Far pagare le tasse ai terremotati
è abominevole, e questo credo sia indiscutibile. Un’economia semidistrutta, che
sta cercando, con enormi sforzi e senza aiuti concreti, di riprendere un minimo
di attività non può, dopo un anno di blocco pressochè totale nella maggior
parte dei casi, trovarsi anche a pagare imposte e balzelli arretrati. Non può perché
se non si incassa non si può pagare. Il suggerimento, poi, del commissario
straordinario De Micheli, oltre a sembrare una battuta da avvinazzati in
osteria, è quanto di più riprovevole si possa immaginare: andare in banca e
farsi prestare i soldi, indebitarsi per pagare le tasse.
È l’apoteosi dell’abbandono,
uno Stato che dice ai suoi cittadini: sono cavoli vostri, a me i vostri problemi
non riguardano. È questo il lato più spaventoso della faccenda, un lato che
dovrebbe preoccupare tutti i cittadini italiani e non soltanto i terremotati perché
chiunque di noi potrebbe trovarsi, un domani, nelle stesse condizioni di questi
cittadini abbandonati dallo Stato. Uno Stato che non aiuta i propri cittadini e
li sostiene in un momento di massima emergenza è un Stato aguzzino. Ed è anche
stupido, perché se l’economia non si riprende, nessuno pagherà più le tasse in
queste zone.
Ma c’è un’altra spiegazione,
una più semplice ma non meno spaventevole: lo Stato, il suo apparato, i suoi
rappresentanti, il Governo nazionale, quello regionale, lo stesso Commissario Straordinario
non hanno capito come stanno le cose, reputano l’emergenza finita, non si
rendono conto che i problemi sono ancora tutti lì, per terra, insieme alle
macerie ancora da rimuovere. E questo è pericolosissimo perché, se non si ha
coscienza del problema, non ci si può certo aspettare che si sappia trovare una
soluzione. Nemmeno la si cercherà.
Luca Craia
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