lunedì 19 marzo 2018

Fiera flop. Montegranaro sempre meno paese. Ripensarla o cancellarla definitivamente?



Il tempo non ha certamente aiutato a rendere la fiera di San Giuseppe attrattiva per i Montegranaresi: al mattino è piovuto anche copiosamente e le temperature sono state rigide, tanto che diversi piazzisti hanno disertato direttamente l’appuntamento lasciando ampi spazi vuoti lungo il percorso. Nel pomeriggio, però, nonostante le previsioni meteorologiche, sempre più terroristiche, profetizzavano tempesta, la pioggia è cessata e si è potuto godere di una mezza giornata di sereno con temperature miti. Ciononostante, la manifestazione primaverile, tradizione montegranarese da sempre, ha visto una scarsissima partecipazione di pubblico.
Non credo che questo dipenda dal clima, non più di tanto. Credo sia l’ennesimo segnale di come i Montegranaresi vivano sempre meno il loro paese e le occasioni, per quanto rare, di socializzazione. Eppure un giro per la fiera è sempre stato un’occasione di incontro, di scambio, un modo per vivere la propria comunità, magari in un contesto diverso da quello quotidiano. Invece, a quanto pare, si preferisce spostarsi, andare fuori dal paese che, seppure normalmente non offra grandi occasioni di svago e, di conseguenza, si contraddistingue per fine settimana deserti e desolanti, non riesce ad attrarre i propri cittadini neanche quando qualcosa la offre.
A questo punto credo sia legittimo chiedersi cosa farne, di questa tradizione. Vale la pena continuare a proporre la fiera di San Giuseppe oppure è più logico cancellarla definitivamente dal calendario degli eventi cittadini? Certamente, per continuare la tradizione, pare evidente che sia necessario ripensare il tutto e creare una nuova attrattività. In verità ieri era prevista anche la manifestazione florovivaistica in piazza, poi annullata sempre causa previsioni meteo. Ma non credo che, si fosse svolta regolarmente, avrebbe cambiato più di tanto la situazione.
Credo che la questione non sia tanto rendere appetibile l’evento quanto recuperare il senso di comunità dei Montegranaresi che, eccetto rarissime eccezioni, sembra ormai morto e sepolto. Bisogna quindi lavorare nel ricucire un tessuto sociale sempre più impalpabile, e per farlo è necessario lavorare perché la gente resti a Montegranaro sempre, tutti i fine settimana, e non solo quando arrivano iniziative saltuarie e occasionali.
Montegranaro non ha più nemmeno le sedi adatte per far vivere la comunità cittadina: il centro storico è morente, compresa la piazza, e la politica recente ha cercato addirittura di spostare il punto focale dal centro a viale Gramsci, che non potrà mai diventare la vera piazza del paese sia per la sua connotazione strutturale sia per evidenti problemi di esposizione alle intemperie che lo rendono invivibile per lunghi periodi (o troppo caldo o troppo freddo). Non ci sono luoghi di incontro, persino la chiesa centrale è chiusa da un anno e mezzo. Bisogna quindi agire per ricreare il paese, partendo proprio da una progettualità urbanistica che ne ricostruisca il centro vitale nei luoghi storicamente deputati a esserlo. Ecco quindi la necessità di agire sul centro storico e riportarlo a essere il fulcro della vita cittadina. Il centro di un paese è il suo cuore e se il cuore muore, è ovvio che muoia anche tutto il resto.

Luca Craia