rassicurante dei contagi, impone di non fare progetti, quindi non possiamo sapere se e quando le precauzioni che ci vengono richieste verranno aggiornate; non sappiamo se potremo assicurare le attività estive nelle stesse modalità degli scorsi anni, né in quali forme riprenderà l’attività pastorale il prossimo autunno.
Intanto, facciamo tesoro di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa perché si lasci interrogare e convertire. Il deserto, con la sua precarietà e al contempo essenzialità della vita, continua ad essere la metafora più calzante per tutto ciò che stiamo vivendo. Andiamo avanti con fiducia poiché nella speranza siamo stati salvati (Rm 8, 24), certi che il Signore non ci abbandona mai e ci condurrà verso beni più grandi.
Maria, madre della Chiesa, ci accompagni e ci protegga.

 + Rocco Pennacchio
Arcivescovo Metropolita di Fermo