Trovo piuttosto avvilente il tentativo che si
registra da parte di alcuni amministratori del Comune di Montegranaro di
spostare l’attenzione da punto focale del problema. Mi riferisco al murale di
viale Gramsci che sta animando la discussione in paese, si spera mantenendo
toni rispettosi e civili, cosa che raramente accade. Sta girando in queste ore
una foto che mostra il palazzo del teatro La Perla prima dell’intervento. La
foto è leggermente artefatta, nel senso che è molto scurita in modo da mettere
in risalto lo stato di degrado che, comunque, era innegabile.
Ma la cosa veramente triste è che gli amministratori
che stanno facendo girare questa foto stanno cercando di impostare la
discussione sul fatto estetico, se il murale sia o non sia bello, se il palazzo
necessitasse o no di manutenzione. In realtà le obiezioni fin qui sollevate, in
primis da me ma anche da alcuni esponenti politici di minoranza, non vertono
affatto sul lato estetico, quanto sulla liceità dell’opera. Va ricordato che
siamo in zona considerata centro storico e soggetta al piano particolareggiato,
un regolamento comunale al quale tutti si devono attenere, prima di tutti proprio
il Comune. In questo caso pare decisamente che la regola sia stata disattesa, in
quanto il P.P. prevede, per quell’edificio, che la ritinteggiatura rimanga
sulla tonalità preesistente, cosa che, invece, non è avvenuta in maniera
palese.Ma, qualora questa interpretazione fosse errata, la si potrebbe e dovrebbe confutare, piuttosto che discutere d'altro.
Io ho, poi, sollevato un altro problema, relativo all’impatto
ambientale con l’attiguo complesso di San Giacomo, una torre con relativi resti
dell’omonima chiesa risalenti al XVI secolo. Il murale, per quanto io stesso ho
più volte ammesso di trovarlo piuttosto bello, non è però rispettoso del contesto
storico e architettonico in cui si inserisce.
Una discussione su questi temi sarebbe auspicabile,
sempre nel massimo rispetto reciproco. Il tentativo di puntare il fuoco della
discussione altrove, invece, pare piuttosto meschino. Ma non è la prima volta né
sarà l’ultima.
Luca Craia