giovedì 7 novembre 2019

Il gioco delle tre carte di Conte Secondo. La buttiamo in caciara e facciamo propaganda sulla pelle di 20.000 famiglie.


Ottimo l’inizio di trattativa condotto dal Premier Conte Secondo con la Mittal per salvare il salvabile: dopo aver pastrocchiato con le leggi, mettendo garanzie, poi togliendole, poi rimettendole e poi ritogliendole, Conte ha alzato la voce e l’acquirente del carrozzone ILVA gli ha fatto marameo. Conte Secondo pretende serietà, ma si fa fatica a prenderlo sul serio. Impone a un’azienda privata piani industriali e del personale  sapendo benissimo che l’azienda privata, poi, fa quello che le pare.
Del resto non si può certo dare la responsabilità di oltre ventimila persone (secondo alcune stime forse anche di più) che andranno col sedere per terra causa pastrocchi politici firmati e stellati. La ArcelorMittal è venuta in Italia a fare profitto, non per aprire una missione umanitaria: è venuta perché c’erano delle condizioni di mercato favorevoli che oggi non ci sono più, ma anche perché c’erano delle garanzie di legge che sono scomparse nel nulla, con un giochino delle tre carte che manco alla stazione di Napoli.
Fare ora il difensore dei dipendenti, nella consapevolezza (perché sono convinto che ne sia consapevole) che la loro sorte è pressochè segnata a causa del comportamento schizoide del proprio partito è una mossa di propaganda pura. Sapendo che, tanto, margini di trattativa non ci sono, la si butta in caciara e saluti. Sulla pelle di 20.000 famiglie. Tanto poi ci pensano i giornali amici a far credere agli Italiani quello che ci pare. C’è solo un piccolo particolare: in questo modo solo un matto verrà a investire in Italia in futuro. E di matti ne abbiamo già abbastanza di nostrani.

Luca Craia