venerdì 27 aprile 2018

Gli adesivi di Salvini impiccato, Pavia che fa compagnia a Macerata. Quando l’antifascismo fa paura.


Premetto, onde sgomberare il campo: chi scrive è convintamente antifascista, anticomunista, antitotalitarista. Ciò detto passiamo ai fatti. Non ha fatto in tempo a sopirsi, anzi, non si è sopita per niente la polemica sui fatti di Macerata del 25 aprile, quando il gruppo antifascista – o sedicente tale – Antifa ha pensato bene, con tanto di benedizione dell’Amministrazione Comunale (poi redentasi, ma a danni fatti) di appendere un fantoccio dalle sembianze di Benito Mussolini, e poi un altro rappresentate un generico fascista, a una forca eretta in pieno centro per far giocare i bambini alla pignatta, insegnando loro che spaccare la testa a un fascista (e, conoscendo i soggetti, fascista può essere chiunque che non la pensi come loro) è cosa buona e giusta. 
A rotative ancora ben calde, con articoli stupefacenti che, invece di condannare il gesto, lo giustificano, lo minimizzano, addirittura individuando responsabilità in chi si è per questo indignato circa l’ennesima sputtanata immeritata per la città di Macerata (vedi Cronache Maceratesi, per esempio), arriva una notizia che farebbe quasi dire “mal comune mezzo gaudio” se solo non fosse che il gaudio non c’è e il mal comune è un male raddoppiato. La notizia racconta che, a Pavia, circolano adesivi raffiguranti Salvini impiccato a testa in giù, riservando la stessa sorte a Trump, Erdogan e Netanyahu, e la scritta in inglese, tanto per far capire che sono imbecilli ma sanno le lingue, "make fascists swing again".
Verrebbe da dire che i cretini fioriscono a primavera come i fiori di pesco. Peccato che non si tratti solo di quattro cretini scriteriati, ma che, come abbiamo potuto vedere dagli articoli di stampa, l’idea di “impiccare” l’avversario politico non fa poi così ribrezzo come ci si aspetterebbe. Del resto ormai da tempo ci siamo accorti di un ritorno di fiamma, a sinistra, di quel concetto becero e reazionario che giustificherebbe la violenza contro il fascista di turno. Chi ha anni a sufficienza come me ricorderà che, negli anni di piombo, per gli estremisti di sinistra e per gli anarchici insurrezionalisti, fascisti erano tutti coloro che non erano comunisti o anarchici e, alla fine dei giochi, rientrò nella definizione anche qualche compagno un po’ troppo moderato.
Ho già scritto della mia preoccupazione per la recrudescenza della violenza di sinistra che, ben inteso, non è né peggiore né migliore della violenza di destra. Del resto, in queste cose non c’è né destra né sinistra, c’è solo l’imbecillità umana. A preoccupare ulteriormente, però, c’è questa tendenza a minimizzare, a non calcolare fatti che in realtà sono gravissimi, a non stigmatizzare questi accadimenti e a non condannarne senza mezzi termini gli autori.
La situazione politica in Italia, senza governo da 54 giorni, è terribile e al momento non si vedono soluzioni. Le forze politiche sono allo sbando, il Paese si sta incancrenendo tra recriminazioni, accuse e timori per il futuro. In questo terreno fertile, gli estremismi ingrassano e crescono rapidamente. Almeno chi è sano di mente, chi ha principi democratici saldi, soprattutto chi ha la responsabilità di informare la gente sia responsabile e non cada nella tentazione del tutti contro tutti. Soprattutto non giustifichiamo la violenza, mai e poi mai. La violenza e la democrazia non possono andare d’accordo.

Luca Craia