lunedì 25 marzo 2019

La triste storia dei bambini-eroi strumentalizzati e del nocciolo dimenticato.


Bambini eroi, che vanno giustamente celebrati e il cui gesto va evidenziato come esempio di coraggio e senso civico: su questo non ci piove. Diluvia, invece, sulla strumentalizzazione politica che si sta facendo di tutta la vicenda, da parte degli organi di informazione proni a questo o quel potere e dalla politica, ma anche dall’homo internettianus che si pone come obiettivo l’urlo virtuale contro il prossimo. E i bambini sono stranieri, e il bambino italiano eroe dimenticato, e la cittadinanza, e Salvini bullo, e lo ius soli: un trionfo di bassezza, di pochezza, di vomitevole ipocrisia e di bassi scrupoli. Prendendo dei preadolescenti e schiaffandoli sotto i riflettori in questo modo, prima di tutto si arreca un grave danno alla loro crescita, secondo si dà l’idea precisa di quanto valore diamo alla nostra gioventù.
Lo ius soli, in questa vicenda, c’entra come la panna nella carbonara: se ce lo metti sei un cretino. E il nocciolo è questo: l’uomo che voleva ardere vivi 51 bambini, poco importa se italiani, egiziani o marziani, è cittadino italiano solo perché ha sposato una donna italiana. E c’è qualcuno che vorrebbe prendere spunto da questo caso per dare la cittadinanza agli stranieri dalla nascita, va a capire perché. La cittadinanza va guadagnata, va desiderata, lo straniero deve dimostrare di voler essere italiano e di meritarsi di esserlo. I bambini-eroi ne avrebbero il diritto, credo, se lo volessero. Ma non perché sono nati sul suolo italiano, piuttosto perché hanno avuto un comportamento che ci renderebbe orgogliosi se fossero italiani.
Ma la cosa più importante è che questi bambini, prima di essere eroi, sono bambini, appunto. E bisognerebbe lasciarli restare tali ancora per un po’, senza triturarli nel macchinario perverso dell’informazione politica, della televisione spettacolo, della fabbrica di stupidità di internet.

Luca Craia

Articolo 21 della Costituzione Italiana: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Quindi pure io.