Una sinistra ci vuole, in un Paese civile. Una sinistra ci
vuole sia che faccia opposizione sia che governi. Ma ci vuole una sinistra
moderna, sganciata dalle ideologie antiquate e attenta alle reali necessità del
Popolo, una sinistra che torni interprete dei bisogni delle classi più deboli,
che interpreti e agisca per tutelare i diritti del proprio elettorato. Questa
sinistra una volta c’era, e lavorava bene. Poi s’è rotto qualcosa, non soltanto
il Muro di Berlino, e nessuno è stato in grado di ripararlo. Da lì è iniziata
la fine della sinistra italiana, troppo attenta alle posizioni radicali, troppo
serva delle politiche economiche imposte da Europa e mercati, sempre più
distante dagli Italiani e dai loro problemi. Abbandonata la classe operaia,
forse anche perché una classe operaia vera e propria non c’è più anche per
opera stessa dei governi di centro-sinistra, ora la sinistra italiana cerca di
salvarsi la faccia facendo della questione immigrazione una bandiera, pensando
di prendere due piccioni con una fava: assecondare Europa e mercati che
vogliono l’Italia come deposito per questi disperati importati per svolgere
funzione di nuovi schiavi e crearsi una facciata sociale che salvaguardi la
vocazione di difensori dei più deboli. In questo dimentica i più deboli di casa
propria, quelli che fanno le spese di queste politiche, quegli operai che vedono decurtarsi lo stipendio e il potere di acquisto dello stesso, il diritto al lavoro, il futuro dei giovani. E questi votano.
Il risultato lo vediamo in Abruzzo, ma lo sapevamo già. Il
Pd, quello che una volta era il Partito Comunista di Berlinguer, Ingrao, Iotti,
in Abruzzo riesce a prendere 60.409 voti, ossia l’11,37% dei votanti. Un
risultato disastroso che diventa un’apocalisse se si pensa che l’elettorato
abruzzese è composto da 1.200.000 elettori e che, quindi, chi ha votato Pd
rappresenta circa il 5% del corpo elettorale abruzzese. Gli Italiani non votano
più a sinistra, le classi più deboli non si sentono rappresentate, anzi, si
sentono defraudate da quelli che una volta erano i loro naturali
rappresentanti. La sinistra italiana è diventata una forza politica che
rappresenta élite ricche e potenti, intellettuali o presunti tali che non hanno
la minima idea di cosa un Italiano medio debba affrontare per sopravvivere, un
partito di fortunati che possono permettersi di fare i socialisti selettivi perché
non conoscono i problemi reali della gente. Ma quella gente, dicevamo, vota.
Una sinistra, però, ci vuole, e il fatto che non ci sia più è una
responsabilità ulteriore che grava sulle spalle della dirigenza e delle stesse
basi di quella che chiamiamo sinistra ormai soltanto per comodità.
Luca Craia