giovedì 10 maggio 2018

Blitz nei laboratori cinesi a spot: a che servono?


Ogni tanto compare, sui giornali, la notizia di un blitz dell’Ispettorato del Lavoro o della Guardia di Finanza presso un laboratorio calzaturiero gestito da cittadini cinesi. Puntualmente si resoconta il fatto che si trovino irregolarità anche gravi, quasi sempre si fa chiudere l’attività, e poi passano giorni, mesi, senza che si sappia più nulla né che si abbia notizia di ulteriori controlli di questo genere. La domanda che mi pongo è: a che serve tutto questo?
Mi spiego: se ogni qual volta si fanno controlli presso i laboratori cinesi si trovano delle irregolarità, eccetto magari le dovute quanto rare eccezioni, perché non si organizza un controllo più generale, a tappeto, capillare di queste attività? Pare evidente che l’infrazione alle normative vigenti sia una costante in questi casi, così come pare evidente che, controlli sistematici, potrebbero fare emergere e sanare una situazione di illegalità grave. Quindi perché ci si limita a controlli sporadici, magari tanto per finire sui giornali?
La concorrenza cinese nel manifatturiero è stata ed è tutt’ora un cancro che sta uccidendo l’imprenditoria italiana nel settore. Lo abbiamo visto prima, per fare un esempio, nel Pratese, in Toscana, e in tempi più recenti lo vediamo nelle Marche, nel distretto calzaturiero, dove le aziende italiane del terziario, vedi i tomaifici, sono state falcidiate dalla concorrenza di quelle cinesi. Una concorrenza evidentemente sleale perché, mentre l’Italiano è sostanzialmente costretto a pagare ogni singolo balzello, il Cinese, forte del fatto che i controlli, nei primi due anni di attività, sono pressochè inesistenti, evita con cura il pagamento di IVA, contributi, tasse e quant’altro avvantaggiandosi notevolmente sui costi.
C’è un altro aspetto da non trascurare. Quando avvengono questi blitz, la merce viene sequestrata, merce che, in genere, è lì in conto lavorazione da parte di aziende produttrici di calzature che, di conseguenza e incolpevolmente, vengono danneggiate in maniera pesante proprio dal sequestro della merce. Insomma: ben vengano i controlli sulle imprese straniere in Italia, ma che siano sistematici e risolutive e non iniziative periodiche finalizzate non si sa bene a cosa.

Luca Craia