martedì 29 maggio 2018

Che pastrocchio, Mattarella!


Pur avendo qualche minima competenza di diritto pubblico e costituzionale, non sono affatto in grado, se non in linee di massima, di dare un giudizio circa la volontà del Movimento 5 Stelle e di Fratelli d’Italia di chiedere la messa in stato d’accusa per il Presidente Mattarella. Posso però, da cittadino ed elettore, dare un giudizio politico sul suo operato anche e soprattutto perché il suo operato è stato fin qui più politico che di garanzia costituzionale. Credo sia evidente, salvo ai soliti obnubilati da pregiudizi ideologici, che il Capo dello Stato abbia operato non per una salvaguardia della Nazione quanto per evitare speculazioni economiche sulla pelle dell’Italia, speculazioni minacciate neanche tanto velatamente da diverse voci provenienti dai vertici europei. Questo considerando il tutto sotto buona fede.
Poi possiamo fare illazioni, e ne sono state fatte tante in questi giorni. Possiamo immaginare pressioni occulte, propositi politici a favore del Pd, volontà di arginare il fenomeno Lega e 5 Stelle. Fatto sta che, alla luce dei fatti, nessuno dei propositi del Presidente sembra possa ottenere qualche risultato. La protezione economica dell’Italia nei confronti di speculazioni economiche e danni derivanti dal mercato si è disintegrata di fronte a due giorni di massacro, tra spread e rendimenti in borsa. L’eventuale vantaggio del Pd pare naufragare di fronte a sondaggi che non lo vedono affatto avvantaggiarsi di questa situazione, mentre la Lega, e probabilmente anche il Movimento 5 Stelle, si avviano a migliorare anche sensibilmente la performance elettorale ottenuta il 4 marzo. Insomma: un disastro.
Un disastro che diventa un autentico pastrocchio, perché la funzione di salvaguardia degli interessi degli Italiani è venuta di fatto meno, sia da un punto di vista costituzionale, che da un punto di vista economico. Ma, soprattutto, il problema è politico e istituzionale. La crisi in atto sta comportando fratture irreparabili, logorando la reciproca fiducia tra parti dello Stato e prolungando uno stato di incertezza politica in maniera pericolosissima. I danni economici cominciano a diventare pesanti ed è difficile pensare a un rientro dell’emergenza prima delle prossime elezioni, che si spera avvengano presto.
Un governo a guida tecnica, come quello che sta tentando di nascere da parte di Cottarelli, non ha possibilità di ottenere la fiducia in Parlamento, né è pensabile trovare altre maggioranze che non ricreino gli stessi motivi di frizione che ci hanno portato fino a questo punto. Toccherà quindi rivotare in fretta e, se pasasse l’ipotesi di voto a fine luglio, non ci sarebbe nemmeno il tempo di produrre un correttivo alla legge elettorale per introdurre almeno un premio di maggioranza che risolva il blocco generato dall’attuale legge. Il rischio, quindi, è che si voterà per tornare esattamente dove siamo adesso.
Insomma, un pastrocchio madornale, generato non si sa bene perché ma che sta portando l’Italia verso una situazione forse senza uscita. E la responsabilità, checchè se ne dica e a parte fantasiose supposizioni su progetti elettorali inconfessabili, ricade tutta su Mattarella.

Luca Craia