Quando parli di
chiese e della loro ricostruzione devi per forza fare i conti col dabbenismo di
tanti che attaccano la tiritera “prima le case poi le chiese” oppure “ci pensi
il Vaticano coi suoi soldi” eccetera, ma sfiderò la sorte. La notizia diffusa
dall’ANSA oggi circa la denuncia di padre Giustino Casciano, che lamenta
il fatto che la Basilica di San Nicola, a Tolentino, sia ancora senza fondi per
riparare i danni dal terremoto, offre lo spunto per ragionare sui beni culturali
colpiti dal sisma e sul progetto che si ha, o che non si ha, per recuperarli in
fretta. E, vista la situazione, il progetto non lo si ha, perché non è solo San
Nicola ad aspettare invano, ma molte chiese meno “importanti” diffuse su tutto
il territorio.
E, se San Nicola
è fondamentale per rilanciare il turismo culturale e religioso a Tolentino,
altre chiese e strutture ecclesiastiche lo sono altrettanto per il territorio
in cui insistono. C’è un’economia che viveva di turismo, prima del terremoto, e
che si è bloccata tre anni e passa fa. Ma c’è anche una economia potenziale,
futura, un’economia su cui l’oculatezza dell’amministratore pubblico e del
governante dovrebbe puntare con tutta la forza, che è legata al turismo, in un
territorio come quello marchigiano che ha un enorme potenziale inespresso e
che, fermo da anni per il terremoto, non ha alcuna possibilità di diventare
volano di una nuova ricchezza che vada a sostituire quella manufatturiera ormai
moribonda.
Il problema,
quindi, è la mancanza di una visione. Come in ogni settore del Paese, anche in
quello turistico e culturale si procede a vista e non si riesce a formulare un
progetto che possa portare risultato. Ricostruire le case è ovviamente fondamentale
per ridare vita al territorio, ma nel contempo bisogna far ripartire l’economia,
altrimenti il territorio muore comunque e le case ricostruite, se mai ci
saranno, rischiano di rimanere vuote perché la gente non ha di che vivere. I
beni culturali possono essere il volano di questa nuova economia, ma non sono
evidentemente nella mente di chi ci governa se non per iniziative buttate qua e
là, a caso.
Luca Craia
(foto Ansa)