Ogni tanto compare, sui
giornali, la notizia di un blitz dell’Ispettorato del Lavoro o della Guardia di
Finanza presso un laboratorio calzaturiero gestito da cittadini cinesi.
Puntualmente si resoconta il fatto che si trovino irregolarità anche gravi,
quasi sempre si fa chiudere l’attività, e poi passano giorni, mesi, senza che
si sappia più nulla né che si abbia notizia di ulteriori controlli di questo
genere. La domanda che mi pongo è: a che serve tutto questo?
Mi spiego: se ogni qual volta
si fanno controlli presso i laboratori cinesi si trovano delle irregolarità,
eccetto magari le dovute quanto rare eccezioni, perché non si organizza un
controllo più generale, a tappeto, capillare di queste attività? Pare evidente
che l’infrazione alle normative vigenti sia una costante in questi casi, così
come pare evidente che, controlli sistematici, potrebbero fare emergere e
sanare una situazione di illegalità grave. Quindi perché ci si limita a controlli
sporadici, magari tanto per finire sui giornali?
La concorrenza cinese nel
manifatturiero è stata ed è tutt’ora un cancro che sta uccidendo l’imprenditoria
italiana nel settore. Lo abbiamo visto prima, per fare un esempio, nel Pratese,
in Toscana, e in tempi più recenti lo vediamo nelle Marche, nel distretto
calzaturiero, dove le aziende italiane del terziario, vedi i tomaifici, sono
state falcidiate dalla concorrenza di quelle cinesi. Una concorrenza evidentemente
sleale perché, mentre l’Italiano è sostanzialmente costretto a pagare ogni
singolo balzello, il Cinese, forte del fatto che i controlli, nei primi due
anni di attività, sono pressochè inesistenti, evita con cura il pagamento di
IVA, contributi, tasse e quant’altro avvantaggiandosi notevolmente sui costi.
C’è un altro aspetto da non
trascurare. Quando avvengono questi blitz, la merce viene sequestrata, merce
che, in genere, è lì in conto lavorazione da parte di aziende produttrici di
calzature che, di conseguenza e incolpevolmente, vengono danneggiate in maniera
pesante proprio dal sequestro della merce. Insomma: ben vengano i controlli
sulle imprese straniere in Italia, ma che siano sistematici e risolutive e non
iniziative periodiche finalizzate non si sa bene a cosa.
Luca Craia