Domenica il Pd marchigiano rinnova la segreteria. Voi direte
che la cosa interessa poco, tanto resterà tutto come prima, e forse avete anche
ragione. Ma il Pd esprime comunque il governo della Regione, un Governo che
resterà in carica per ancora un anno e mezzo e che sarà sicuramente influenzato
dagli esiti del voto di domenica. È per questo che è interessante seguire il
dibattito e attendere l’esito di un’elezione che pare piuttosto scontata a
favore, ancora una volta, del nord delle Marche.
Paolo Petrini non gode del sostegno della nomenclatura del
partito, nemmeno di quella fermana di cui dovrebbe essere espressione. Forse
proprio per questo mi è un po’ più simpatico del suo antagonista, il Pesarese
Gostoli, ma lo è anche perché dice cose che, fino a oggi, all’interno del PD
marchigiano non ha detto nessuno, accusando il suo stesso partito di aver
gestito male tante cose, a partire proprio dal terremoto. Probabilmente è
proprio per questo che l’intellighentzia del suo partito non lo ama affatto.
Resta da chiedersi dove sia stato tutto questo tempo, visto che queste cose,
perfettamente condivisibili, le dice solo ora. Poi ci ricordiamo che è stato deputato,
prima di essere consigliere regionale, e allora viene il dubbio: se è così
distratto, che guai potrà combinare alla guida del suo partito?
Comunque, se c’è da tifare, tocca tifare per Petrini perché,
se la sua visione corrisponderà alla sua eventuale azione in casso di vittoria,
ne potremmo vedere delle belle e, soprattutto, la cricca Ceriscioli & Co. non
potrà più fare il buono e il cattivo tempo, soprattutto facendo gli interessi
del Pesarese, con l’avallo di tre quarti di Marche. Contiamo che addirittura
Comi, segretario regionale uscente, è di Tolentino ma ha un’idea molto positiva
della politica del suo partito in fatto di terremoto, per dire quanto abbia il
polso della situazione.
Ma sarà molto difficile che Petrini vinca: non è riuscito
nemmeno a mettere insieme tutti i candidati della sua lista a Fermo,
figuriamoci come è messo altrove. Ci vorrebbe un’impennata di orgoglio della
base piddina, e qui la vedo molto dura. Forse è meglio così: con Petrini, il
Partito Democratico potrebbe anche recuperare qualche voto, mentre con la sua
sconfitta pare evidente che continuerà lungo il percorso dell’autoeutanasia.
Non è un bene per nessuno, perché in democrazia serve un partito che bilanci l’ascesa
della destra, ma a volte è necessaria una catastrofe per rinascere a nuova
vita, e la catastrofe, per il PD, sembra davvero vicina.
Luca Craia