venerdì 9 febbraio 2018

Una tranquilla serata di paura in casa propria a Montegranaro. Serve una soluzione politica.



Ieri sera, mentre ero a casa con la famiglia a guardarmi Sanremo, abbiamo sentito in strada dei rumori strani, poi delle urla. Mi sono affacciato e ho visto che stava iniziando una rissa tra Marocchini. Se le sono date di santa ragione, con bastoni e mazze, hanno spaccato vetri, rotto vasi, imbrattato la strada di sangue. Si sono picchiati per quasi un’ora, finchè non sono arrivati i Carabinieri che avevo chiamato e hanno finalmente sedato gli animi e portato via il più facinoroso, se ho ben capito con un TSO. Nel frattempo siamo rimasti in casa, perché finire lì in mezzo non sarebbe stata una bella cosa e perché ormai, nel centro storico di Montegranaro, noi Italiani siamo un’etnia minoritaria e dobbiamo starcene buoni.
Non è la prima volta che accade, anzi, è solo l’ultima di una lunga, interminabile serie di eventi simili che stanno rendendo la vita nel centro storico di Montegranaro molto dura agli Italiani. Io, francamente, sto pensando di andarmene, di gettare la spugna: la situazione non è più sostenibile. Ma quella è la mia casa, la casa della mia famiglia da generazioni. La casa da cui sono usciti questi individui per picchiarsi per strada e sbattere le loro mazze contro i muri della mia, era di Gioconda e Sesto, quella accanto era di Ivetto, tutta gente che ricordo bene, quando ero piccolo e quanto, nel centro storico di Montegranaro, vivevamo a porte aperte, non avevamo nemmeno idea di poter aver paura scendendo in strada.
Ora sarebbe facile cominciare a sbraitare, a parlare di violenza, di decisioni drastiche, di giustizia fai da te dato che lo Stato ci ha ridotti così con l’assenza di regole, con il permissivismo, il lassismo, con l’ideologia che ha sostituito la ragione e il profitto sulla pelle degli altri che ha sostituito il bene comune. Ma io non sono così, chi mi conosce lo sa. Ben inteso: anche io voglio che chi si comporta in questo modo venga cacciato dal mio Paese. Ma per farlo occorrono regole certe e giuste, che tutelino gli onesti, quelli che, tra gli immigrati, si sforzano di integrarsi e cercano di crearsi un futuro tra noi, al nostro fianco. Ma chi, invece, distrugge sistematicamente la nostra società deve essere rimosso, come si rimuove un brutto male.
Mentre a casa mia eravamo barricati nel nostro piccolo orrore domestico, a Macerata fascisti e comunisti (che poi dimostrano sempre di più di essere sostanzialmente la stessa cosa) si menavano, gli uni per cacciare indiscriminatamente tutti gli stranieri, gli altri per difenderli indiscriminatamente tutti. La ragione, come sempre, sta in mezzo.
È per questo che ho deciso, dopo averci pensato per tutta la mia notte insonne, di scrivere su questo fatto dopo aver pensato di non farlo per non soffiare ulteriormente su questo fuoco di violenza generato da irresponsabili. Ho deciso di parlarne perché credo che sia necessaria una soluzione razionale. Occorre prendere atto che il problema c’è, esiste e va risolto. E chi fa le regole, chi le farà dopo il 4 marzo, deve impegnarsi perché questa soluzione si trovi, e perché sia una soluzione che tuteli i miei diritti e quelli dell’immigrato che lavora e non crea problemi. Serve una soluzione che restituisca all’Italia e agli Italiani la serenità perduta, garantendo i diritti ma rimanendo implacabile con chi non rispetta le regole. E per farla non servono le pagliacciate violente come quella di Macerata di ieri o come quella che presumibilmente si svolgerà sabato: serve usare la ragione, non le mani. Però è ora di risolverlo questo problema, altrimenti di Traini ce ne saranno altri, e sarà colpa della politica e degli imbecilli che si azzuffano per l’ideologia.

Luca Craia

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