giovedì 12 aprile 2018

Vietato parlare di terremoto, danneggiamo le guide.


Le guide turistiche marchigiane (e non solo) sono stanche di sentir parlare di terremoto da televisioni, giornali e, ahimè, blogger. Sono stanche perché questo danneggia il loro lavoro, mettendo paura alla gente che disdice le prenotazioni e diserta la nostra zona. Ho letto cose allucinanti su Facebook, gente che auspica che qualcuno ci tappi la bocca, gente che, pur essendo esperta di beni culturali, definisce il campanile crollato a Muccia una fila di mattoni senza valore. Insomma, tutto è relativo. Per carità, il danno al lavoro di chi opera nel turismo è innegabile ed è un danno notevole, ma questo astio contro chi informa è incomprensibile.
Non ci si indigna perché, dopo quasi due anni, è ancora tutto fermo. Non ci si indigna perché dei pensili sono cascati rischiando di ammazzare qualcuno, non ci si indigna perché è venuto giù un campanile (sissignori, quello è un campanile, a vela, si chiama così, ci sono campanili a vela in tutte le Marche e non è che lo sono soltanto quando ci fa comodo). Ci si indigna contro i giornalisti che fanno i giornalisti, ossia danno le notizie. Ci si indigna contro i blogger come me che da due anni non fanno altro che cercare di sollecitare la cosiddetta ricostruzione, prendendosi, tra l’altro, un bel pacchetto di calci in bocca in cambio.
Le guide devono tutelare il loro lavoro ed è sacrosanto che lo facciano. Ma sbagliano, perché siamo tutti dalla stessa parte. Dovrebbero invece sostenere chi protesta perché la ricostruzione è ferma, perché non si è messo in sicurezza un accidente, perché quel patrimonio culturale danneggiato è il loro pane quotidiano. Avrei voluti vedere tanta indignazione contro chi ha dormito fino a oggi, invece ci si inalbera contro chi lo denuncia. E questo spiega perché in Italia chi ha il potere si può permettere di fare quello che vuole.

Luca Craia