venerdì 4 maggio 2018

Il mercato lascia la piazza di Montegranaro. Un altro pezzetto di vita che si toglie al centro storico.

Lo hanno deciso insieme, Teresa Scriboni di Confcommercio e l’assessore montegranarese Giacomo Beverati: in piazza, a Montegranaro, non ci sarà più mercato. Dopo anni e anni, le bancarelle verranno spostate in viale Gramsci, sopra quel marciapiede nuovo nuovo che, come previsto, alla lunga succhierà via la vita dal centro storico.
Di questo certamente non possiamo fare una colta alla Scriboni, che fa il suo mestiere e svolge il suo ruolo. Qualche colpa, invece, la possiamo dare a Beverati che, diviso tra il duplice ruolo di Assessore al commercio e di Assessore al centro storico, ha fatto prevalere la prima delega sulla seconda con una decisione che, se da un lato agevola gli ambulanti che espongono la merce in piazza, che da tempo lamentano poco flusso di clienti, dall’altro lato sacrifica il centro storico ancora una volta.
Il mercato del martedì è una delle rare occasioni in cui si vede gente in piazza. Rappresenta uno dei motivi per cui un’attività commerciale dovrebbe investire o rimanere in centro storico. L’assessore Beverati lo sa o dovrebbe saperlo, quindi suppongo che la decisione sia stata presa scientemente, nella consapevolezza che, in quel modo, si arrecava un ulteriore piccolo, ma neanche tanto piccolo, danno al paese antico. È una decisione in controtendenza, almeno a parole perché, se da un lato si dichiara (si dichiara soltanto, fatti non se ne vedono) di lavorare per rivalutarlo, dall’altra si assumono scelte che vanno in direzione opposta.
La piazza vuota non è un buon viatico per rilanciare il centro storico, non è un buon sostegno per l’unica attività commerciale rimasta, non è un incentivo per farne aprire di nuove. A questo punto sono proprio curioso di conoscere quale sia il disegno che ha in mente l’assessore per il rilancio economico del castello, nell’attesa fiduciosa della convocazione delle associazioni del centro storico, di cui si parla ormai da mesi ma della quale, a oggi, non c’è ancora traccia.
Luca Craia