mercoledì 28 marzo 2018

Di Maio e la matematica.


Io lo capisco, Di Maio: è difficile adesso scendere a compromessi, dopo aver urlato a tutto il mondo che non si accettano compromessi. Sono convinto che la posizione apparentemente irremovibile del leader del Movimento 5 Stelle sia dovuta al fatto che la posizione va tenuta, almeno per salvare la faccia, e che la strategia sia di tenerla il più possibile in fase di trattativa, ma non in eterno. Il punto è che l’Italia ha bisogno di un governo, e per farlo, evitando di ritrovarci di nuovo il Pd magari a fare un’altra legge elettorale del piffero, bisogna che anche i puri grillini si sporchino un po’ le mani stringendo quelle degli altri.
Del resto, l’atteggiamento da vergine casta e pura non può pagare in eterno e mettere il Paese nelle condizioni di tornare a votare con questo pastrocchio di legge elettorale, o di ritrovarsi un governaccio stile Monti, alla fine rischia di creare più danni che benefici al Movimento 5 Stelle. Quindi la spocchia ormai tradizionale dei grillini, quella presunzione di santità che, comunque, non appartiene all’uomo e, quindi, nemmeno al grillino, va parcheggiata. Magari con i modi e i tempi che Di Maio probabilmente ha capito.
È la matematica che non va. A parte le strategie, affermare che gli Italiani vogliono un governo a 5 Stelle è sbagliato aritmeticamente, e se Di Maio lo dice per calcolo politico, la base lo deve comprendere. Se si è preso il 32% dei voti, c’è un 68% di Italiani che non vuole il Movimento 5 Stelle al governo o che, quantomeno, vorrebbe un atteggiamento un pelino più costruttivo. Nell’interesse del Paese, non solo del Movimento.

Luca Craia