mercoledì 28 novembre 2018

Pesaro contro una Fermo spezzettata. Il Pd marchigiano prova a rinnovarsi con vecchie facce e scudisciate.


Domenica il Pd marchigiano rinnova la segreteria. Voi direte che la cosa interessa poco, tanto resterà tutto come prima, e forse avete anche ragione. Ma il Pd esprime comunque il governo della Regione, un Governo che resterà in carica per ancora un anno e mezzo e che sarà sicuramente influenzato dagli esiti del voto di domenica. È per questo che è interessante seguire il dibattito e attendere l’esito di un’elezione che pare piuttosto scontata a favore, ancora una volta, del nord delle Marche.
Paolo Petrini non gode del sostegno della nomenclatura del partito, nemmeno di quella fermana di cui dovrebbe essere espressione. Forse proprio per questo mi è un po’ più simpatico del suo antagonista, il Pesarese Gostoli, ma lo è anche perché dice cose che, fino a oggi, all’interno del PD marchigiano non ha detto nessuno, accusando il suo stesso partito di aver gestito male tante cose, a partire proprio dal terremoto. Probabilmente è proprio per questo che l’intellighentzia del suo partito non lo ama affatto. Resta da chiedersi dove sia stato tutto questo tempo, visto che queste cose, perfettamente condivisibili, le dice solo ora. Poi ci ricordiamo che è stato deputato, prima di essere consigliere regionale, e allora viene il dubbio: se è così distratto, che guai potrà combinare alla guida del suo partito?
Comunque, se c’è da tifare, tocca tifare per Petrini perché, se la sua visione corrisponderà alla sua eventuale azione in casso di vittoria, ne potremmo vedere delle belle e, soprattutto, la cricca Ceriscioli & Co. non potrà più fare il buono e il cattivo tempo, soprattutto facendo gli interessi del Pesarese, con l’avallo di tre quarti di Marche. Contiamo che addirittura Comi, segretario regionale uscente, è di Tolentino ma ha un’idea molto positiva della politica del suo partito in fatto di terremoto, per dire quanto abbia il polso della situazione.
Ma sarà molto difficile che Petrini vinca: non è riuscito nemmeno a mettere insieme tutti i candidati della sua lista a Fermo, figuriamoci come è messo altrove. Ci vorrebbe un’impennata di orgoglio della base piddina, e qui la vedo molto dura. Forse è meglio così: con Petrini, il Partito Democratico potrebbe anche recuperare qualche voto, mentre con la sua sconfitta pare evidente che continuerà lungo il percorso dell’autoeutanasia. Non è un bene per nessuno, perché in democrazia serve un partito che bilanci l’ascesa della destra, ma a volte è necessaria una catastrofe per rinascere a nuova vita, e la catastrofe, per il PD, sembra davvero vicina.

Luca Craia