lunedì 11 febbraio 2019

Il 5% degli Abruzzesi vota PD. E loro insistono con politiche anti-italiane.


Una sinistra ci vuole, in un Paese civile. Una sinistra ci vuole sia che faccia opposizione sia che governi. Ma ci vuole una sinistra moderna, sganciata dalle ideologie antiquate e attenta alle reali necessità del Popolo, una sinistra che torni interprete dei bisogni delle classi più deboli, che interpreti e agisca per tutelare i diritti del proprio elettorato. Questa sinistra una volta c’era, e lavorava bene. Poi s’è rotto qualcosa, non soltanto il Muro di Berlino, e nessuno è stato in grado di ripararlo. Da lì è iniziata la fine della sinistra italiana, troppo attenta alle posizioni radicali, troppo serva delle politiche economiche imposte da Europa e mercati, sempre più distante dagli Italiani e dai loro problemi. Abbandonata la classe operaia, forse anche perché una classe operaia vera e propria non c’è più anche per opera stessa dei governi di centro-sinistra, ora la sinistra italiana cerca di salvarsi la faccia facendo della questione immigrazione una bandiera, pensando di prendere due piccioni con una fava: assecondare Europa e mercati che vogliono l’Italia come deposito per questi disperati importati per svolgere funzione di nuovi schiavi e crearsi una facciata sociale che salvaguardi la vocazione di difensori dei più deboli. In questo dimentica i più deboli di casa propria, quelli che fanno le spese di queste politiche, quegli operai che vedono decurtarsi lo stipendio e il potere di acquisto dello stesso, il diritto al lavoro, il futuro dei giovani. E questi votano.
Il risultato lo vediamo in Abruzzo, ma lo sapevamo già. Il Pd, quello che una volta era il Partito Comunista di Berlinguer, Ingrao, Iotti, in Abruzzo riesce a prendere 60.409 voti, ossia l’11,37% dei votanti. Un risultato disastroso che diventa un’apocalisse se si pensa che l’elettorato abruzzese è composto da 1.200.000 elettori e che, quindi, chi ha votato Pd rappresenta circa il 5% del corpo elettorale abruzzese. Gli Italiani non votano più a sinistra, le classi più deboli non si sentono rappresentate, anzi, si sentono defraudate da quelli che una volta erano i loro naturali rappresentanti. La sinistra italiana è diventata una forza politica che rappresenta élite ricche e potenti, intellettuali o presunti tali che non hanno la minima idea di cosa un Italiano medio debba affrontare per sopravvivere, un partito di fortunati che possono permettersi di fare i socialisti selettivi perché non conoscono i problemi reali della gente. Ma quella gente, dicevamo, vota. Una sinistra, però, ci vuole, e il fatto che non ci sia più è una responsabilità ulteriore che grava sulle spalle della dirigenza e delle stesse basi di quella che chiamiamo sinistra ormai soltanto per comodità.

Luca Craia