venerdì 31 agosto 2018

Piceno: da isola felice a Bronx. Ma c’è chi non lo vede.


Ho una certa età, ma a cinquant’anni non credo di essere così vecchio da reputare i miei ricordi come qualcosa di talmente lontano da non essere raffrontabile con la realtà odierna. E nei miei ricordi c’è la mia terra molto diversa da com’è ora. Ricordo una terra tranquilla, una terra che non finiva mai sulle cronache nazionali, una terra fatta di macchine lasciate aperte, case con le chiavi nella toppa, libertà di andare ovunque senza temere nulla.
Il Piceno, come lo ricordo io, non c’è più e pare di parlare di qualcosa di lontanissimo, qualcosa che non ha nulla a che vedere con il Piceno di oggi. Certo, i criminali ci sono sempre stati, ma chi si ricorda questa regione delle Marche qualche anno fa sa benissimo che la situazione non è paragonabile. Oggi il Piceno è pericoloso, inutile nascondercelo. E non è pericoloso solo per la presenza di zone franche di criminalità, come il famigerato Hotel House di Porto Recanati o il suo omologo fermano, Lido Tre Archi, pezzi di territorio strappati all’Italia e alla civiltà, zone dove non si può più mettere piede se non nella consapevolezza di rischiare e anche tanto. Il Piceno è pericoloso ovunque, anche nei nostri centri una volta bolle ovattate di serenità, casa comune, posto protetto.
Oggi le nostre città un po’ più grandi sono mercati di droga, posti dove capitano crimini quotidiani anche gravi. Non ci sentiamo più sicuri, siamo impauriti, per noi, per i nostri figli. Droga, violenza, furti, rapine, aggressioni sono all’ordine del giorno e, se è vero che i criminali non hanno bandiera o nazionalità, è anche vero che all’Hotel House o a Lido Tre Archi non sono gli Italiani a creare problemi e, se apriamo un giornale a caso e controlliamo la cronaca, gran parte dei reati sono ascrivibili a stranieri.
È questa realtà innegabile che crea tensione, ma a moltiplicare rabbia e paura c’è l’atteggiamento di certa politica che nega il problema e continua nel suo eccesso di garantismo, nella sua visione ideologica sganciata dalla realtà. Macerata è una città pericolosa, e trent’anni fa non lo era, non così. Ancona è pericolosa, anche i paesini lo sono, magari in zone ben precise, ma ci sono aree che è meglio evitare in ogni paese. Trenta o quarant’anni fa una cosa del genere non era neanche immaginabile.
È l’evoluzione della società? Ebbene, possiamo anche non accettarla, possiamo anche chiedere un’evoluzione migliore, possiamo chiedere che chi governa e chi decide prenda decisioni che fermino questa degenerazione. Difenderla è pericoloso, prima di tutto per quegli stranieri onesti e integrati che sono i primi a essere danneggiati dalla tensione che sta salendo. Non capire questo, non capire che servono soluzioni e non slogan, fa assumere a chi continua su questa strada una gravissima responsabilità.

Luca Craia