giovedì 2 novembre 2017

Tasse ai terremotati: non si è capito il problema, quindi non lo si può risolvere.



Far pagare le tasse ai terremotati è abominevole, e questo credo sia indiscutibile. Un’economia semidistrutta, che sta cercando, con enormi sforzi e senza aiuti concreti, di riprendere un minimo di attività non può, dopo un anno di blocco pressochè totale nella maggior parte dei casi, trovarsi anche a pagare imposte e balzelli arretrati. Non può perché se non si incassa non si può pagare. Il suggerimento, poi, del commissario straordinario De Micheli, oltre a sembrare una battuta da avvinazzati in osteria, è quanto di più riprovevole si possa immaginare: andare in banca e farsi prestare i soldi, indebitarsi per pagare le tasse.
È l’apoteosi dell’abbandono, uno Stato che dice ai suoi cittadini: sono cavoli vostri, a me i vostri problemi non riguardano. È questo il lato più spaventoso della faccenda, un lato che dovrebbe preoccupare tutti i cittadini italiani e non soltanto i terremotati perché chiunque di noi potrebbe trovarsi, un domani, nelle stesse condizioni di questi cittadini abbandonati dallo Stato. Uno Stato che non aiuta i propri cittadini e li sostiene in un momento di massima emergenza è un Stato aguzzino. Ed è anche stupido, perché se l’economia non si riprende, nessuno pagherà più le tasse in queste zone.
Ma c’è un’altra spiegazione, una più semplice ma non meno spaventevole: lo Stato, il suo apparato, i suoi rappresentanti, il Governo nazionale, quello regionale, lo stesso Commissario Straordinario non hanno capito come stanno le cose, reputano l’emergenza finita, non si rendono conto che i problemi sono ancora tutti lì, per terra, insieme alle macerie ancora da rimuovere. E questo è pericolosissimo perché, se non si ha coscienza del problema, non ci si può certo aspettare che si sappia trovare una soluzione. Nemmeno la si cercherà.

Luca Craia

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