martedì 20 marzo 2018

I terroristi che pontificano e i loro nuovi discepoli. Con la fine di Berlusconi risorge la sinistra rivoluzionaria.


Ho guardato con molto interesse il dibattito in corso sull’opportunità che i terroristi delle Brigate Rosse vadano in televisione a portare testimonianza di quei terribili anni di cui sono stati tremendi protagonisti. Ho aspettato un po’ per scriverci perché anche io, al momento, ero piuttosto adirato nel vedere quei volti sorridenti e quelle parola sostanzialmente leggere appartenenti a chi dovrebbe, quanto meno da un punto di vista morale, tacere per il resto della propria vita e parlare soltanto per dire finalmente quelle verità che, dopo tanti anni, lacrime, dolore e sangue, ancora latita. Ma ci ho ragionato.
Credo che l’uomo dotato di discernimento possa ascoltare il racconto dei vari Faranda, Moretti, Balzerani e compagnia cantante, anzi, sparante traendone il giusto insegnamento, ossia che l’uomo può essere cattivo, ma cattivo sul serio, tanto cattivo da imbracciare un mitra per promulgare e imporre la propria idea politica e si badi bene, per imporre un’idea, non per difendere un diritto. L’uomo intelligente può vedere il sorriso su quei volti, ascoltare le loro parole tuttora ignobili, la loro ironia, la loro persistente giustificazione dell’ingiustificabile, l’uomo intelligente può sopportare la nausea, controllare la rabbia e utilizzare tutto questo per capire meglio certi meccanismi. Perché certi meccanismi vanno capiti, perché certi meccanismi ancora esistono e funzionano. Perché certi meccanismi rappresentano tutt’ora e, forse, oggi più che mai un serio pericolo per tutti.
A me vedere gli assassini che si facevano chiamare (e lo fanno ancora) “Brigate Rosse” in televisione che pontificano e parlano di morale politica non fa paura. Magari fa rabbia ma non fa paura. A me fanno paura i centri sociali che li invitano, i giovani che ascoltano le parole di questi criminali privi di umanità e le prendono a insegnamento, quei giovani che poi, magari, in nome dei diritti dei più deboli picchiano a sangue un carabiniere che ha avuto la sventura di scivolare davanti a loro durante una manifestazione, quei giovani che auspicano la morte dei poliziotti, che lanciano molotov, che spaccano vetrine e automobili. A me fanno paura quei giovani, perché tra loro potrebbe nascondersi un nuovo Mario Moretti, un nuovo Gallinari.
È un momento storico delicato e lo vediamo da molti segnali. La sinistra antagonista e rivoluzionaria ha sempre rappresentato un pericolo per la democrazia ma, dopo il fallimento del progetto eversivo delle BR e dei gruppi paralleli, l’avvento del berlusconismo aveva coagulato le forze antiberlusconiane in un unico amalgama disomogeneo ma compatto, mescolando centristi a estremisti di sinistra con l’unico obiettivo di combattere e sconfiggere il comune nemico. 
Oggi, sostanzialmente caduto Berlusconi, ognuno torna se stesso e, come io, fondamentalmente moderato di cultura laica, posso tornare ad avere una visione politica più ampia, l’estremista di sinistra ritorna al proprio ruolo che, potenzialmente, è pericoloso per la società. Il ritorno alla manifestazione violenta, alla teorizzazione della legittimazione dell’uso della forza contro l’avversario, indicato sempre e comunque come fascista e, infine, l’estrazione dalla naftalina dei promotori teorici e pratici della lotta armata, fanno temere un ritorno alle condizioni che, cinquant’anni fa, portarono l’Italia a vivere uno dei periodi più bui della propria storia.
Il giornalista fa il suo mestiere quando intervista un ex terrorista. Fa informazione, fa ricerca storica. Ma attenzione alla legittimazione. Va sempre e comunque chiarito che chi viene intervistato è un assassino, una persona che ha ucciso o fatto uccidere, che ha tentato di sovvertire col sangue l’ordine democratico, che ha attaccato i nostri valori con l’intento di distruggere. Questo è il messaggio che deve passare quando certi personaggi vengono dotati di un pubblico. E deve essere chiaro che chi giustifica in qualsiasi modo e sotto qualsiasi forma la storia scritta da questi criminali, è un loro complice ed è criminale quanto loro.

Luca Craia