lunedì 16 luglio 2018

L’antifascismo del Comitato è antidemocratico.


Professarsi democratici e comportarsi da fascisti. Non è cosa inconsueta ormai, a sinistra, e ci stiamo abituando. Ma, a pensarci bene, non è per niente un buon segnale, anzi. L’atteggiamento del Comitato 5 Luglio, nato per dimostrare quanto Fermo sia razzista, dopo due anni in cui, grazie a Dio, nonostante reiterati tentativi di minare l’immagine della città, è riuscito soltanto a dimostrare la propria ottusità, aggressività, violenza verbale, ora ampia i propri orizzonti e cerca ancora di darsi un po’ di visibilità, magari da sfruttare alle prossime elezioni amministrative, lanciandosi contro la venuta del ministro Salvini per l’istituzione della Questura.
È intenzione dello sparuto gruppo di sedicenti antifascisti di istituire un presidio presso largo Della Rivolta, a Fermo, un presidio per dire no alla presenza in città di un Ministro della Repubblica, democraticamente eletto e democraticamente esercitante le proprie funzioni istituzionali. È stupefacente questo modo di condurre la lotta politica, un modo che attacca sostanzialmente le basi stesse della nostra democrazia mettendo in discussione il responso delle urne. Per carità, il disaccordo con le politiche di Salvini è legittimo, ma in democrazia si esprime attraverso la dialettica e il confronto, non con presidi volti a negare lo stesso diritto di un Ministro a essere presente a un momento istituzionale.
Un modo violento, se non nella sostanza, comunque nella forma per esprimere il proprio dissenso, un modo totalmente antidemocratico che stride con i propositi antifascisti dichiarati dal Comitato e lo dipinge esattamente come quella cosa che vorrebbe combattere: totalmente e assolutamente antidemocratico. Se questa è la sinistra italiana di questi tempi, c’è davvero da essere preoccupati.

Luca Craia