Con l’epidemia
è slittato tutto in avanti, a partire dalle nostre vite che, al momento
sospese, si spera riprendano quanto prima in un graduale ritorno alla
normalità. Ma, insieme a esse, è slittato un po’ tutto, il lavoro per primo,
per proseguire con le varie attività umane, come la politica. Come si sa, le
elezioni regionali che si sarebbero dovute tenere a giorni, sono state rimandate
al prossimo autunno. E, in questo modo, determinate certezze che parevano assunte,
oggi traballano.
Il Pd
aveva fatto fuori Ceriscioli. Per dirla tutta, Ceriscioli si era fatto fuori da
solo, partendo dalla gestione del terremoto per finire con la sanità passando
per tanti segnali di un quinquennio amministrativo disastroso. Ma con l’epidemia
e, soprattutto, grazie all’impennata di orgoglio che l’ha fatto contrapporre,
probabilmente suo malgrado, all’incredibile atteggiamento del Presidente del
Consiglio e alle sue ripicchette da comare, Luchino il Taglianastri ha
incredibilmente riguadagnato punti e oggi, senza bisogno di sondaggi, mi pare
che abbia riacquistato un certo credito nell’elettorato. Lui però si
schernisce, si dice non interessato, ha già abdicato per Mangialardi, vuole
tornare a fare il professore, tra derivate e integrali. Ma, secondo me, un po’
ancora ci crede e non a torto.
Anche certe posizioni di vantaggio non sembrano più così cementate. La destra, che aveva grandi possibilità di vittoria, oggi sembra meno sicura. Certi atteggiamenti di Salvini, che non perde occasione per sparare stupidaggini a caso, ma anche l’evidente scarso appeal con l’alleato principale, quel Fratelli d’Italia che ha praticamente imposto il candidato senza mai ricevere il pieno assenso del partner, non giocano a favore. Metti anche alcune decisioni poco comprensibili, come quella di correre da soli a Fermo, e il quadro non è più così definito come un paio di mesi fa.
Anche certe posizioni di vantaggio non sembrano più così cementate. La destra, che aveva grandi possibilità di vittoria, oggi sembra meno sicura. Certi atteggiamenti di Salvini, che non perde occasione per sparare stupidaggini a caso, ma anche l’evidente scarso appeal con l’alleato principale, quel Fratelli d’Italia che ha praticamente imposto il candidato senza mai ricevere il pieno assenso del partner, non giocano a favore. Metti anche alcune decisioni poco comprensibili, come quella di correre da soli a Fermo, e il quadro non è più così definito come un paio di mesi fa.
Il
discorso vale su tutti i livelli: regione e comuni, dove i rapporti tra
alleati, in questo momento particolare, possono scricchiolare, oppure dove
questa o quella forza possono guadagnare maggiore consenso approfittando di una
mutata sensibilità dell’elettorato. Del resto, basta guardare la gara a farsi
le foto con la mascherina da parte di Sindaci che non sarebbero neanche interessati
dalle elezioni ma, ovviamente, non si sa mai. La campagna elettorale non
finisce mai, e anche il coronavirus, la solidarietà, gli aiuti alle famiglie in
difficoltà diventano occasione di propaganda, anche quando non servirebbe ma
potrebbe sempre servire. Del resto, si vota a ottobre, si fa in tempo a fare
tante cose.
Luca Craia