lunedì 15 luglio 2019

Iadonato è a casa. Un ragionamento.




Ora che Mario Iadonato è finalmente tornato a casa, dopo due settimane di ospedale, dopo aver subito due interventi chirurgici, dopo aver sofferto tantissimo (e ancora sta provando dolore), possiamo ragionare forse con più serenità, per quanto possibile su quanto accaduto. Mario tornerà presto sulla strada, a garantire la nostra sicurezza come ha sempre fatto, fino a prendersi una coltellata e rischiare di essere ucciso da una persona che evidentemente voleva uccidere. Ma cosa troverà, Iadonato, quando rimetterà la divisa e ricomincerà il suo lavoro di uomo di legge?
Non troverà l’uomo che lo voleva uccidere, perché quell’uomo, vivadio, è in prigione e speriamo che ci resti a lungo. Ma troverà una situazione in cui un tutore dell’ordine che arresta un delinquente può essere minacciato e può subire la vendetta di delinquenti che, dopo pochi giorni dall’arresto, vengono rimessi tranquillamente in libertà. Troverà la difficoltà di garantire sicurezza con mezzi limitati e con la paura di finire sotto accusa perché la legge, a volte, sembra tutelare più i delinquenti che chi li arresta, come ben ricordiamo dai fatti di un paio di anni fa a Monte San Giusto. Troverà una società che troppo spesso giustifica e copre comportamenti criminali ed è pronta a giudicare un tutore dell’ordine se, nell’adempimento del proprio dovere, ha la sventura di dover usare la violenza per difendere e difendersi.
Però questo fatto potrebbe aver cambiato qualcosa, e io spero che lo abbia fatto. Potrebbe aver cambiato l’atteggiamento di tanti stranieri, portandoli a essere i primi a emarginare, espellere e denunciare chi di loro delinque, perché sono proprio gli stranieri onesti i primi a subire le conseguenze negative del comportamento di quella minoranza di stranieri che delinque. Potrebbe aver migliorato la collaborazione tra istituzioni a livello cittadino, eliminando le strumentalizzazioni politiche, le posizioni ideologiche e le minimizzazioni di convenienza. Potrebbe aver ridato voglia ai Montegranaresi di riappropriarsi dei propri spazi, trascurati, abbandonati all’incuria e al degrado e, di conseguenza, diventati luoghi dove la criminalità prospera.
Rendere un paese sicuro è compito delle istituzioni, delle forze dell’ordine ma anche dei cittadini. Un paese vivo, vivace, dove i cittadini fanno pulsare ogni strada, ogni spazio, ogni luogo, è un paese più sicuro, perché il male ha meno spazio. I primi a pulire la città devono essere i cittadini stessi, espellendo dal consesso sociale chi non vi appartiene, chi lo danneggia, chi diventa un cancro per la comunità.
Vorrei citare le parole di Giuseppe Iadonato, il figlio del carabiniere ferito. Giuseppe, sul suo profilo Facebook, ha pubblicato un bellissimo post in cui perdona il criminale che ha fatto male a suo padre e alla sua famiglia, ma fa dei distinguo importanti. La frase che vorrei citare credo che possiamo dirla tutti insieme, a Montegranaro, perché questo fatto non ha ferito solo Mario e la sua famiglia, ma ha ferito l’intera comunità.
“Ti voglio ringraziare” dice Giuseppe rivolto al delinquente, “grazie perché, da oggi, avrò occhi nuovi per osservare meglio gli altri: Italiani o stranieri che siano... Avrò occhi nuovi per guardarmi alle spalle, guardare alle spalle dei miei cari e delle persone a cui voglio bene, affinché nessuno possa farci del male, come hai saputo fare tu”. Ecco, guardiamoci le spalle l’un l’altro, Italiani e stranieri, tutti i facenti parte di questa comunità. Creiamo insieme la nostra sicurezza.


Luca Craia