lunedì 6 agosto 2018

Risorgimarche, Jovanotti, l'ecosistema e l'attacco preventivo.

Che Risorgimarche sia una gran bella iniziativa credo che sia un concetto largamente condiviso, e si sta affermando anche l'idea, per niente in contraddizione con la precedente, che non sia affatto utile ai terremotati. Il concerto di ieri di Jovanotti, tra il grande entusiasmo suscitato per la grande partecipazione, ha anche generato qualche dubbio che già qualche impavido sta manifestando sui social: siamo sicuri che tutto questo non sia troppo impattante, che alla fine non danneggi l'ecosistema delicato e protetto di quelle zone?
Il dubbio parte proprio dal grande numero di partecipanti all'evento di ieri. Si parla di circa 70000 persone, un numero impressionante che diventa ancora più impressionante pensando che tutto questo si è svolto in una zona protetta da leggi dove, per fare qualsiasi cosa , occorrono permessi su permessi, proprio a tutela di quelle col sistema di cui oggi ci preoccupiamo. In un area talmente protetta da considerare normale cacciare di casa un'anziana signora proprio per proteggere l'ambiente, forse convogliare un così grande numero di persone che, solo con la loro presenza, il calpestìo, il rumore, possono creare danni forse anche gravi a un ambiente naturale peculiare e unico.
Dicevamo del coraggio che ci vuole per dichiarare queste cose o manifestare questi dubbi pubblicamente. Oggi sollevare critiche su Risorgimarche richiede davvero coraggio. L'intoccabilità della manifestazione, quand'anche venga apprezzata come nel mio caso, è garantita dallo stesso organizzatore che non si risparmia da contrattacchi preventivi persino dai palchi stessi dei concerti. Dietro di lui c'è un enorme folla di difensori ad oltranza che non sono per niente interessati a discutere dei dubbi eventualmente sollevati ma che sono pronti ad accusare di essere contro le Marche tutti quelli che dicono soltanto una parola contraria all'evento organizzato da Marcorè.
Ulteriore danno, quindi, prodotto indubbiamente in questo caso, risulta essere la profonda divisione che si genera anche tra gli stessi terremotati. La critica al giorno d'oggi non è più accettata come fattore costruttiva ma dovremmo tornare ad aprirci alla discussione e a essere così intelligenti da utilizzarla per crescere e fare meglio. Intanto aspettiamo di sapere come si valuta la questione dell'impatto ambientale.

Luca Craia