giovedì 22 febbraio 2018

Tra muffa e freddo, si aspetta il burian. Rassegnati.



“Come vi state preparando all’arrivo del burian?” ho chiesto a una mia amica dell’Alto Nera. La risposta è stata agghiacciante più del freddo che verrà: “con la solita rassegnazione dei montanari”. Rassegnazione, è un brutto termine, se ci pensiamo bene. È una resa, il riconoscimento che, per quanto ci si possa battere, l’avversario è più forte e non ci si può fare nulla. Questo, di avversario, è davvero fortissimo: si chiama terremoto, si chiama freddo, si chiama burian, ma si chiama anche e soprattutto Stato. Uno Stato che, in un anno e mezzo, non è riuscito a dare risposte a questa gente che lotta ogni giorno per mantenere viva la propria terra, la propria impresa, la propria esistenza come era stata da loro progettata, per non farla diventare qualcosa di diverso, qualcosa di progettato da altri.
I MAPRE sono un disastro. Muffa, freddo, addirittura sul libretto delle istruzioni dei termoconvettori c’è scritto che potrebbero bloccarsi con le basse temperature, come se i termoconvettori dovessero funzionare in estate. Le unità abitative che sono state date in dotazione alle aziende zootecniche sono ancora peggio delle famigerate SAE. Ma la gente ormai è rassegnata e dopo quasi due inverni passati al gelo di una roulotte, comunque si adatta al meno peggio, tra muffe che riaffiorano dopo due giorni che le hai tolte, umidità, freddo.
Nelle stalle non va meglio: nessuno è più passato a ispezionare e l’arrivo del freddo siberiano potrebbe innescare situazioni estreme, per le quali magari ci sarà qualcuno che correrà a piangere sul latte versato ma che non sta facendo nulla per non versarlo, quel latte. Ma che possono fare i terremotati, oltre che rassegnarsi? C’è da scegliere tra rassegnazione ed esasperazione, e nessuna delle due è una scelta positiva.
Ma tutto questo gli Italiani non lo sanno. I telegiornali trasmettono immagini rassicuranti, il Tg3 Marche continua quotidianamente a trasmettere interviste a ospiti di SAE molto soddisfatti, mentre quelli non soddisfatti stanno perdendo anche la voglia di farsi sentire, tanto chi li ascolta? Intanto, dopo quest’ultimo colpo di coda, anche quest’inverno scorrerà via, portandosi dietro ancora un po’ di voglia di andare avanti, lasciando sul campo, sotto la neve che si scioglierà, rassegnazione e deserto. Ricominceranno i tagli di nastri, le riprese a campo stretto, i sorrisi ammiccanti. E la protesta, ammutolita dalla rassegnazione, sciamerà nella consapevolezza nulla sarà mai come prima, che o ci si accontenta di questa nuova realtà o si va a vivere altrove.
Luca Craia

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