martedì 23 luglio 2019

Gli ipogei montegranaresi. L’esplorazione è a metà strada, si pensa di riprendere al più presto.

Con Simone Perticarini.
Era il 2011 quando, con una stretta di mano, siglai l’accordo con Massimo Spagnoli, responsabile del Gruppo Speleo del CAI di Fermo, e con Simone Perticarini de Il Labirinto, per effettuare insieme ad Arkeo le esplorazioni degli ipogei montegranaresi.
Il basamento del torrione di guardia
Da allora partì una serie di ispezioni sotterranee alla rete ipogea di Montegranaro che portò alla stesura di un primo resoconto, pubblicato nel 2015. In realtà il programma prevedeva la mappatura dell’intera rete ipogea divisa in due step ma, a causa degli eventi sismici del 2016, la seconda parte del progetto è rimasta ferma.
Il momento dell'accrodo con Massimo Spagnoli del Gruppo Speleo Cai
Al momento, infatti, non esistono le condizioni minime di sicurezza per calarsi di nuovo nel sottosuolo, ma stiamo ragionando con gli amici del CAI per riprogrammare la nuova serie di esplorazioni.
 
Finestra murata della cappella della chiesa del SS.Salvatore
La rete ipogea montegranarese è molto complessa e interessa la quasi totalità del centro storico, nonché alcune aree attigue, come piazza San Serafino. Molto estesa in origine, attualmente risulta interrotta in più punti a causa di crolli o di tombamenti volontari.
Il gruppo di esplorazione insieme all'allora assessore Lucentini
La prima fase di esplorazione e mappatura ci ha consentito di ritrovare reperti e tracce importanti della storia antica di Montegranaro, partendo dalla grande cavità sottostante piazza Mazzini, che interessa gran parte degli edifici di superficie e che si estende attualmente da palazzo Francescani in direzione sud-est, verso corso Matteotti, oppure dell’ipogeo della torre, a cui si accede dalla base di un antico torrione di guardia ora trasformato in abitazione e difficilmente identificabile con il manufatto originale.
Ingresso di un ipogeo
Abbiamo ritrovato neviere, pozzi, nicchie e segni religiosi, nonché la via di accesso a una cappella appartenente all’antica chiesa del SS.Salvatore a cui, presumibilmente, siamo stati i primi ad accedere da secoli.

Mancano all’appello ancora diverse cavità di cui siamo a conoscenza ma che erano programmate per la seconda parte del lavoro oppure che non è stato possibile esplorare. Per esempio, la “grotte del priore” era inaccessibile, quando cercammo di mapparla, in quanto completamente allagata, ma ora è stata asciugata ed è quindi accessibile.

Oppure l’altro grande ipogeo di piazza Mazzini, quello insistente in prossimità di palazzo Zeno-Luciani e che, secondo rilievi georadar, dovrebbe contenere una grande vasca di travertino di antichissima origine.  È quindi urgente completare il lavoro iniziato nel 2011. Ci auguriamo di trovare il modo e le risorse per ripartire quanto prima.

Luca Craia